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Migranti, Miraglia (Arci) a Fanpage: “Non c’è nessuna emergenza, manca programmazione sull’accoglienza”

In un’intervista a Fanpage.it Filippo Miraglia (Arci) spiega perché la dichiarazione dello stato d’emergenza nazionale per i migranti non serve a nulla: “Non c’è nessuna emergenza, in passato l’Italia ha visto numeri di arrivi e accoglienza molto più alti. La vera emergenza riguarda la mancanza di programmazione”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Cosa succede con la dichiarazione dello stato d'emergenza per i migranti su tutto il territorio nazionale? Lo spiega in un'intervista Filippo Miraglia, responsabile nazionale di Arci immigrazione, che commenta a Fanpage.it le nuove misure varate ieri dal Consiglio dei ministri, della durata di 6 mesi, che prevedono uno stanziamento iniziale di cinque milioni di euro, previsti dal Fondo per le emergenze nazionali.

Per Miraglia lo stato d'emergenza nazionale, deliberato ieri su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci a causa dell'incremento dei flussi di migranti quest'anno e delle "previsioni di un ulteriore incremento delle partenze nei prossimi mesi", non è altro che "propaganda", non solo perché le risorse stanziate sono esigue, ma soprattutto perché non rappresenta una vera risposta al problema.

"Si tratta di un finanziamento ridicolo – ha detto Miraglia a Fanpage.it – Basta fare un calcolo: se l'accoglienza nei SAI costa in media 42 euro pro capite pro die, i 5 milioni stanziati basterebbero per ospitare appena 326 persone in un anno".

Il governo ha spiegato di aver agito anche in conseguenza degli arrivi registrati negli ultimi giorni (3.002 in soli cinque giorni, con un picco di 1.389 venerdì 9 aprile) e della situazione di sovraffollamento dell'hotspot di Lampedusa, che al momento ospita un numero di migranti di gran lunga maggiore rispetto alla capienza, con l'obiettivo anche di decongestionare il centro di Contrada Imbriacola. Arci però fa notare che non si tratta certo di un fatto inedito, e che situazioni del tutto simili si sono già verificate negli anni scorsi.

"Non c'è nessuna emergenza. In passato, tra il 2014 e il 2017, l'Italia ha visto numeri di arrivi e accoglienza molto più alti, e non è stato dichiarato alcuno stato d'emergenza: in questi quattro anni sono sbarcate in tutto 623mila persone; sono state presentate 420mila domande d'asilo e il sistema d'accoglienza ha registrato 538mila presenze. Non si capisce quindi per quale ragione il governo lo abbia deliberato oggi", ha aggiunto Miraglia.

"La vera emergenza riguarda la mancanza di programmazione. La legge obbliga il governo a fare la programmazione sull'accoglienza: il decreto legislativo 142 del 2015 prevede che si convochi il Tavolo di coordinamento nazionale – che si occupa esplicitamente di questa materia e coinvolge le Regioni, i Comuni, i ministeri competenti, le associazioni, UNHCR, Oim – e che si faccia ogni anno un piano nazionale. L'ultima volta è stato convocato dalla ministra Lamorgese, su nostra richiesta. Questo governo, come i precedenti, non sembra intenzionato né a convocare il Tavolo, visto che hanno dichiarato l'emergenza senza consultare nessuno, né a varare alcun piano per l'accoglienza. In queste condizioni è chiaro che l'emergenza venga prodotta dalla mancanza di volontà di programmare. Sappiamo tutti che se sono arrivate dall'inizio dell'anno a oggi 30mila persone ne arriveranno altre, ma se non si predispone un piano nazionale per l'accoglienza, non sapremo dove collocare i migranti".

Filippo Miraglia (Arci)
Filippo Miraglia (Arci)

Procedure più veloci per accogliere i migranti sul territorio?

Fonti di governo hanno spiegato che con il nuovo provvedimento si potranno assicurare risposte più efficaci e tempestive sul piano della gestione dei migranti e della loro sistemazione sul territorio nazionale. E che si potranno adottare procedure più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi e con standard adeguati. Ma le cose non stanno affatto così.

