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Lo storico Crainz a Fanpage: “Sul Msi Meloni chieda ripetizioni, era fuori dall’arco costituzionale”

Lo storico Guido Crainz, intervistato da Fanpage.it, critica aspramente le frasi di Meloni sul Movimento Sociale Italiano: “Era un partito fuori dall’arco costituzionale, la presidente del Consiglio ha bisogno di ripetizioni di storia”. E su La Russa: “Disprezza la democrazia, non può fare il presidente del Senato”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Le frasi di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa sul Movimento Sociale Italiano continuano a far discutere. Dopo la presa di posizione della presidente del Consiglio durante la sua conferenza stampa di fine anno, rispondendo a una domanda di Fanpage.it sul Msi, si è sollevata una nuova polemica. Lo storico Guido Crainz sottolinea come Meloni abbia ricomposto la frattura voluta da Fini in passato e critica duramente La Russa per la sua interpretazione della carica che ricopre.

Professore, Meloni ha detto in conferenza stampa che il Movimento Sociale Italiano ha avuto un ruolo fondamentale nel traghettare milioni di italiani verso la democrazia. Cosa ne pensa?

“È una frase che si commenta da sé, come quelle ancor più gravi di La Russa. Il Movimento Sociale Italiano nasce con un richiamo esplicito al fascismo di Salò e solo con Fiuggi si rompe questo rapporto con il peggior fascismo, alleato fino all’ultimo con il nazismo. È un merito di Fini, che dice ‘non ritorneremo nella casa del padre’. Giorgia Meloni invece vuole tornarci”.

È un problema il fatto che la presidente del Consiglio abbia questa origine politica?

“Su Mussolini se l’era cavata con furbizia, dicendo che lei non era ancora nata. Ma Meloni ha sempre avuto come suo riferimento esplicito Giorgio Almirante. La rottura con la svolta di Fiuggi è gravissima, poiché fino ad allora il Movimento Sociale Italiano era stato considerato esterno all’arco costituzionale”.

Meloni però dice che c’è una sorta di revisionismo storico, per cui – dal suo punto di vista – il Movimento Sociale Italiano è diventato impresentabile solo negli ultimi anni.

“Pensi che De Gasperi andò allo scontro con Pio XII nel 1952 perché non voleva l’alleanza con i neofascisti a Roma. Si mise in linea di rottura con il Papa per porre questo limite, per indicare chi non poteva appartenere all’arco costituzionale. Almirante è stato indagato per ricostituzione del partito fascista, per i richiami espliciti del suo partito. Basta vedere chi c’era tra i quadri, nella Milano in cui La Russa era grande dirigente. Scorrendo i nomi si trovano le tracce del terrorismo nero. Non si può guardare al futuro quando si ha in sé il disprezzo per la democrazia”.

Quindi sta dicendo che presentabile il Msi non lo è stato mai?

“Sto dicendo che consiglio a Giorgia Meloni di dotarsi di consulenti storici migliori di quelli che ha. Ci sono stati moti di piazza nel luglio ‘60, il governo Tambroni è caduto perché aveva accettato il sostegno esterno del Movimento Sociale Italiano. Questa è la storia dell’Italia”.

Cosa pensa invece delle frasi di La Russa, che da presidente del Senato dovrebbe avere un ruolo istituzionale?

“La Russa oggi ha detto la cosa più grave che ho sentito in questi giorni. La seconda carica dello Stato dichiara esplicitamente che dirà sempre quello che vuole perché non ha accettato di dirigere il traffico dell’Aula di Palazzo Madama. Questa è la cosa più grave che si possa dire. L’idea di imparzialità e del rispetto di tutti, come prerogativa delle alte cariche dello Stato, irrisa in questo modo. Qui c’è lo stesso disprezzo per la democrazia che aveva il La Russa dirigente del Msi milanese, convintamente neofascista, degli anni 70”.

È un problema per la democrazia che la seconda carica dello Stato dica frasi del genere?

“Sì lo è. Chi ha questa filosofia esplicita non ha il diritto di ricoprire quella carica. Perché quel ruolo impone il rispetto di tutti. È un compito altissimo, ce lo hanno dimostrato Presidenti della Repubblica straordinari quanto sia importante il ruolo di garante di tutti. Con La Russa e le sue parole orribili tutto ciò diventa dirigere il traffico”.

Nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha preso le distanze dalle leggi razziali, notizia che ha avuto grande risalto. Poi oggi, alla prima occasione, la sensazione è che abbia fatto un passo indietro.

“C’è il tentativo di reinventarsi la storia, sempre irridendo la storia reale del Paese. La Russa in questi giorni ha parlato anche del 25 aprile, come faceva Salvini dicendo che è un derby tra tifoserie. Queste persone ignorano che lo scontro tra fascismo e nazismo da un lato e popoli liberi dall’altro è stata la chiave della resistenza europea, altro che derby. Non c’è mai stato un numero così elevato di persone che hanno combattuto nello stesso momento contro uno stesso nemico in nome della libertà. L’Europa nasce da lì, ignorare questo vuol dire avere bisogno di qualche ripetizione di storia".

Meloni però oggi ha anche detto che parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile.

“Non capisco in che modo. In una situazione in cui è stato rivalutato persino Rauti in questi giorni. Un riferimento fondamentale del terrorismo nero, tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano. Se fosse vero e Meloni festeggiasse ne saremmo tutti lietissimi, però mi sembra quantomeno in contraddizione con tutto ciò che sta dicendo”.

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