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Moratti- Pisapia, la sciura non ritorna sui suoi passi e incalza: frequentava terroristi

Lo scontro Moratti-Pisapia infiamma la scena politica milanese. Ieri la querela alla sciura da parte del candidato del centrosinistra e oggi la Moratti torna a colpire, ritornando sulle frequentazioni terroristiche di Pisapia, negli anni della gioventù.
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Lui un terrorista e io una moderata. Questo il messaggio che Letizia Moratti avrebbe voluto far passare al termine del faccia a faccia a Sky Tg 24, con il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia. Sono gli ultimi secondi del tempo messo a disposizione per il confronto tra i due maggiori contendenti delle elezioni comunali di Milano ed è la Moratti a chiudere: ne approfitta per accusare Pisapia di essere responsabile di un furto di un veicolo, risalente alla fine degli anni 70, che sarebbe servito per pestare un altro ragazzo. E' una calunnia, in realtà in Corte d'Appello Pisapia è stato assolto per non aver commesso il fatto e Pisapia decide di querelare la Moratti.Ma vediamo nello specifico la storia del famigerato furgone.

La ripercorre con perizia il Corriere della Sera: siamo nel settembre del '78 e Massimiliano Barbieri, Roberto Sandalo e Marco Donat Cattin, terroristi di "Prima Linea" rubano un furgone Fiat, Barbieri viene arrestato. Tempo dopo  Sandalo spiegherà la funzione del furto del furgone che, come appunto sosteneva la Moratti, sarebbe servito per sequestrare e picchiare William Sisti, esponente del "Movimento lavoratori per il socialismo". Sisti, all'epoca era in combutta con  il "Collettivo" nel quale militavano Massimo Trolli e suo cugino, Giuliano Pisapia. Il sequestro e l'esecuzione di Sisti era stata pianificata qualche mese prima proprio a casa di Trolli e Pisapia, che all'epoca condividevano lo stesso appartamento. Non tutti però sono concordi sul ruolo di Pisapia: per alcuni c'era, per altri no. Ad ogni modo Pisapia viene arrestato nell'80 con due accuse: partecipazione alla banda armata e concorso morale nel furto del furgone: per tali accuse resta 4 mesi in carcere. Successivamente viene prosciolto per banda armata mentre è rinviato a giudizio dalla Corte d'Appello per concorso morale.

Le prove che scagionano Pisapia sarebbero deboli (un certificato medico firmato da uno zio lo darebbe ricoverato in ospedale a Santa Margherita ligure nel giorno della riunione "strategica") ma allo stesso tempo le dichiarazioni dei partecipanti a Prima Linea sono confuse; ad ogni modo la Corte tiene conto del fatto che Sandalo e Barbieri "non hanno esplicitamente parlato di uno specifico apporto di Trolli e Pisapia all'episodio del furto" e quindi "nei confronti di Pisapia potrebbe essere emessa solamente una pronuncia di assoluzione per insufficienza di prove". A questo quadro, già di per sé abbastanza complesso, si aggiunge un'amnistia, che prevale, e quindi la Corte d'Assise ritiene amnistiato il reato.

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Se i fatti si fermassero qui, alla sentenza della Corte d' Assise, Letizia Moratti avrebbe ragione, ma sfortunatamente per lei la questione non termina così, e un'omissione, si sa, ha lo stesso valore di una bugia. Pisapia rinuncia all'amnistia e si presenta alla Corte d'Appello che emetterà per lui tale sentenza: "non vi è prova, nè vi sono apprezzabili indizi, di una partecipazione di Pisapia al furto, sia pure sotto il profilo di un concorso morale: va pertanto assolto per non aver commesso il fatto". Pisapia è scagionato: a sua discolpa ci sarebbe sia la documentazione sanitaria, sia il fatto che le tendenze politiche di sinistra, così come la coabitazione con il cugino Trolli, non possono essere ritenuti elementi sui quali basare una condanna. Segue un'altra sentenza: la Cassazione nota un'anomalia nella formazione del collegio della Corte e annulla la sentenza: è una blanda formalità, il processo di Appello bis riconferma la stessa sentenza per tutti gli imputati.

Questa la realtà dei fatti, cui la Moratti, però, sembra non voler arrendersi. Anzi, il sindaco uscente della città meneghina ha dichiarato di non essersi pentita, tornando sulla questione con queste parole: "Non ho condannato, ho rimarcato una vicenda che politicamente ha visto in quegli anni Pisapia avere frequetazioni di quel tipo, di personalità ben precise […]Ho sottolineato una storia che sul piano politico non può essere considerata la storia di un moderato. Mi dispiace che sia stata interpretata in un altro modo, la mia era una dichiarazione di tipo politico". Intanto, dal mondo politico e non, continuano ad arrivare a Pisapia manifestazioni di solidarietà e di stima personale oltre che politica. E chissà che la Moratti non si convinca a fare un passo indietro.

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