
Meloni ricorda Sergio Ramelli: “Il suo sacrificio un simbolo, anche la sinistra deve farci i conti”

"Cinquant'anni fa si spegneva la sua giovanissima vita. Una morte tanto brutale quanto assurda, e forse per questo divenuta un simbolo per generazioni di militanti di destra di tutta Italia". Con queste parole Giorgia Meloni ha ricordato Sergio Ramelli, giovane studente milanese militante del Fronte della Gioventù (l'organizzazione giovanile del partito di estrema destra Movimento sociale italiano) aggredito il 13 marzo del 1975 da alcuni militanti di sinistra legati ad Avanguardia operaia e morto in ospedale il 29 aprile di quell'anno.
"Siamo chiamati a interrogarci su quello che ancora oggi ci può insegnare il suo sacrificio", ha detto Meloni. Negli anni Ramelli è diventato un simbolo dell'estrema destra, tanto che ancora oggi ci sono dure polemiche legate all'opportunità di intitolargli strade o targhe nelle scuole – anche perché ogni anno le commemorazioni per la sua morte vedono migliaia di militanti neofascisti esibirsi in saluti romani. "Sergio era una persona libera, ma essere liberi in quei tempi duri comportava un'enorme dose di coraggio, che spesso sfociava nell'incoscienza, addirittura. Sergio amava l'Italia più di ogni altra cosa e aveva deciso di non tenerselo per sé ma dirlo al mondo, senza odio, senza arroganza, senza intolleranza", ha aggiunto la presidente del Consiglio.
Meloni: "Ancora oggi minoranza crede nella violenza per affermare le idee"
Il cuore del messaggio politico della premier è arrivato a questo punto: "Quella memoria che per troppo tempo è stata soltanto di una parte inizia a essere più condivisa, nel tentativo di ricucire una ferita profonda nella coscienza nazionale che deve accomunare in uno sforzo di verità e pacificazione tutte le vittime innocenti dell'odio e della violenza politica". La vita e la morte di Ramelli, ha detto, "sono un pezzo di storia d'Italia con cui tutti quanti, a destra e a sinistra, dobbiamo imparare a fare i conti", ricordando "che la libertà non è mai scontata. Ai nostri figli dobbiamo raccontare che c'è stato un tempo in cui per le proprie idee si poteva essere costretti a cambiare scuola, quartiere, città. Si poteva essere minacciati, insultati e aggrediti, si poteva persino perdere la vita".
Meloni ha rievocato il periodo della violenza politica degli anni Settanta e Ottanta e ha fatto un parallelo con la situazione attuale, chiedendo di "imparare a riconoscere subito i germi di quell'odio e di quella violenza, neutralizzarli immediatamente, impedire loro di generare nuove stagioni di dolore. Perché non accada mai più". E ha esplicitamente detto: "Ancora oggi c'è una minoranza rumorosa che crede che l'odio, la sopraffazione e la violenza siano strumenti legittimi attraverso cui affermare le proprie idee. Ai ragazzi che oggi hanno l'età in cui Sergio morì, che hanno spalancata davanti a sé la strada della propria vita, che vogliono dedicarla a ciò in cui credono, voglio dire: non fatevi ingannare da falsi profeti e da cattivi maestri".
La Russa: "Vedo fuocherelli che non mi piacciono"
Lo stesso messaggio che ha lanciato Ignazio La Russa, presidente del Senato che conobbe Ramelli personalmente negli ambienti milanesi dell'estrema destra giovanile: "C'è chi in questi giorni vorrebbe scimmiottare il passato e vorrebbe far rivivere frasi terribili come ‘uccidere un fascista non è reato'", ha detto all'intitolazione di un largo a Ramelli e a Enrico Pedenovi, politico del Msi ucciso un anno dopo Ramelli a Milano. La Russa ha ricordato anche "i caduti di segno opposto", dicendo che i "giovani che hanno perso la vita solo perché credevano in delle idee, non importa se di destra o di sinistra", devono essere "fari che illuminano il nostro futuro". E ha aggiunto: "In questa fase storica vedo riaffacciarsi dei fuocherelli che non mi piacciono".
Frassinetti (FdI): "Omicidio Ramelli frutto di antifascismo militante"
A proposito delle commemorazioni per Ramelli che vedono spesso dei saluti romani, la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha commentato: "Non appartengono al movimento di Fratelli d'Italia, sbagliano e non aiutano a pacificare" (che pure ha più di un punto di contatto con l'estrema destra). "Essere di destra non è una colpa ma un orgoglio", ha poi aggiunto la ministra sui social. La sottosegretaria all'Istruzione Paola Frassinetti (anche lei con una lunga militanza nell'estrema destra milanese, prima il Fronte della Gioventù poi il Movimento sociale italiano) durante un evento a Palazzo Lombardia di Milano in memoria di Ramelli ha detto che quell'omicidio "è maturato nelle scuole in nome dell'antifascismo militante", e che "nelle scuole bisogna ricordare i giovani di destra e di sinistra".