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Cambiamenti climatici

La sfida dei movimenti climatici per il 2024: bloccare tutto, ma per davvero

I movimenti climatici hanno di fronte per il 2024 due grandi sfide: misurare l’efficacia delle loro azioni di disobbedienza civile (in altri paesi hanno funzionato per ottenere risultati concreti), e allargare la mobilitazioni con grandi manifestazioni di massa. Di fronte alla crisi climatica non ci possiamo permettere che la protesta diventi solo una liturgia.
A cura di Valerio Renzi
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Non voglio fare la parte di chi "dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio”, ma credo che è ora per i movimenti climatici italiani di aprire una seria riflessione anche insieme a chi li guarda con simpatia o li sostiene. In Italia Extinction Rebellion nasce nei primi mesi del 2019. Il primo blocco stradale di Ultima Generazione è del 2021. Il 20 agosto del 2018 Greta Thunberg dà vita al primo sciopero per il clima. A dicembre 2018 i primi scioperi Fridays For Future arrivano in Italia e in moltissimi altri paesi.

Negli ultimi cinque anni la nuova generazione di movimenti climatici è cresciuta anche nel nostro paese. Se da una parte Fridays For Future ha contribuito ad allargare la presa di coscienza sulla crisi che stiamo vivendo, costruendo a un'alfabetizzazione di massa delle nuove generazioni e non solo sulle questioni climatiche, dall'altra Extinction Rebellion e soprattutto Ultima Generazione hanno imposto nel dibattito pubblico la questione con le loro azioni. Hanno anche rinverdito alcune pratiche di disobbedienza civile e azione diretta non violenta che non godevano di ottima salute in Italia, e rischiavano di scomparire dal repertorio delle proteste.

Ora credo che sia il momento di aprire una discussione perché ci sono alcuni rischi. Il primo e più evidente è che le proteste (dagli scioperi globali per il clima ai blocchi stradali e alle azioni di disobbedienza) diventino sempre più ripetitive e inefficaci, e che non si riesca mai a promuovere una partecipazione davvero di massa. D'altronde negli ultimi cinque anni le cose non sono migliorate molto, come ci raccontano i dati sulla produzione di combustibili fossili, ms se tra cinque anni le cose saranno meglio di oggi il merito sarà senza dubbio anche dei movimenti di protesta e della loro capacità di estendere la mobilitazione e la sua efficacia, su questo non c'è dubbio.

I movimenti climatici hanno di fronte una doppia sfida da provare a cogliere. Da una parte allargare il consenso nella società e la disponibilità al conflitto e alla partecipazione attiva, e allo stesso tempo non rinunciare alla radicalità dei contenuti e delle pratiche. Come fare? Un buono spunto credo che vengo da quanto accaduto in Olanda. Qui dopo un mese di blocco dell’autostrada per l’Aia, oltre 9.000 arresti e la partecipazione di decine di migliaia di persone, il movimento per il clima ha vinto la sua prima battaglia grazie alla disobbedienza civile bloccando l'estensione dei sussidi ai combustibili fossili. Bloccare le strade va bene, anche lanciare la vernice su luoghi simbolici, ma poi i movimenti collettivi reggono la prova del tempo se si pongono il tema di raggiungere obiettivi e cambiamenti reali, così come XR o Ultima Generazione dicono di voler fare, e agiscono di conseguenza. Il rischio è di diventare autoreferenziali o peggio ininfluenti.

Poi c'è la prova della piazza. Finora le uniche manifestazioni di massa sulla crisi climatica in Italia sono state quelle di Fridays For Future collegate agli scioperi studenteschi. Ma di grandi manifestazioni di altra natura non c'è traccia. I movimenti per il clima devono quindi porsi il problema delle alleanze per raggiungere una certa massa critica, discutendo sul serio con il sindacato e le grandi centrali associative per esempio, per comporre un programma minimo di rivendicazioni. Questo fino a oggi non è avvenuto ad esempio, nonostante esperimenti di convergenza avvenuti a livello locale.

Nel 2024 ci saranno le elezioni Europa, e il bivio è chiaro: da una parte la destra negazionista che vuole cancellare il Green Deal, dall'altra timidi provvedimenti per fare davvero la riconversione ecologica. Le forze socialdemocratiche e green sono deboli, per non parlare di quelle di sinistra, è vero, ma dall'altra parte c'è la certezza che la destra continua a difendere il sistema del fossile. Cosa ne pensano i movimenti climatici? Sono indifferenti a questo?

Proteste radicali e disobbedienza civile, grandi manifestazioni di massa, voto utile nelle urne europee. È possibile tenere insieme tutto questo? Il simbolo di XR è una clessidra, e di tempo ce né davvero poco. Se vogliamo davvero che le cose cambino è necessario che tutti escano dalla loro confort zone: partiti, movimenti, sindacati, associazioni, ma soprattutto te che sei preoccupato dalla crisi climatica, capisci la posta in gioco, ma stai leggendo con scetticismo queste righe pensando che intanto "protestare non serve a niente".

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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