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L’annuncio di Tria: “Gli 80 euro resteranno con un altro nome, magari diventeranno 90”

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, assicura che gli 80 euro, il cosiddetto ‘bonus Renzi’, rimarranno, anche se potrebbero cambiare nome nel piano di rimodulazione fiscale allo studio del governo, con l’obiettivo di introdurre anche la flat tax: “Potrebbero avere un altro nome, ma magari anziché 80 diventeranno 90”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Gli 80 euro non si toccano. Al massimo potranno cambiare nome e diventare 90, ma la misura introdotta dal governo Renzi (e per questo chiamata spesso ‘bonus Renzi’) non si tocca. Ad assicurarlo, intervistato da Sky Tg24 nella trasmissione Il Confine, è il ministro dell’Economia Giovanni Tria: in un’eventuale revisione degli 80 euro “non ci sarà una perdita” per i beneficiari di questa misura, che potranno sì “essere coinvolti” ma saranno “coperti”. Il ministro dell’Economia spiega che in effetti gli 80 euro potrebbero “avere un altro nome, ma magari anziché 80 diventeranno 90”. Tria ironizza: “Gli 80 euro di Renzi sono una specie di mito”. Eppure sembra ritenere che questo bonus sia intoccabile e che per questo il beneficiario “non li perderà”. Comunque, gli 80 euro rientreranno in nuovo disegno fiscale che comprenderà anche la flat tax tanto cara alla parte leghista del governo.

Tria parla anche delle clausole di salvaguardia e assicura che il governo sta lavorando nel tentativo di disinnescarle per evitare l’aumento dell’Iva nel 2020. “Ci sarà un deficit molto contenuto, quello che serve all’economia italiana”, afferma ancora il titolare di via XX Settembre riferendosi alla prossima legge di Bilancio. Deficit contenuto, quindi, ma anche la possibilità di scongiurare l’aumento dell’Iva, sembrano i due obiettivi di Tria per la prossima manovra.

C’è poi il tema delle dismissioni, su cui l’esecutivo lavora ma per il momento “non ci possono essere indiscrezioni perché coinvolgono aziende quotate sul mercato, non sappiamo se raggiungeremo quella quota”, con riferimento ai 18 milioni previsti come obiettivo per il 2019. Per Tria, comunque, “è un lavoro importante e bisogna stare attenti agli effetti finanziari e che non ci sia un abbassamento del rendimento a lungo termine”.

Sulla questione del salario minimo, invece, il ministro dell’Economia spiega che “non è che deve pagarlo lo Stato, si può pensare a una fase transitoria ma non è lo Stato che deve coprire il salario minimo per le imprese private”. Inoltre, Tria mette una “pietra tombale” sui minibot, proposti dalla Lega. Infine, “non è mai stato sul tavolo” neanche l’ipotesi di una Italexit.

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