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Meno furti e rapine ma più omicidi, più respingimenti e più donne uccise in casa: cosa dicono i dati del Viminale

Migranti, omicidi e violenza domestica: il Ferragosto del Viminale racconta un’Italia che non può dirsi più sicura. Cosa dicono i dati.
A cura di Francesca Moriero
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Ogni anno, a metà agosto, il Ministero dell’Interno scatta una fotografia ad alta definizione dell’Italia. L’istantanea di quest’anno racconta un Paese in cui i reati comuni scendono, le piazze si svuotano di episodi violenti e i treni sembrano più sicuri. Ma nello stesso scatto si vedono altre ombre: più omicidi, più violenza tra le mura di casa, e un Mediterraneo che continua a restituire corpi senza vita mentre chi sopravvive viene rimandato indietro.

Meno reati, ma gli omicidi crescono

Tra gennaio e luglio 2025, la criminalità diffusa scende del 9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le violenze sessuali calano del 17,3%, le rapine del 6,7% e i furti del 7,7%. Eppure, mentre quasi tutti gli indicatori sono in discesa, gli omicidi crescono: 184 contro i 178 dell’anno scorso (+3,4%). È un dato che segnala che il “clima di sicurezza” non è omogeneo e che il reato più grave, quello che spegne una vita, non segue la tendenza generale.

Violenza di genere: numeri che non bastano a dire "sta migliorando"

Sessanta donne sono state uccise nei primi sette mesi dell'anno. Un numero stabile rispetto al 2024, ma questo non è un miglioramento: significa che la violenza di genere non arretra. Anzi, gli omicidi commessi da partner o ex partner aumentano del 15,1%, passando da 33 a 38 casi. Le vittime di origine straniera passano poi da 15 a 18, segno che la violenza di genere colpisce anche comunità spesso già vulnerabili. Il Viminale segnala poi un aumento record di ammonimenti dei questori: +84,6% per stalking e +63,6% per violenza domestica. È un segnale duplice: da un lato, più interventi preventivi; dall’altro, più casi che arrivano all’attenzione della polizia, a conferma che il problema non stia affatto diminuendo.

Piazze più tranquille, ma la sicurezza non è uguale per tutti

Le manifestazioni scendono dell’11,1%, quelle problematiche calano quasi del 20% e i feriti tra le forze dell’ordine si riducono di oltre un terzo. Ma non basta dire “c’è più ordine”: i dati non raccontano se a essere limitata è stata la violenza o la partecipazione stessa, magari frenata da norme, come il Decreto Sicurezza, o controlli più stretti. Nelle “zone rosse”, quartieri sorvegliati ad alta intensità, sono state controllate 928 mila persone, con oltre 6 mila allontanamenti: quasi la metà degli identificati erano stranieri. Un dato che apre il tema del rischio di controlli selettivi o discriminatori.

Strade meno mortali, droga più intercettata

Gli incidenti mortali calano (-4,4%) e con loro le vittime (-6,7%). Ma sul fronte droga, la fotografia è ambivalente: meno operazioni (-8,9%), ma più sequestri (+12%). Più grandi le quantità intercettate, più evidente che i traffici non si sono fermati, ma concentrati, semplicemente, in carichi più consistenti.

Terrorismo e cyberminacce

Gli arresti per terrorismo internazionale passano da 13 a 20, con anche sei minorenni.  Sul web, gli attacchi alle infrastrutture critiche calano (-21,7%), ma crescono le indagini e gli indagati per attività online legate all’estremismo.

Forze dell’ordine: organici in aumento

Dal 2022 sono stati assunti 37.397 nuovi operatori tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, con un saldo positivo di oltre 4 mila unità rispetto al turn over. Nei Vigili del Fuoco, 5.328 nuove assunzioni. Una macchina di sicurezza più grande, che però non elimina le disuguaglianze territoriali: alcune zone del Paese restano più presidiate di altre.

Antimafia: colpire i patrimoni, ma la mafia resta

Il sequestro e la destinazione di beni alla collettività crescono (+22,8%), così come le interdittive antimafia; ma anche qui, il dato patrimoniale non dice tutto: la presenza delle mafie sul territorio infatti non si misura solo in beni confiscati, e colpire il denaro non sempre smantella i legami sociali e politici che le sostengono.

Migranti e asilo: i numeri che non dicono delle vite perse

Gli sbarchi al 14 agosto sono 38.568, il 2,1% in più rispetto all’anno scorso. I rimpatri crescono del 12,1%, arrivando a 3.463. Il Viminale sottolinea anche le partenze “bloccate” da Libia e Tunisia, oltre 236 mila dal 2023 a oggi. Ma qui è importante fermarsi: meno arrivi non significa meno persone in fuga, e soprattutto non significa meno morti. Significa spesso più respingimenti in mare, più campi di detenzione in Libia, più traversate tentate in condizioni disperate. Le richieste di asilo scendono del 22%, ma aumentano i dinieghi, che raggiungono il 71,8%: un accesso alla protezione sempre più selettivo, con migliaia di persone che rischiano di finire in una condizione di irregolarità forzata.

Telecamere, sgomberi e il volto tecnologico della sicurezza

Dal 2022 sono stati investiti oltre 108 milioni di euro in videosorveglianza, mentre programmi come “Scuole sicure” o “Spiagge sicure” hanno finanziato piccoli progetti locali. Sono stati sgomberati 218 immobili e liberati quasi 3.500 alloggi popolari. Dietro la parola “sicurezza urbana” si nasconde però un interrogativo: più telecamere e più sgomberi aumentano davvero la sicurezza di tutti, o solo quella percepita da alcuni, a scapito di altri?

Piantedosi rivendica i risultati: "Meno reati e più sicurezza"

Presentando i dati di Ferragosto del Viminale, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi parla di un anno “importante per la sicurezza”, con un calo dei reati del 9% rispetto al 2024. Rivendica anche gli arresti di 20 estremisti, il controllo di 150 foreign fighters e oltre 200 espulsioni dal 2022. Il ministro lega poi i risultati al rafforzamento delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco – “37mila assunzioni già effettuate, altre 31mila entro il 2027” – e ricorda oltre mezzo milione di interventi di soccorso nell’ultimo anno.

Sul fronte migratorio, dopo la tragedia in mare di due giorni fa, ribadisce la linea dura: “Soltanto bloccando completamente le partenze irregolari potremo azzerare i naufragi”. Sottolinea un calo degli sbarchi estivi attribuendolo agli accordi con Libia e Tunisia e ai rimpatri volontari. “In Italia si entra solo attraverso canali regolari”, conclude.

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