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Liquidazione statali, la Ragioneria di Stato blocca proposta per anticipare il pagamento del Tfs

Anticipare il pagamento della liquidazione per i dipendenti pubblici costerebbe troppo: lo ha detto la Ragioneria di Stato, chiedendo con una nota di bloccare l’iter di due proposte di legge che puntavano ad accorciare i tempi del versamento del Tfs. Sarebbero serviti 3,8 miliardi di euro solo per quest’anno, e i ddl non spiegavano da dove sarebbero venuti.
A cura di Luca Pons
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Niente tempi rapidi per il Tfs dei dipendenti pubblici: resterà il pagamento ritardato di un anno, almeno per il momento. Un intervento della Ragioneria di Stato, infatti, ha bloccato due proposte di legge sottoscritte da Forza Italia e Movimento 5 stelle. La prima prevedeva di accorciare i tempi: non più un anno, ma tre mesi per il primo pagamento. La seconda invece voleva alzare l'importo massimo della prima rata del Tfs, da 50mila a 63.600 euro. Il problema è che, a quanto risulta dai calcoli della Ragioneria, questo costerebbe circa 3,8 miliardi di euro solo nel 2024. Anche perché gli arretrati legati alle liquidazioni sono di circa 14 miliardi di euro in tutto. Una somma enorme, e i proponenti della legge non hanno spiegato con quali soldi andrebbe coperta.

Oggi, il trattamento di fine servizio (Tfs) viene erogato a partire da un anno o due dopo il momento in cui si lascia il lavoro. È dal 1997 che avviene, grazie a una legge che ha introdotto in pagamento differito. Avrebbe dovuto essere un meccanismo temporaneo, ma così non è stato. Perciò, oggi moltissimi ex dipendenti pubblici quando lasciano il lavoro non solo devono aspettare almeno un anno per avere la prima parte della loro liquidazione, ma per averla tutta devono passare fino a cinque anni, senza che vengano aggiunti degli interessi. L'importo medio del Tfs è di circa 82mila euro, per chi raggiunge la pensione di vecchiaia o il limite di servizio.

A giugno dello scorso anno, la Corte costituzionale aveva giudicato illegittima questa pratica, affermando che lo stipendio deve essere non solo adeguato, ma anche pagato in modo tempestivo. La Consulta aveva quindi chiesto al Parlamento di intervenire, come aveva già fatto nel 2019. Proprio per questo Alfonso Colucci, che aveva firmato una delle due proposte di legge in questione, ha lamentato: "Prendiamo atto dei rilievi della Ragioneria, ma il Parlamento ha il dovere di intervenire dopo il pronunciamento della Consulta". Anche perché, ha detto, "parliamo di somme che i dipendenti pubblici hanno versato".

Secondo Colucci questa dovrebbe essere solo una battuta d'arresto temporanea: "Ho dato la mia disponibilità a ragionare con il presidente della commissione Lavoro, la relatrice e il Mef al fine di trovare una soluzione che riconosca il diritto dei lavoratori della Pa nel quadro delle esigenze di bilancio, anche tramite una progressività applicazione della norma. Una risposta va data". Il presidente della commissione, Walter Rizzetto (FdI), ha detto che però questa strada è già stata tentata: "Ho cercato di esperire tutte le vie per poter avanzare, anche progressivamente, nel senso delle proposte presentate e che condivido. L’impatto economico è molto elevato, e quindi cercheremo delle coperture. Anche se indubbiamente l’importo necessario è decisamente elevato".

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