Marattin a Fanpage.it: “La Lega su Trump è delirante, se l’Ue punta sui controdazi sbaglia”

I dazi di Donald Trump stanno mettendo in difficoltà l'Unione europea: da una parte il rischio di un aumento del 30% delle tariffe su tutti i prodotti, che metterebbe in forte difficoltà il commercio dei Paesi Ue; dall'altra, nelle prossime due settimane di trattative, delle condizioni che probabilmente saranno difficili da mandare giù. Fanpage.it ha intervistato Luigi Marattin, deputato e segretario nazionale Partito liberaldemocratico, per fare il punto della situazione.
Per Marattin, la cosa importante è che l'Europa non passi ai controdazi come risposta per gli Usa, ma punti ad allargare il suo commercio con il resto del mondo. Mentre, per quanto riguarda la linea italiana, accusa la Lega di portare avanti posizioni "deliranti".
Onorevole, qual è l'obiettivo di Trump con i dazi?
Penso che nessuno sulla Terra, tranne Trump, sappia rispondere a questa domanda. Finora si è mosso in modo del tutto imprevedibile. Posso immaginare due cose: la prima è che abbia un approccio molto di breve periodo. "Con i dazi porto dei vantaggi nell'immediato alla mia struttura produttiva", dimenticando che poi nel medio e lungo periodo ci sono delle vere e proprie catastrofi.
La seconda?
Una chiara volontà di contrastare la Cina. La sua politica commerciale sembra diretta più verso Pechino che verso di noi. In ogni caso, è una politica molto miope. Perché una delle poche cose che 250 anni di scienza economica hanno stabilito con chiarezza è che il libero commercio è meglio del protezionismo.
È per questo che secondo lei rispondere con dei controdazi europei sarebbe un errore?
Assolutamente sì. So che è una tentazione, c'è chi ha detto che "ai bulli si risponde con la forza", ma qui non stiamo parlando di uno che che ruba la merenda a scuola. Le dinamiche sono più complicate. I controdazi sarebbero assolutamente la risposta sbagliata.
I controdazi sarebbero dannosi dal punto di vista economico, per l'Ue, ma non possono funzionare come arma di trattativa? L'Europa annuncia delle contromisure, poi si siede al tavolo dei negoziati. È sembrato funzionare per la Cina, pensa che per noi andrebbe diversamente?
Io non giocherei a braccio di ferro con una persona così imprevedibile, quando si parla del portafoglio di centinaia di milioni di persone. La Cina aveva un'autonomia diversa dall'Unione europea, e aveva tutto un altro potere negoziale, perché tiene per la gola gli Stati Uniti su molte questioni, a partire dalle terre rare.
Cosa dovrebbe fare quindi l'Europa?
Secondo noi del Partito liberaldemocratico la risposta è aprire i mercati. Due esempi: il Mercosur e l'India. Per il primo basta il via libera dell'Italia, dato che in questo momento in Europa possiamo essere il voto decisivo tra favorevoli e contrari.
Quindi due nuovi accordi commerciali dell'Ue, uno con i principali Paesi latinoamericani e uno appunto con l'India. Alcuni imprenditori però dicono che sostituire le esportazioni verso gli Stati Uniti, nel breve-medio periodo, sarebbe quasi impossibile.
Nessuno parla di sostituire del tutto le esportazioni, certo. Ma insieme questi Paesi hanno più di 1,6 miliardi di abitanti (di cui 1,4 miliardi in India). Non hanno un tenore di vita paragonabile a quello degli Stati Uniti, ma sono oltre cinque volte tanti. Per di più sono democrazie, e anche Paesi a cui siamo vicini culturalmente, se penso a Argentina o Brasile. Quindi non c'è motivo per dire di no, se non ideologia e populismo.
Ogni volta che l'Unione Europea ha firmato accordi di libero scambio – con Canada, Giappone, Corea del Sud – l'export europeo è decollato, e quello italiano ancora di più. Le esportazioni italiane, sia industriali che agroalimentari, hanno sempre avuto un vantaggio molto superiore alla media europea.
Mancano due settimane al 1° agosto, quando i dazi dovrebbero entrare in vigore. I negoziati continuano, ma capire cosa voglia Trump dall'Ue è complicato. Lei si è fatto un'idea?
Lo sanno solo i negoziatori, ma ho delle ipotesi. Ad esempio: che l'Europa si scordi ogni possibile tassazione sul settore delle big tech. E che abbandoni le "barriere non tariffarie" a cui il presidente americano ha fatto riferimento nella lettera all'Ue. Spesso, per lui, queste "barriere" sono i nostri protocolli sanitari, che impediscono di importare alimentari Ogm dagli Usa.
Sarebbero condizioni accettabili?
Questa è la domanda che ci dovremo fare, politicamente. In Italia ritorna di continuo la retorica contro "le grandi multinazionali che fanno i soldi e non pagano le tasse": accetteremmo di stare zitti su questo? E lo stesso sugli standard sanitari degli alimenti che importiamo: siamo disposti ad aprire ai prodotti statunitensi? O diremo di sì e poi torneremo all'ipocrisia
Faccio un esempio paradossale: se un domani gli Stati Uniti diventassero un Paese leader nel settore della carne coltivata, e volessero vendercela a zero dazi, cosa diranno i sovranisti nostrani che su questo hanno fatto una battaglia assurda?
L'alternativa potrebbero essere i dazi al 30%. Sono sostenibili?
Ecco, qui la risposta è più chiara: no. Sarebbe una botta allucinante al nostro export.
Come andranno i negoziati si vedrà a stretto giro, e a gestirli è l'Ue. Della posizione italiana cosa pensa? Il governo Meloni è stato uno dei più morbidi nei confronti di Donald Trump.
Faccio una distinzione tra il governo e i partiti che lo compongono. Le posizioni che ho letto dalla Lega – dagli onorevoli Borghi e Bagnai, che esprimono la linea economica del partito – sono deliranti. E mi chiedo come possano stare in una coalizione con i cosiddetti liberali di Forza Italia, o con l'atteggiamento più pragmatico che ha Meloni adesso (non che l'opposizione sia molto diversa, visto che lì hanno il Movimento 5 stelle come seconda forza).
Per quanto riguarda il governo italiano, la competenza è dell'Unione europea, quindi non può fare quasi nulla. Penso che Meloni possa fare una cosa: chiedere la convocazione del Consiglio europeo e approvare il Mercosur. Per il resto, la sfumatura della voce di Meloni quando parla di Trump non mi interessa.
La presidente del Consiglio all'ultimo premier time alla Camera, a giugno, le ha risposto direttamente sul Mercosur dicendo che è sì importante chiudere l'accordo, ma solo se ha condizioni che "non penalizzino i nostri produttori". È sembrato che sia ben lontana dal votare a favore, insomma.
Sì, ma io non sono d'accordo. Continuava a dire che l'accordo "deve essere equo", ma si scorda che è proprio con l'accordo che noi possiamo aumentare i controlli per le merci. Inserire controlli documentali, controlli a campione, il rispetto degli accordi di Parigi sul clima…questo avviene se ratifichiamo il Mercosur. Il resto è pura propaganda.