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La nuova Carta Valore: un bonus cultura selettivo che rischia di lasciare indietro i più fragili

Il nuovo bonus cultura, ribattezzato Carta Valore, premia solo i diciottenni diplomati, escludendo un quarto dei giovani: parrucchieri, estetisti, meccanici, elettricisti, pasticcieri, panettieri e giardinieri. Christian Raimo dichiara così a Fanpage.it: “Siamo rimasti al 1967. Misura che divide i giovani e alimenta le disuguaglianze”.
A cura di Francesca Moriero
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Nelle pieghe della bozza della legge di Bilancio 2026, approvata dal governo e appena bollinata dalla Ragioneria dello Stato, è ricomparso un nome familiare: il bonus cultura. Tre anni fa, la sua cancellazione era sembrata definitiva. La stessa premier Giorgia Meloni lo aveva liquidato come un privilegio indiscriminato, inutile e costoso: "Non ha senso — aveva detto — che anche i figli dei milionari ricevano 500 euro dallo Stato per comprarsi un libro o andare al cinema". Oggi, però, quel bonus torna, con un nome nuovo e un'impostazione che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe renderlo più mirato. Si chiama Carta Valore e, come allora, promette di "sostenere i giovani nell'accesso alla cultura". Sulla carta l'idea è certo nobile: incoraggiare i diciottenni a scoprire libri, musei, cinema, musica, corsi di lingua e teatro. Ma nei dettagli, la misura si rivela più selettiva di quanto sembri.

Chi resta dentro, chi resta fuori

A differenza della vecchia 18App, che era accessibile a tutti i neomaggiorenni, la nuova Carta Valore introduce un requisito fondamentale: per accedervi è necessario aver conseguito un diploma di scuola superiore entro l'anno in cui si compie il diciannovesimo anno di età. Pur eliminando il precedente vincolo legato al reddito, la Carta Valore impone quindi un criterio di merito, escludendo automaticamente chi non ha completato il percorso scolastico nei tempi stabiliti, come chi ha lasciato la scuola prima, chi ha dovuto ripetere un anno o chi ha scelto un percorso di formazione professionale triennale.

In numeri, significa che circa un quarto dei giovani italiani non potrà accedervi. Secondo i dati Invalsi, il 73,4% degli studenti conclude le superiori in cinque anni. Il 10,4% viene bocciato, il 9,4% abbandona del tutto, e un altro 5-6% sceglie percorsi regionali di formazione: parrucchieri, estetisti, meccanici, elettricisti, pasticcieri, panettieri e giardinieri, coloro insomma che hanno conseguito una qualifica professionale, ma non il diploma di scuola superiore, pur avendo studiato e ottenuto una qualifica, resteranno esclusi dal beneficio. E così la nuova carta, pensata per "valorizzare i giovani", finisce per premiare solo chi è riuscito a restare dentro il percorso lineare della scuola. Tutti gli altri, tutti quelli che la scuola ha perso per strada, gli studenti più fragili, quelli che faticano o che devono iniziare a lavorare presto, restano ai margini.

"Questo governa odia i giovani, è chiaro. Usa nei loro confronti repressione, paternalismo, mancette selettive", ha detto così a Fanpage.it Christian Raimo, docente, scrittore e attivista: "L'ultima evidenza è nel ritorno del bonus cultura che dovrebbe essere in finanziaria. Era stato tolto dallo stesso governo all'inizio del suo mandato. Sarà ripristinato per i 19enni, ma solo per una parte. Non quelli che hanno mollato scuola, non quelli bocciati, non quelli che hanno fatto corsi triennali per parrucchiere o meccanico. È una misura così mal pensata, iniqua, che mostra davvero una volontà ideologica in questo governo: dividere anche tra i giovani tra cittadini e non cittadini, cittadini di serie a e di serie c. Già l'ostilità allo ius soli e allo ius scholae, il 4+2 per i professionali che è solo un 4 invece di 5".

Raimo ha poi concluso: "Quando si parla di merito si parla di selezione, privilegio, riproduzione delle disuguaglianze. Siamo rimasti al 1967, quando in Lettera a una professoressa Don Milani e i ragazzi di Barbiana scrivevano: ‘Ancora sostenete che dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri'".

Gli esclusi invisibili

In Italia, quasi il 10% dei giovani tra i 18 e i 24 anni abbandona la scuola senza un diploma: si chiamano ELET, "Early Leavers from Education and Training". Le statistiche raccontano chi sono: vivono più spesso al Sud o nelle periferie delle grandi città, in famiglie con redditi bassi o in contesti di immigrazione recente; la maggior parte di loro ha incontrato difficoltà scolastiche precoci, faticato a trovare un senso nello studio, si è arreso; ragazze e ragazzi che, forse più di altri, avrebbero bisogno di un sostegno culturale, di un'occasione per riavvicinarsi al sapere e alla curiosità. La Carta Valore non parla a loro.

Una misura insomma che dovrebbe essere pensata per includere rischia ora di escludere proprio i più fragili, quelli per cui un biglietto al cinema o un libro in più possono davvero fare la differenza. La nuova Carta Valore finisce così per legarsi non solo al merito scolastico, ma anche, e forse soprattutto, alla fortuna di nascere nel contesto giusto: una famiglia stabile, una scuola capace di accogliere, un ambiente che offre opportunità invece di ostacoli.

Un bonus ancora da definire

Al momento, del nuovo bonus si conoscono solo i contorni: il budget complessivo è fissato a 180 milioni di euro, ma l'importo individuale non è ancora stato deciso: potrà variare di anno in anno, in base a un decreto del Ministero della Cultura insieme al Mef e al Ministero dell'Istruzione e del Merito. Le spese ammesse restano quelle di sempre: biglietti per cinema e teatri, libri, abbonamenti digitali, strumenti musicali, corsi artistici o linguistici. Gli editori e gli operatori culturali accolgono la notizia con soddisfazione, dopo anni difficili in cui la chiusura della 18App aveva pesato sulle vendite di libri e biglietti. Ma molti osservatori sottolineano una contraddizione: se la cultura è davvero un diritto, non può essere riservata a chi ha già vinto la sua battaglia con la scuola.

In un Paese dove la lettura, il teatro e la musica restano appannaggio delle famiglie più istruite, il rischio è che, ancora una volta, la cultura diventi una linea di confine sociale.

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