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La manovra Monti divide il mondo politico (tanto per cambiare)

Il Governo Monti presenta la Manovra economica. Soddisfatto Alfano, freddo Bersani, durissima la CGIL. Ennesimo provvedimento lacrime e sangue. Ma davvero gli italiani si aspettavano questo?
A cura di Rocco Corvaglia
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Manovra Governo Monti

Ieri il Governo Monti ha definito la tanto attesa Manovra economica, con il decreto salva Italia, che dovrà mettere a posto i conti e, possibilmente, rilanciare la crescita per evitare la recessione. Si tratta di una Manovra corposa, articolata, del valore complessivo di circa 30 miliardi di euro. Nello specifico si tratta di dodici miliardi di euro di tagli alle spese e diciotto miliardi di euro derivanti da nuove entrate. Tra i provvedimenti che fanno parte della manovra: ritorna l' ICI sulla prima casa, aumento dell' IVA dal 1 settembre 2012 del 2% (si arriva dunque al 23%), interventi sul sistema previdenziale (passaggio al modello contributivo dal 1 gennaio 2012, aumento dell'età pensionabile), tagli agli Enti locali, tassa sul "lusso", tagli parziali ai costi della politica.

Non vi è traccia invece della tanto discussa imposta patrimoniale.

Ovviamente la manovra Monti ha dato subito luogo ad un turbinio di commenti, di apprezzamenti e di critiche da parte del mondo politico e dei rappresentanti delle parti sociali. Molto tiepida la reazione del Segretario del PD Pierluigi Bersani: "Una manovra molto dura che non risponde del tutto ai nostri criteri di equità. Lavoreremo affinché l’equità sia ancora più forte perché se qualche passo è stato fatto, non risponde del tutto alle nostre aspettative". Traspare evidente il malumore di Bersani che non vede ricambiata nei provvedimenti della Manovra la fiducia che, più o meno a scatola chiusa, il suo partito aveva elargito al governo Monti. Bersani si era speso affinchè la Manovra fosse improntata al criterio dell'equità sociale soprattutto per due ordini di ragioni. Da un lato per segnare il passo rispetto all'esperienza berlusconiana che della tutela della classi più agiata aveva fatto un marchio di fabbrica, dall'altro per tenere a freno i crescenti malumori che venivano dall'ala sinistra del partito (vedi caso Fassina). A seguito della manovra diventerà ancora più difficile per Bersani, al di là delle formule retoriche sulla necessità di "fare di più", riuscire a coniugare il sostegno al Governo Monti con la tenuta unitaria del partito.

Soddisfazione espressa, invece, dal segretario del PDL Angelino Alfano: "Il “no” all’aumento dell’Irpef vuol dire che è passata la nostra impostazione per non colpire i soliti noti. Di questo sono contento". Più che un'analisi sulla sostanza dei provvedimenti la dichiarazione di Alfano sembra essere una sottolineatura di carattere eminentemente politico-tattico sulla necessità "vitale" da parte del governo Monti di tener conto delle indicazioni del PDL, altrimenti…

Durissima la reazione della CGIL. La Camusso parla di una Manovra "socialmente insopportabile". Per il leader della CGIL il Governo cerca "di fare cassa sui poveri del  nostro Paese". Le critiche del maggiore sindacato italiano sono rivolte, in special modo, a quella parte della Manovra che riguarda il sistema previdenziale. Inaccettabile per la Camusso il blocco della rivalutazione delle pensioni (le pensioni non saranno più rivalutate rispetto all’inflazione, a eccezione di quelle al di sotto dei 960 euro mensili), mentre l'aumento dell'età pensionabile viene considerato come "allungamento insostenibile per tanti che si troverebbero sconvolte le prospettive di pensione e molto incrementati gli anni di lavoro". Anche il segretario della CISL Bonanni ritiene che la Manovra "grava solo su lavoratori e pensionati".

Come dire: siamo alle solite. Il Governo Monti, che pure era stato accolto come il Governo della "liberazione" da tanta parte del mondo politico-sociale italiano, alla prima battuta incontra le critiche proprio di quel mondo che non vede per niente rappresentati i propri interessi e che anzi si sente (a ragione o a torto) ancora una volta penalizzato. Monti aveva preannunciato che la politica economica del Governo si sarebbe mossa lungo il binario costituito dal binomio rigore-equità. Ebbene, a fronte della Manovra economica, appare evidente come il tema del rigore sia estremamente presente e come manchi invece il tema dell'equità. Certo, la cosiddetta tassa sul lusso sembra andare in questa direzione ma, francamente, più che una impostazione strutturale sembra essere uno specchietto per le allodole. La tassazione (parziale) dei capitali rientranti in Italia tramite lo "scudo fiscale" è sicuramente un elemento positivo ma, da una personalità come Mario Monti tanto attenta alle regole ed alla trasparenza , ci si aspettava qualcosina in più su questa questione.

Ad ogni modo va riconosciuto che il Governo Monti ha dovuto lavorare per la definizione della Manovra in un contesto veramente complicato. Da un lato i tempi risicati, dall'altro la necessità di tener conto delle indicazioni europee di certo non hanno consentito un amplissimo spazio di manovra. Resta il fatto però che un Paese in preda ad una crisi senza precedenti si sarebbe aspettato un provvedimento teso in via generale all'abbattimento delle troppe ed intollerabili disuguaglianze economiche.

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