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Nel Def non c’è spazio per Quota 41, il governo dovrà rinviarla: ipotesi Quota 103 anche per il 2024

Nel Def c’è pochissimo margine per una riforma delle pensioni che porti dritta a Quota 41, come vorrebbe la Lega di Matteo Salvini. Cosa accadrà quindi alla fine del 2023, quando scadrà Quota 103?
A cura di Annalisa Girardi
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Nel Def non c'è spazio per Quota 41, la finestra per l'uscita anticipata dal lavoro tanto cara alla Lega di Matteo Salvini. La ragione è sempre la stessa, mancano le coperture per permettere di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica. Il Carroccio aveva passato la campagna elettorale e le prime settimane di governo a promettere che presto avrebbe messo a regime Quota 41, ma senza sufficienti coperture a disposizione il progetto dovrà slittare ulteriormente. "Rimane però un obiettivo di legislatura, come la flat tax", ha assicurato Salvini in un'intervista con Il Gazzettino.

Il leader leghista ha detto di essere all'opera con la ministra del Lavoro, Marina Calderone, "per ridurre i tempi di uscita". A detta di Salvini, quindi, "Quota 41 opzionale per tutti è un obiettivo che c'è nel programma e che rimane". Resta comunque l'incognita di che cosa succederà dopo il 31 dicembre 2023, quando scadrà Quota 103.

La misura attualmente in vigore prevede la possibilità di uscire in anticipo dal mercato del lavoro a due condizioni: avere almeno 62 anni di età e 41 di contributi. La Lega ha sempre descritto Quota 103 come una misura ponte, in attesa delle risorse necessarie per permettere a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica. Ora, però, l'ipotesi più probabile è che venga prorogata di un altro anno, anche per tutto il 2024.

Nel frattempo bisogna fare i conti con una spesa per le pensioni che negli anni continua ad aumentare. Se nel 2028 spendevamo circa 268 miliardi e mezzo per la previdenza, quest'anno se ne stimano quasi 318 miliardi. Anche il Documento di economia e finanza registra l'impennata nella spesa per le pensione e prende quindi atto dei margini ridotti per poter intervenire con misure sulla scia di Quota 41.

"Con pochi miliardi a disposizione Quota 41 non si può fare", ha riconosciuto anche il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari. Insomma in questo momento, particolarmente delicato dal punto di vista finanziario, non c'è margine per una riforma delle pensioni: le priorità sono altre, in primis il sostegno a famiglie e imprese.

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