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Mediterranea, Alex chiede lo sbarco solo a Lampedusa: “È l’unico porto sicuro”

La nave Alex del progetto Mediterranea, con a bordo 41 migranti, chiede di poter sbarcare a Lampedusa, non avendo ricevuto istruzioni sulla possibilità di far trasbordare le persone a bordo da portare poi a La Valletta: “In queste condizioni abbiamo appena reiterato la richiesta di assegnazione del porto sicuro più vicino di Lampedusa come Place of Safety”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo un'intera giornata di stallo e una notte in cui non si è riusciti a organizzare il trasbordo dei migranti a bordo della nave Alex per farli sbarcare a La Valletta, l'unica possibilità rimasta per l'imbarcazione del progetto Mediterranea è quella di chiedere nuovamente l'approdo a Lampedusa, considerato – in queste condizioni – l'unico porto sicuro. Dalla stessa Ong fanno sapere che "in queste condizioni, nel pieno rispetto del diritto internazionale, delle Convenzioni marittime e delle linee guida dell’IMO, abbiamo appena reiterato la richiesta di assegnazione del porto sicuro più vicino di Lampedusa come Place of Safety".

In un post pubblicato dalla stessa Mediterranea, si spiega quanto avvenuto nelle ultime ore:

Dopo una notte di scambi con i Centri di coordinamento dei soccorsi di Malta e Italia, è del tutto evidente che partire per il porto de La Valletta nelle attuali condizioni significherebbe mettere a rischio la sicurezza e l’incolumità delle persone a bordo della Alex. Abbiamo addirittura scoperto che, secondo ITMRCC di Roma, in prossimità dell’arrivo nelle acque territoriali maltesi, Alex dovrebbe caricare di nuovo a bordo, in spregio a qualsiasi norma sulla sicurezza della navigazione, tutte e 41 le persone ed entrare così nel porto di La Valletta. Inquietanti sono poi le notizie di stampa che, da diverse autorevoli fonti, denunciano l’esistenza di un accordo tra Governo italiano e maltese finalizzato al sequestro dell’imbarcazione Alex e all’arresto di tutto il nostro equipaggio. Atti ritorsivi fuori da ogni rispetto dello stato di diritto.

Mediterranea ripercorre quanto successo nelle ultime ore, spiegando così perché si è arrivati alla richiesta di poter approdare nel porto più vicino, quello di Lampedusa: “Dopo lunghissime ore di attesa e di estenuanti comunicazioni con le autorità maltesi e italiane siamo costretti a prendere atto che ė impossibile recarci a Malta come richiesto per gravi ragioni di sicurezza delle persone a bordo e dell’equipaggio”. Alex si dice pronta a operare il trasbordo dei naufraghi, ricordando come l’imbarcazione sia omologata per 18 persone e non per 60 che dovrebbero navigare per circa 11 ore per raggiungere il porto maltese. Altre garanzie che aveva richiesto la Alex riguardavano il riempimento dei serbatoi di acqua dolce e il rifornimento di gasolio e cibo per affrontare il viaggio, oltre al trasbordo in acque internazionali, senza conseguenze “vessatorie nei confronti dell’equipaggio”.

Nella notte l’imbarcazione del progetto Mediterranea stava procedendo verso La Valletta, ma ha cambiato idea per alcuni motivi: “Non ci sono stati riforniti i serbatoi di acqua dolce, cosa necessaria per potere utilizzare i servizi igienici e stemperare l’emergenza sanitaria a bordo. Ci sono state portate invece a bordo, e offerte ancora, bottiglie d’acqua che non possono essere adatte a questo fine. Ci è stato anche detto che il rifornimento di gasolio non sarebbe stata una opzione percorribile, cosa che ci avrebbe costretto a procedere molto lentamente fino a Malta, sottoponendo a ulteriore stress i naufraghi già lasciati un giorno sotto il sole cocente sulla Alex, e a rischiare di restare senza carburante”. Inoltre, “nelle negoziazioni con Malta per dare un POS ai nostri naufraghi rientra anche il fatto di mettere il nostro equipaggio sotto sequestro a La Valletta”.

Ancora, il trasbordo non sarebbe probabilmente avvenuto in acque internazionali e le unità di Guardia costiera e Guardia di finanza avrebbero imbarcato i migranti senza però consegnarli alle unità maltesi per, invece, consegnarli nuovamente alla Alex che sarebbe quindi dovuta entrare in porto con tutti i migranti a bordo. “All’insensatezza di farci arrivare a più di 90 miglia da qui quando siamo a 12 miglia dal porto sicuro di Lampedusa che per diritto è quello che ci spetterebbe poiché era il più vicino al luogo del soccorso che abbiamo effettuato, si aggiunge questa sequela di atti vessatori incomprensibili che appaiono finalizzati solo alla volontà politica di attuare una vendetta su di noi, che ci siamo resi colpevoli di solidarietà e umanità, oltre che di rispettare gli obblighi di salvataggio”, conclude Mediterranea.

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