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“Migranti della Gregoretti non erano un pericolo, Salvini li ha privati della libertà personale”

L’atto di citazione contro Matteo Salvini, che il tribunale dei ministri di Catania ha inviato al Senato della Repubblica per chiedere l’autorizzazione a procedere per l’accusa di sequestro di persona, chiarisce le motivazioni per le quali l’ex ministro dell’Interno rischia il processo: “Decisioni illegittime ed evidenti violazioni”.
A cura di Redazione
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Il voto della Giunta per le immunità del Senato è stato solo il primo passaggio in merito alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. La parola finale spetterà all’Aula del Senato, verosimilmente intorno al 20 febbraio, data in cui i senatori si esprimeranno sulla richiesta dei giudici del Tribunale dei ministri di Catania. Oggi il Corriere della Sera, con un pezzo a firma di Claudio Del Frate, diffonde alcuni passaggi importanti dell’atto di citazione contro il leader leghista inviato dai giudici al Senato e che costituirà la base su cui i colleghi di Salvini prenderanno la decisione definitiva.

Per i giudici la responsabilità delle decisioni sull’affare Gregoretti ricade esclusivamente su Matteo Salvini, anche considerando che nell’unica riunione del Consiglio dei ministri tenutasi in quei giorni non compare alcuna voce relativa ai 131 naufraghi tratti in salvo dalla nave militare italiana. Nella lettura dei giudici, poi, le convenzioni internazionali (Unclos del 1974 e quella di Amburgo del 1979) imponevano al ministro dell’Interno di assegnare immediatamente un luogo sicuro di sbarco ai naufraghi, e su di esse non può imporsi alcuna norma del decreto sicurezza proprio perché “l'obbligo di salvare vite in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione […] Le convenzioni a cui l’Italia ha aderito costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e in base agli articoli 10, 11 e 117 della Costituzione non possono essere oggetto di deroga”.

L’autorizzazione a procedere dovrebbe dunque essere concessa poiché non si rileva alcun “interesse pubblico” nel vietare lo sbarco a 131 naufraghi, i quali non avrebbero potuto in alcun modo rappresentare un pericolo per l’Italia. Inoltre, aggiungono i giudici, “la circostanza che le persone a bordo della Gregoretti fossero non solo naufraghi ma al contempo migranti non giustificava alcuna differenziazione di trattamento nella procedura di sbarco”, né sussistono le condizioni per parlare di problemi di ordine pubblico, dato l’esiguo numero dei migranti e il fatto che contemporaneamente si stesse assistendo a numerosi sbarchi.

Infine, l’accusa di sequestro di persona sarebbe giustificata dal fatto che Salvini abbia compiuto un atto specifico “ponendo arbitrariamente il proprio veto (da parte del ministro, ndr) all’indicazione di un “place of safety” al competente dipartimento per le libertà civili e per l’immigrazione […] determinando la forzosa permanente dei migranti a bordo dell’unità navale Gregoretti con conseguente illegittima privazione della loro libertà personale”.

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