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L’Irlanda scriverà che l’alcol fa male sulle etichette, rabbia in Italia per il via libera dall’Ue

La Commissione europea ha avuto sei mesi di tempo per obiettare alla proposta dell’Irlanda, ma non l’ha fatto. Sulle etichette si parlerà di danni al fegato e di rischio di tumori. Dure le reazioni della politica italiana e dell’industria del vino: “Decisione assurda, si colpisce il commercio dell’Italia”.
A cura di Luca Pons
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L'Irlanda potrà scrivere sulle bottiglie di vino, di birra e di altri alcolici che ci sono gravi danni alla salute per chi consuma alcol, con una modalità simile a quella già presente sui pacchetti di sigarette. La proposta era stata comunicata alla Commissione europea il 21 giugno del 2022, ed è passata la scadenza per fare delle obiezioni, perciò non ci sono ostacoli all'utilizzo delle nuove etichette.

In particolare, la proposta irlandese è di scrivere sulle bottiglie che bere alcol danneggia il fegato, che le persone incinte sono particolarmente a rischio e che il consumo di alcol è legato direttamente a tumori letali. Una volta implementato ufficialmente il provvedimento, le aziende del settore avranno comunque tre anni di tempo per adattarsi.

L'obiettivo è quello di ridurre il consumo di alcolici nel Paese. Nella nota alla Commissione, il governo irlandese aveva sottolineato che "il consumo di alcol in Irlanda è responsabile per un grande peso che grava sulla salute pubblica", tanto da causare il "4,8% di tutte le morti nel Paese".

I dati mostrano che "la popolazione irlandese non è a conoscenza dei rischi per la salute collegati all'alcol", proseguiva la nota. La metà delle persone che consumano alcolici, in Irlanda, "bevono a un livello rischioso, e un bevitore su cinque ha una forma di alcolismo, uno su tre se si considerano solo gli under 25″, che sono anche quelli meno consapevoli dei rischi.

La risposta dell'Italia: "È un attacco diretto nei nostri confronti"

La reazione alla notizia è stata particolarmente forte in Italia, che è il primo Paese al mondo per produzione ed esportazione di vino. Si tratta di un settore che ha più di 14 miliardi di euro di fatturato all'anno, e più di metà di questa cifra viene dall'estero.

"Assurda la decisione dell'Irlanda di introdurre un’etichetta per tutte le bevande alcoliche, incluso il vino italiano, nonostante la contrarietà del Parlamento europeo" dove alcuni Paesi (Italia, Francia, Spagna e altri sei) si erano opposti. Ha commentato così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui la scelta irlandese "ignora la differenza tra consumo moderato e l’abuso di alcol".

Il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, ha definito la decisione della Commissione europea "gravissima", dicendo di crede che "dietro questa scelta si miri ancora una volta non a garantire la salute, ma condizionare i mercati. La spinta è venuta da Paesi in cui non si produce vino e in cui si abusa di superalcolici".

In prima linea a protestare anche i responsabili della produzione del vino. Il presidente dell'Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, ha detto che "il silenzio assenso di Bruxelles" sul tema "rappresenta una pericolosa fuga in avanti da parte di un Paese membro", dopo che negli ultimi anni l'Unione europea ha discusso più volte il tema delle etichette sui prodotti alcolici.

Per Coldiretti, l'autorizzazione dell'Unione europea è un attacco diretto all'Italia e un pericoloso precedente. "È del tutto improprio assimilare l'eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione", ha detto il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. La decisione rischia di "criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate", secondo Prandini.

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