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Meloni e il governo italiano denunciati per complicità in genocidio: cosa significa l’accusa alla CPI

Giorgia Meloni, Crosetto, Tajani e Cingolani sono stati denunciati alla Corte Penale Internazionale per complicità in crimini contro l’umanità legati al genocidio in corso a Gaza, con accuse che riguardano forniture militari e mancata tutela di attiviste e attivisti. La denuncia si inserisce in un contesto internazionale di crescenti pressioni legali contro Israele per gravi violazioni dei diritti umani.
A cura di Francesca Moriero
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto e a Roberto Cingolani, dal 2023 amministratore delegato di Leonardo Spa, la principale azienda militare italiana, è stata formalmente denunciata davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI) con l'accusa di complicità in genocidio e crimini contro l'umanità legati all'invasione israeliana della Striscia di Gaza. La notizia è stata confermata dalla stessa Meloni durante un'intervista televisiva, anche se senza rivelare i dettagli della fonte ufficiale della denuncia. Fonti indipendenti, tuttavia, hanno confermato che il documento è stato depositato dal gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina, un collettivo che riunisce oltre 50 esperti legali, politici, attori, docenti universitari e migliaia di cittadine e cittadini italiani.

Che cosa significa essere denunciati davanti alla Corte Penale Internazionale

La CPI, con sede all'Aia, è un tribunale internazionale permanente incaricato di perseguire crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidi e crimini di aggressione. Essere denunciati alla CPI non equivale automaticamente a un'accusa formale, ma è l'inizio di un procedimento che può portare a un'indagine preliminare, seguita eventualmente da un processo. Se l'indagine formale venisse avviata, sostanzialmente, tutti i denunciati potrebbero essere sottoposti a processi internazionali e, in casi estremi, a mandati di arresto. L'eccezionalità del caso italiano sarebbe legata al fatto che coinvolge alti esponenti di un governo democratico di un Paese membro della CPI. Ma non sarebbe, in realtà, il solo: simili denunce sono state presentate anche in paesi come la Francia e in Australia: sia Macron che il primo ministro Thony Albanese sono stati accusati di "complicità" nel genocidio di cui è accusato Israele.

Le accuse di complicità in genocidio e il ruolo del governo italiano

Il fulcro della denuncia è che il governo italiano, attraverso le sue decisioni politiche e la stretta collaborazione militare con Israele, avrebbe contribuito direttamente e indirettamente alla commissione di crimini gravi nella Striscia di Gaza; le accuse includono la complicità in genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Nel linguaggio del diritto internazionale, la complicità non significa essere autori materiali dei crimini, ma facilitare o sostenere la loro realizzazione tramite azioni politiche, militari o economiche.

Secondo gli avvocati firmatari, il governo italiano avrebbe continuato, anche dopo l'inizio dell'invasione israeliana del 7 ottobre 2023, a fornire armi, tecnologia e supporto militare a Israele. In particolare, è contestato il ruolo di Leonardo Spa, accusata di mantenere forniture e assistenza tecnica che avrebbero alimentato la macchina militare israeliana, impiegata in attacchi contro civili palestinesi.

La Global Sumud Flotilla e la mancata tutela italiana

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Un aspetto centrale della denuncia riguarda poi anche il mancato sostegno e la mancata protezione da parte dell'Italia nei confronti della Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria indipendente composta da attiviste e attivisti italiani e internazionali partita per portare aiuti a Gaza, con l'obiettivo di rompere il blocco navale illegale israeliano e creare canali umanitari permanenti e verificabili. La flottiglia, come è noto, è stata intercettata e sequestrata illegalmente dalle forze militari israeliane in acque internazionali, atto che è stato più volte definito "assimilabile alla pirateria"; gli avvocati sostengono che il governo italiano non solo non abbia protetto i suoi cittadini e attivisti coinvolti, ma abbia anche contribuito, con la propria politica, a legittimare il blocco e la repressione israeliana. Questo comportamento sarebbe però solo una parte di una strategia ben più ampia di complicità nei crimini commessi nella Striscia di Gaza.

Le reazioni del governo italiano e il nodo delle esportazioni di armi

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la denuncia davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI) "un fatto senza precedenti" nella storia internazionale, esprimendo "grande sorpresa" per il ricorso a accuse così pesanti e accusando alcuni gruppi di strumentalizzare politicamente la questione. Il governo ha ripetutamente negato di aver fornito armi a Israele dopo l’inizio del conflitto, sostenendo che tutte le esportazioni si riferiscano a contratti stipulati prima del 7 ottobre 2023 e che siano state previste garanzie sull’uso delle armi. Ma ammissioni ufficiali e numerose inchieste giornalistiche hanno documentato come container contenenti materiale bellico siano stati imbarcati, più volte, in porti italiani anche dopo l'inizio dell'invasione militare israeliana, alimentando un acceso dibattito sulle responsabilità italiane.

Secondo il Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), un istituto indipendente svedese specializzato nello studio dei conflitti armati, degli armamenti e del controllo degli armamenti a livello globale, l'Italia è uno dei pochi Paesi europei che negli ultimi anni ha continuato a esportare armamenti di rilievo verso Israele, inclusi elicotteri leggeri, cannoni navali e componenti per aerei da combattimento F-35, cioè sistemi ampiamente impiegati nelle operazioni militari israeliane nella Striscia.

La denuncia italiana si inserisce in un quadro di pressioni e iniziative legali sempre più forti contro Israele: la CPI ha già emesso mandati di arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e per l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e contro l'umanità, mentre la Corte Internazionale di Giustizia sta esaminando le varie cause per genocidio contro lo Stato israeliano promosse da diversi Paesi.

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