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Le critiche delle Regioni alla revisione del Pnrr: “Dubbi sulle risorse, rischio di blocco cantieri”

La Conferenza delle Regioni ha approvato un documento molto critico verso il progetto di revisione del Pnrr, varato dal governo. L’elenco delle rimostranze è lungo e riguarda molti capitoli, dalla sanità al Meridione. Soprattutto, i governatori lamentano la mancanza di certezze sui fondi per finanziare le opere eliminate dal piano europeo.
A cura di Marco Billeci
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Finanziamenti incerti, target assenti, errori, mancanza di condivisione. Il documento che racchiude le osservazioni della Conferenza delle Regioni al progetto di modifica del Pnrr varato dal governo getta una luce fosca sul lavoro di Raffaele Fitto, il ministro con la delega sul piano. E colpisce che ad affondare il colpo sia  un organismo guidato da un uomo di centrodestra, il presidente leghista del Friuli Massimiliano Fedriga. E composto a schiacciante maggioranza da governatori espressi dalla coalizione che sostiene l'esecutivo Meloni.

Il testo – approvato dalla Conferenza delle Regioni mercoledì 2 agosto, che Fanpage.it ha potuto visionare – si apre con una critica di metodo. Come già accaduto per la stesura del Piano di Ripresa e Resilienza, i governatori lamentano di non essere stati coinvolti nella definizione del documento del governo che contiene le proposte di modifica del piano. Per questo motivo, scrivono, "appare quanto mai opportuno e urgente un confronto" con l'esecutivo. Anche perché, si spiega, le Regioni hanno in capo la gestione una larga fetta dei fondi di Sviluppo e Coesione, su cui dovrebbe confluire una buona parte dei progetti stralciati dal Pnrr.

L'allarme delle Regioni

I governatori chiedono chiarimenti sulle fonti di finanziamento sostitutive, per le opere eliminate dal piano di Ripresa e Resilienza, nonché sui tempi di individuazione delle coperture. Con un riferimento particolare, appunto, all'impiego dei fondi di Coesione. Poi lanciano l'allarme, sui possibili effetti della sostituzione delle risorse europee con quelle del bilancio nazionale. In particolare vengono segnalati tre tipi di problemi: le ricadute sul debito già alto del Paese; il rischio del blocco dei cantieri, senza la certezza dei finanziamenti;  l'impossibilità  per le autonomie speciali di accedere a fondi statali, non a loro destinati.

Nel documento delle Regioni si esprime anche un certo scetticismo sul fatto che le modifiche al Pnrr rispettino gli impegni assunti verso il Sud Italia. "Non risulta evidente – si legge – in che misura la riprogrammazione proposta abbia effetto in termini dell’obbligo normativo di destinare almeno il 40 percento delle risorse alle Regioni del Mezzogiorno". E si teme anche che lo spostamento dei progetti del piano europeo ai fondi di Sviluppo e Coesione possa scardinare anche la ripartizione di questi ultimi, paventando una sforbiciata alle risorse regionali, in particolare quelle del Meridione, rispetto alle amministrazioni centrali.

Qualche perplessità emerge anche sul REpowerEU, il nuovo capitolo del Pnrr, dedicato all'energia. I presidenti di Regione mettono in dubbio la possibilità che gli interventi sul patrimonio pubblico previsti dal Repower si concludano entro agosto del 2026 (data ultima per l'attuazione del piano), dovendo partire da zero. A fronte di questo, si chiede di chiarire i motivi del "taglio di procedure già avviate, che comunque prevedevano investimenti di non corposa entità".

Dall'università alla sanità, le critiche dei governatori

Finita la parte di osservazioni generali, il documento della Conferenza delle Regioni passa ad analizzare le proposte del governo, sulla revisione dei singoli progetti del Pnrr. Ed è tutta una sfilza di precisazioni e doglianze, tra errori di analisi, nessuna indicazione sui finanziamenti alternativi, assenza di chiarezza sui nuovi obiettivi da raggiungere. Solo per fare qualche esempio, si rimarca come la previsione di cancellare dal piano 6,5 miliardi circa di investimenti in rigenerazione urbana e per le aree interne manchi di precisare "le fonti nazionali alternative e le tempistiche di copertura", per le opere stralciate. Questo, viene spiegato, "può avere un impatto rilevante sui tempi di attuazione degli investimenti, per gli appalti già assegnati".

Ancora, si segnala l'assenza di finanziamenti aggiuntivi, che pure erano stati richiesti, per il potenziamento delle linee ferroviarie regionali, così da assicurare il completamento delle opere. Si lamenta la mancanza di una definizione di nuovi target di popolazione e imprese da raggiungere con il 5G, nelle aree più svantaggiate del Paese, a seguito del ridimensionamento degli obiettivi sui chilometri quadrati da coprire.

Per quanto riguarda  il capitolo dell'università, si scrive nero su bianco che è falso quanto affermato nel progetto di revisione del Pnrr, preparato da Fitto, secondo cui la domanda di borse di studio per l'accesso agli atenei sarebbe risultata inferiore all'offerta. Al contrario, si spiega, nell'anno 2022/2023, si è registrato un numero persone idonee maggiore di quelle che hanno beneficiato della sovvenzione.

Inoltre, "il forte incremento del valore delle borse di studio e l’introduzione di maggiorazioni per specifiche categorie di soggetti" ha impedito a diverse Regioni di innalzare le soglie Isee, sotto le quali sarebbe stato possibile accedere alla borsa, come previsto da un decreto ministeriale del 2021. Altrimenti, il numero di idonei esclusi sarebbe stato ancora maggiore. Per questo motivo, le Regioni chiedono di non definanziare la misura, ma anzi di mettere almeno altri 900 milioni sul capitolo, fino al 2026, per raggiungere gli obiettivi del Pnrr.

Una parte della relazione è dedicata alla Sanità. A causa dell'aumento dei costi delle materie prime, il governo ha stimato che non si potranno realizzare, entro il 2026, 414 delle 1350 Case della Comunità previste; 96 Ospedali di Comunità su 400; 76 Centrali Operative Territoriali (COT) su 600. A fronte di questa decisione, le Regioni chiedono che lo stanziamento di 6 miliardi – previsto dal Pnrr per la sanità – rimanga invariato. E sottolineano la difficoltà procedurali per realizzare le strutture che verranno cancellate dal Pnrr, con altre tipologie di fondi dedicati alla salute, che in molti casi sono già stati programmati per diversi interventi.

Il catalogo delle critiche dei governatori al progetto di revisione governativo del Pnrr continua ancora a lungo: dalle misure contro il dissesto idrogeologico a quelle per l'inserimento al lavoro. Nei prossimi giorni, il presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga si confronterà con il ministro Fitto. Considerando che anche i Comuni sono sul piede di guerra, non sarà facile placare le inquietudini degli enti locali, sul destino del Pnrr.

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