L’occupazione frena e gli stipendi restano bassi: come saranno i prossimi anni del governo Meloni secondo l’Ue

Negli ultimi anni, il governo Meloni ha rivendicato più e più volte i numeri del mercato del lavoro: un milione di occupati in più dalla fine del 2022 alla metà del 2025, tasso record di occupazione e disoccupazione ai minimi da quasi vent'anni. Ora, però, quella fase sembra destinata a chiudersi. Le nuove previsioni economiche della Commissione europea per quanto riguarda l'Italia stimano che la disoccupazione di appena due decimi nei prossimi due anni, dal 6,2% al 6%. Nel frattempo, la crescita economica resterà contenuta (sempre ampiamente sotto l'1% all'anno) e l'aumento degli stipendi, che negli ultimi anni è stato "robusto", diventerà "moderato".
Il boom degli occupati si ferma e l'Italia resta ultima in Europa
Il boom degli occupati è iniziato dopo la pandemia da Covid-19, prima dell'insediamento del governo Meloni. A settembre 2020 il tasso di occupazione era al 57,2%. Un anno dopo era aumentato di 1,6 punti, nel 2022 di 1,5 punti, nel 2023 di 1,4 punti. Da settembre 2023 a settembre 2024, l'aumento è stato di sette decimi. Da settembre 2024 al 2025 (l'ultimo dato rilevato dall'Istat) di appena tre decimi.
Insomma, già da qualche tempo è chiaro che l'aumento improvviso degli occupati si sta fermando. Sul futuro non ci sono previsioni esatte, l'incremento potrebbe diventare stabile o bloccarsi del tutto. Intanto, guardando ai dati di Eurostat – che pure misura l'occupazione in modo leggermente diverso – l'Italia è ancora all'ultimo posto in Europa al 67,1%, leggermente dietro a Grecia e Romania, lontanissima dalla media Ue di quasi il 76%.
La disoccupazione ha già smesso di scendere, soprattutto per giovani e donne
Se invece si guarda al tasso di disoccupazione, la media europea è alla portata. È del 5,9% oggi, e scenderà al 5,8% nel 2027 secondo la Commissione. Per l'Italia i numeri sono simili: oggi è al 6,2% e scenderà al 6%.
Anche in questo caso ciò che spicca di più è che il veloce calo della disoccupazione si sta interrompendo. Per alcune fasce della popolazione, anzi, si è già decisamente interrotto. Dal 10% del settembre 2020, la disoccupazione era scesa al 6,1% nel settembre 2024, con una discesa piuttosto costante. Oggi è ancora al 6,1%, sostanzialmente ferma da un anno. E, come detto, l'Ue pensa che da qui al 2027 scenderà di appena due decimi percentuali.
Se si guarda a giovani e donne, poi, la situazione è anche più chiara. La disoccupazione dei 15-24enni sfiorava il 30% nel 2020 (sempre facendo riferimento al mese di settembre). Nel 2024 era arrivata al 18,6%. A settembre di quest'anno è risalita al 20,6%. Per le donne la disoccupazione è scesa dall'11,3% del 2020 al 6,9% dell'anno scorso, poi ha continuato a oscillare poco sopra o poco sotto il 7%.
I salari reali rimangono bassi, il Pil anche
In questa situazione lavorativa, l'Ue pensa che la produttività del lavoro "inizierà a riprendersi" nel periodo 2026-2027, anche grazie agli investimenti del Pnrr. Ma come andranno gli stipendi? Quest'anno dovrebbero crescere "in modo robusto", mentre successivamente si "modereranno".
Insomma, chi sperava di poter recuperare il potere d'acquisto perso con la crisi dell'inflazione del 2022-2023 dovrà ricredersi. I rinnovi dei contratti collettivi che seguono l'andamento dei prezzi, ormai piuttosto contenuto, non basteranno per riportare in alto i salari reali, crollati negli ultimi anni.
Questa non sarà una buona notizia per il Paese, visto che dal 2027 con la fine del Pnrr "i consumi delle famiglie diventeranno il principale motore della crescita". Ma a stipendi bassi corrispondono pochi consumi. E per di più, i consumi delle famiglie cresceranno "a un ritmo moderato" anche a causa della "persistente incertezza" che spinge le persone a mettere i soldi da parte.
Infatti la crescita del Pil, dopo il +0,4% stimato per quest'anno, arriverà appena allo 0,8% nei prossimi due. La media europea, da questo punto di vista, sarà dell'+1,4% nel 2025 e 2026 e dell'1,5% nel 2027. Anche la Germania, che arriva da due anni di recessione e quest'anno crescerà appena di due decimi, dal prossimo anno ci supererà tornando all'1,2%. La Francia farà meglio di noi (0,7%, poi 0,9% e 1,1%) e lo stesso vale per la Spagna, che crescerà tra due e tre punti all'anno.