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Guerra in Ucraina

La linea morbida della Lega e di Salvini sulle sanzioni alla Russia

La Lega e Matteo Salvini ripetono che le sanzioni non sono la strada migliore per contrastare le operazioni di Putin nel Donbass, ma servirebbe la diplomazia. Il leader del Carroccio chiede che non si rischi di penalizzare l’Italia con contro-sanzioni, ma non è un segreto il suo rapporto con il presidente russo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Mentre l'Unione europea vara compatta le sanzioni contro la Russia di Putin, in Italia c'è chi non è molto convinto. La Lega e Matteo Salvini sono stranamente taciturni sulla questione. Il leader del Carroccio ha aggirato l'argomento più a lungo possibile e poi, quando i cronisti gli hanno posto – in diverse occasioni – domande dirette, è stato molto cauto: "Le sanzioni contro la Russia sono l'ultima delle soluzioni, anche perché non vedo quali interessi abbia la Russia a scatenare un conflitto, perché la situazione della pandemia ha danneggiato tutti", è la linea del segretario leghista. Molto diversa da chi chiede a gran voce una reazione forte dell'Unione europea alle mosse di Putin, che ha ordinato alle sue truppe di entrare nel Donbass e ha riconosciuto le due repubbliche separatiste filorusse.

Non è un segreto che Salvini abbia sempre strizzato l'occhio a Putin e in generale appoggi la politica della Russia e del suo presidente. Gli attestati di stima non sono mancati, così come nessuno ha mai nascosto che la Lega e il suo leader siano un punto di riferimento per Putin in Italia. Quello che, fino a qualche anno fa, era stato Silvio Berlusconi (e infatti, anche da Forza Italia, nessuno preme l'acceleratore sulle sanzioni). Insomma, Salvini è in una posizione difficile. Schierarsi dalla parte del presidente russo in questa fase non è chiaramente possibile, ma di certo non sarà lui a forzare la mano sulle sanzioni dure che, ad esempio, chiedono Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.

Ieri sera Salvini ha parlato nuovamente delle sanzioni, aggiungendo: "Io tifo per la pace e il dialogo. Se c'è un'alleanza che fa una scelta, se siamo membri di quella alleanza sosteniamo quella scelta ma che non sia l'Italia l'agnello sacrificale perché nelle scorse sanzioni contro la Russia qualcuno ha guadagnato e qualcuno ha perso". Le sanzioni, così, non sono più l'ultima alternativa possibile. Ma attenzione: "Spero che non ci sia bisogno di sanzioni, anche perché sanzioni chiamano contro-sanzioni". Sempre dalla Lega, ha parlato il senatore e sottosegretario alla Politiche agricole Gian Marco Centinaio: "Sono preoccupato delle conseguenze delle sanzioni alla Russia per la nostra economia – ha dichiarato questa mattina – Già in passato hanno fatto male al Paese. Non sono lo strumento per ottenere risultati che invece si dovrebbero ottenere con la diplomazia. Tra l'altro, mi dispiace prendere atto che gli stessi che invocano questo tipo di iniziativa, sono gli stessi che poi denunciano l'innalzamento dei costi delle materie e di quelli dell'esportazione. Qualcosa non torna".

Al Parlamento europeo, intanto, la Lega attacca l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, per via del tweet – poi cancellato – pubblicato ieri: "Chiarisca sul suo imbarazzante tweet ‘niente più shopping a Milano, feste a Saint Tropez, diamanti ad Anversa' e sul perché lo abbia successivamente rimosso – scrive Marco Zanni in una nota – Non è la prima volta che, nei riguardi della questione tra Russia e Ucraina, Borrell commette leggerezze e tutti quanti abbiamo ancora vivido il ricordo dell'umiliazione da lui subita a Mosca, maltrattato dal ministro Lavrov". E ancora: "Borrell si dimostri adeguato al suo ruolo o si faccia da parte". L'episodio è stato citato anche da Salvini, che su Facebook ha scritto: "Per il capo della politica estera dell’Unione Europea, le sanzioni contro la Russia servono a bloccare lo shopping dei russi a Milano e i loro party a Saint Tropez… Siamo al ridicolo. O forse al tragico".

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