"È falso, non c'era alcun bisogno di un intervento che accelerasse le procedure. Già oggi le prefetture ci chiamano e ci chiedono di prendere in carico i migranti direttamente, facendo gli affidamenti diretti, saltando le gare. La differenza adesso è che la dichiarazione di emergenza consentirà alle prefetture di affidare la gestione dei migranti a soggetti che non hanno né esperienza né competenza, visto che nei mesi scorsi le organizzazioni, le cooperative e le associazioni si sono rifiutate di partecipare alle gare, perché le condizioni poste dai bandi sono inaccettabili", ha spiegato Miraglia.

"Noi siamo ancora di fronte al capitolato Salvini, con quote pro capite pro die assolutamente improponibili. In pratica ci viene chiesto di fare albergaggio senza servizi e senza alcuna cura del territorio. Noi facciamo accoglienza all'interno dei SAI, con progetti di integrazione che prevedono dal primo giorno che le persone vengano aiutate e seguite per diventare autonome il prima possibile. Con i CAS e il capitolato Salvini le persone rischiano di trovarsi per anni senza fare nulla, cosa che comporta uno spreco di risorse, un aumento del disagio e dell'impatto sul territorio. E forse questo è quello che vuole il governo".

Aumenteranno davvero i rimpatri?

Un altro punto che il governo ha messo in evidenza è la possibilità, con le nuove misure, di aumentare e rafforzare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (Cpr), potenziando le attività di identificazione ed espulsione. Anche in questo caso i propositi dell'esecutivo sono molto lontani dalla realtà.

"In passato in Italia abbiamo avuto anche 14 Cpr, con molti più posti a disposizione rispetto a ora, e la durata della detenzione è stata più lunga. Ma questo non ha cambiato il numero delle persone rimpatriate attraverso i Cpr, che evidentemente non dipende dal numero delle strutture esistenti né dalla durata della detenzione. Perché i rimpatri sono strettamente legati agli accordi con gli altri Stati e alla tipologia degli stessi: per esempio con la Tunisia l'accordo prevede un volo a settimana, per 70 persone. Si può provare ad aumentare le quote previste negli accordi con gli altri Paesi, ma comunque c'è sempre un limite".

"Questo vuol dire che questo governo, così come i precedenti, dichiara di voler aumentare i rimpatri, ma tutto andrà come abbiamo già visto: il numero dei rimpatri rimarrà uguale. L'unica cosa che aumenterà, se andranno nella direzione annunciata con il decreto Cutro, sarà il numero degli irregolari, perché hanno già ristretto la protezione speciale e vogliono restringere ulteriormente questi spazi. Ma è una sciocchezza dire che con la protezione speciale in Italia arrivano più persone. Ci sono 18 Paesi europei che hanno una protezione complementare come la nostra. Non è vero che siamo gli unici. Nel 2022 la quota di delle domande d'asilo in Italia è stata in media con gli altri Paesi dell'Ue, tralasciando i Paesi di Visegrád, che non fanno entrare nessuno. Siamo stati invece molto al di sotto della media, e quindi abbiamo prodotto più irregolari, negli anni in cui Salvini è stato ministro, e cioè nel 2018 e nel 2019″.

C'è un legame tra lo stato d'emergenza e la necessità di decongestionare l'hotspot di Lampedusa?

Il governo ha spiegato che lo stato d'emergenza è stato deciso anche per aiutare l'hotspot di Lampedusa, ancora una volta al collasso. Ma secondo Miraglia questo passaggio denuncia ancora una volta l'incapacità della maggioranza: "È tutto già accaduto, in passato abbiamo assistito a questa dinamica: se a Lampedusa ci sono troppe persone non si deve far altro che organizzare un sistema di trasporti, con delle navi, per portare i migranti altrove. Naturalmente per far questo bisogna già avere un posto in cui sistemare le persone. Ma nella condizione in cui siamo, in cui non si fa la programmazione per l'accoglienza e non ci sono posti disponibili, i migranti finiscono con l'essere ammucchiati negli hotspot, a Lampedusa come a Pozzallo o a Crotone".

"Nel caso degli ucraini il governo si è rivolto al Terzo Settore, e noi in dieci giorni abbiamo trovato 27mila posti (solo Arci ne ha trovati 2400). E l'abbiamo fatto coinvolgendo i territori, non calando i migranti dall'alto. Se ora volessero trovare posti per l'accoglienza diffusa, in cui la gente possa essere trattata bene, saremmo pronti a dare una mano", ha spiegato ancora il responsabile immigrazione dell'Arci.

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