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Migranti, Mediterranea denuncia: “Interferenze militari mandano in tilt i nostri sistemi”

La denuncia di Mediterranea: “A causa di una intensa (e non meglio identificata) attività militare di ‘jamming’ cioè di deliberata interferenza sui segnali GNSS e GPS, le nostre apparecchiature di bordo non ricevono alcun messaggio e gli stessi nostri strumenti di navigazione sono mandati in tilt”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La nave Mare Jonio della piattaforma umanitaria Mediterranea Saving Humans si torva in missione nel Mediterraneo centrale ormai da tre giorni. L'imbarcazione, dopo essere rimasta sotto sequestro probatorio per più di due mesi, è partita il 22 agosto al tramonto dal porto di Licata per riprendere le attività di monitoraggio e denuncia delle violazioni dei diritti umani e per effettuare salvataggi in casi di necessità. Il team è composto questa volta da 22 volontari, guidati dal coordinatore di missione Luca Casarini, e distribuiti tra Mare Jonio e una barca d'appoggio.

Questa mattina l'organizzazione ha pubblicato un post di denuncia su Facebook: "La nave Mare Jonio sta pattugliando il Mediterraneo centrale ormai da tre giorni, mentre quella immensa distesa d'acqua è teatro, in particolare nella zona SAR a Est di Tripoli, di ripetute catture di profughi di guerra da parte della cosiddetta guardia costiera libica, coadiuvata negli interventi di intercettazione da quegli stessi assetti aerei militari di Paesi dell'Unione europea che continuano a sorvolarci".

I volontari hanno spiegato che "ormai i comandi militari e i centri di coordinamento europei non rilanciano le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà, attraverso i canali di comunicazione radio e messaggistica previsti dal diritto marittimo e dai protocolli SAR internazionali, come sarebbe loro dovere fare, ma pare interloquiscano unicamente con le Autorità libiche".

"Intanto – continua la Mare Jonio – a causa di una intensa (e non meglio identificata) attività militare di ‘jamming' cioè di deliberata interferenza sui segnali gnss e gps, le nostre apparecchiature di bordo non ricevono alcun messaggio e gli stessi nostri strumenti di navigazione sono mandati in tilt. In un clima di silenzio e di connivenza da parte degli Stati dell'Ue sembra sia diventata prassi ordinaria un crimine gravissimo: respingere centinaia di persone verso un porto non sicuro in un Paese dove sono a rischio di vita e trattamenti inumani e degradanti", denuncia Mare Jonio che continua "a navigare avendo solo i nostri occhi per osservare e denunciare quanto sta accadendo e cercare di difendere la vita e i diritti di chi è costretto a mettersi in mare". 

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