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L’Ue vuole sequestrare alle farmaceutiche le dosi di vaccino non consegnate

L’Unione europea è pronta a sequestrare le dosi di vaccino anti-Covid non consegnate. Lo ha detto il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, commentando i diversi intoppi della campagna vaccinale, con le farmaceutiche che in diverse occasioni non hanno rispettato i contratti. Contratti che però l’Ue rivendica come “la giusta scelta”. Intanto i Paesi membri, però, rivendicano la possibilità di muoversi in autonomia: sia Angela Merkel che Mario Draghi hanno detto di essere pronti ad “andare per conto proprio” sull’acquisto dei vaccini anti-Covid.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Unione europea è pronta a sequestrare i vaccini non consegnati a quelle farmaceutiche che non rispettano le consegne. Lo ha detto il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, in un'intervista a Repubblica: "Non penso che sarà necessario, ma se saremo costretti a farlo lo faremo", ha detto, commentando i tagli e i ritardi da parte dei produttori dei vaccini anti-Covid. Nel piano vaccinale comunitario, ammette Timmermans, non è filato tutto liscio: "In situazioni di crisi assolute come quella attuale si commettono dappertutto errori e c’è sempre spazio per imparare e migliorare. Ora la priorità assoluta è far arrivare più velocemente possibile i vaccini alla popolazione. Dopo analizzeremo che cosa è successo, che cosa abbiamo fatto noi, i governi e l’industria", ha però precisato.

L'Ue ha il diritto di sequestrare le dosi a chi non rispetta i contratti

Bruxelles nelle ultime ore ha inviato una lettera di messa in mora ad AstraZeneca, avvertendo la farmaceutica anglo-svedese sulle conseguenze di non rispettare gli accordi stretti: "Se non rispettano gli impegni previsti dal contratto dobbiamo agire ed è esattamente quello che stiamo facendo", ha spiegato il numero due della Commissione. L'Ue potrebbe procedere con il sequestro delle dosi attivando l'articolo 122 del Trattato: "Sarebbe un nostro diritto, tutti gli strumenti sono sul tavolo ma il lavoro del mio collega Thierry Breton sta andando molto bene e vedo un cambiamento da parte dell’industria quindi non penso che sarà necessario. In caso contrario, se costretti a farlo, lo faremo", ha ribadito Timmermans.

E ancora: "L’Europa esporta più di tutti al mondo, ma chiediamo reciprocità ed equilibrio: chi produce vaccini deve anche esportarli, non solo prendersi i nostri. Così come non ha senso esportare verso nazioni che hanno un livello di immunizzati più alto del nostro, come Israele". Il vicepresidente della Commissione però non rinnega la scelta di procedere all'unisono attraverso l'ombrello di contratti europei: "La scelta è stata giusta, altrimenti oggi i partner Ue meno forti non avrebbero fiale".

Von der Leyen minaccia di bloccare l'export

Anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è intervenuta sulla questione dei contratti, finendo per avvertire AstraZeneca di essere pronta a bloccare le esportazioni del vaccino all'estero, se la farmaceutica non rispetterà le consegne previste per l'Unione europea. "Abbiamo l'opzione di bloccare le esportazioni pianificate. Questo è il messaggio per AstraZeneca, rispettate il vostro contratto con l'Europa prima di iniziare le spedizioni verso altri Paesi", ha detto alla stampa tedesca.

Draghi e Merkel pronti ad andare per conto proprio

Intanto, già dai primi inceppi della campagna vaccinale, tra i ritardi e i tagli alle dosi originariamente previsto, abbiamo visto diversi Paesi affermare di volersi muovere autonomamente in modo da poter accelerare la campagna vaccinale all'interno del loro territorio. Tra questi ci sono anche Italia e Germania. La cancelliera tedesca Angela Merkel, parlando con i giornalisti della possibilità di utilizzare il vaccino Sputnik, ha ribadito che per quanto bisogni "utilizzare ogni vaccino approvato dall'Ema, se non ci sarà l'autorizzazione europea potremo ricorrere alla via tedesca". In altre parole, se l'ente regolatorio dell'Ue non dovesse approvare o dovesse ritardare il via libera ad altri vaccini disponibili, Berlino è pronta a procedere da sola.

E della stessa opinione è anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che nella conferenza stampa di ieri ha affermato: "Bisogna essere pronti a fare da soli. Se il coordinamento europeo funziona, bene. Altrimenti sulla salute bisogna essere pronti a fare da soli. Questo ha detto Merkel e questo è quello che dico qui. Telefono spesso a Ursula von der Leyen perché il coordinamento europeo è la prima strada da cercare, ma bisogna essere pratici". Draghi ha concluso ribadendo che "il coordinamento europeo ha un grandissimo valore aggiunto", ma che di fronte a una questione di salute pubblica, se questo non funziona, bisogna essere pronti ad "andare per conto proprio".

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