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La decisione dei giudici sui “due papà” e le nuove famiglie che non possiamo ignorare

Alla decisione della Corte d’Appello di Trento sono seguite diverse polemiche. L’unico vero effetto del provvedimento è stato dare forma legale all’esistente: due bambini di sei anni cresciuti da due uomini che adesso possono anche davanti alla legge chiamare “papà”.
A cura di Claudia Torrisi
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Due giorni fa è stata diffusa la notizia della decisione della Corte d’Appello di Trento con cui è stata riconosciuto per la prima volta in Italia legalmente lo status di genitore di due gemelli nati grazie alla gestazione per altri anche al partner che non ha alcun legame genetico con i bambini. Per i giudici, sostanzialmente, i due uomini sono entrambi padri, riconoscendo l'efficacia di un provvedimento stranieri che stabiliva l'esistenza di un legame genitoriale tra i due bambini nati negli Stati Uniti con la Gpa e il padre non biologico.

Secondo l'Associazione Articolo 29, che ha diffuso il provvedimento, "si tratta di una pronuncia di assoluta rilevanza, in quanto per la prima volta un giudice di merito applica, in una coppia di due padri, i principi enunciati dalla Corte di cassazione, con la sentenza n. 19599/2016, in tema di trascrizione dell’atto di nascita straniero recante l’indicazione di due genitori dello stesso sesso". La decisione ha creato grande soddisfazione tra le associazioni per i diritti omosessuali. Famiglie Arcobaleno, "in assenza di leggi chiare" si augura ora "che tutti i tribunali d’Italia seguano la stessa strada, l’unica che al momento possa garantire i nostri figli e le nostre figlie"; mentre il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo ha auspicato un incontro tra il presidente del Consiglio Gentilonie i papà gay, sarebbe "un bel segnale di civiltà che l’Italia manderebbe al mondo".

Sostanzialmente la Corte, riconoscendo il certificato di nascita di un altro Stato attestante la doppia paternità, ha sancito che  non è accettabile stabilire la paternità solo seguendo il paradigma genetico/biologico e che la  volontà di cura prevale sul legame biologico. Per la sentenza è da escludere che "nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato; all’opposto deve essere considerata l’importanza assunta a livello normativo dal concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole decisione di allevare ed accudire il nato; la favorevole considerazione da parte dell’ordinamento al progetto di formazione di una famiglia caratterizzata dalla presenza di figli anche indipendentemente dal dato genetico, con la regolamentazione dell’istituto dell’adozione; la possibile assenza di relazione biologica con uno dei genitori (nella specie il padre) per i figli nati da tecniche di fecondazione eterologa consentite".

Per l'avvocato che segue la coppia – la cui battaglia legale dura da otto anni – Alexander Schuster, "si tratta di un riconoscimento di genitorialità piena. Ritengo significativo che la sentenza non faccia menzione dell'espressione orientamento sessuale. Il vero problema non è la relazione omosessuale della coppia di genitori, quanto l'idea che vi sia difficoltà a riconoscere ad un uomo, aldilà del suo orientamento, una piena e adeguata capacità di cura e di amore nell'accudire i figli. Questa sentenza va al di là di un una semplice tutela delle coppie gay".

Si dà, quindi, riconoscimento giuridico anche a chi è genitore non biologico di un bambino – che altrimenti per lo Stato non rappresenterebbe nessuno per il figlio. Quello che viene fuori è un concetto piuttosto evidente: l'essere genitore non è necessariamente legato a una condizione biologica, ma alla cura e alla dedizione nella crescita del bambino – l'equivalente del popolare "i figli sono di chi li cresce". Chi mai potrebbe controbattere a un'affermazione del genere?

Marco Gattuso, direttore di Articolo 29 ha spiegato che secondo i giudici le "tecniche di procreazione" cui si sia fatto ricorso all’estero sono indifferenti rispetto "al diritto del minore al riconoscimento dello status filiationis nei confronti di entrambi i genitori che lo abbiano portato al mondo, nell’ambito di un progetto di genitorialità condivisa". Ecco, proprio quello delle "tecniche di procreazione" è il nodo che ha creato le polemiche: la sentenza, infatti, ha riportato alla luce il dibattito sulla maternità surrogata – che aveva tenuto banco per mesi durante la discussione in Aula della legge sulle unioni civili, quando praticamente mezzo Parlamento si era messo sulle barricate contro la stepchild adoption.

Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha parlato di "egoismi degli adulti sulla pelle dei bambini"; Forza Italia ha detto che il "Parlamento italiano ha abdicato alle proprie responsabilità e la conseguenza è una supplenza dei giudici che comporta decisioni spesso in contrasto tra loro" e Giorgia Meloni ha sostenuto che la magistratura in questo modo aggira la legge, non la applica. All'elenco non poteva mancare Carlo Giovanardi, che ha detto che è che se "un giudice dicesse che sono da assolvere tutti quelli che rubano generi alimentari perché hanno fame": "Due delinquenti si sono procurati un bambino all'estero e sono stati premiati da una sentenza di signori che si sono inventati un principio contrario alla nostra Costituzione, alle nostre leggi, a quanto deciso dal Parlamento".

Il ministro della Famiglia Enrico Costa pure non volendo "entrare nel caso di specie", in un'intervista al Messaggero si è espresso per "rilevare l'equivoco di fondo": "Le leggi ci sono, non deve intervenire la giurisprudenza con sentenze che già in passato ho definito creative per colmare i vuoti. Sostenere questo principio per il Parlamento italiano è una questione di orgoglio. Non c'è nessuna inerzia. E lo dico da parlamentare non da ministro". Più in generale per Costa – e sempre "senza fare riferimento ad un caso piuttosto che ad un altro" – "se vi sono evidenti strappi effettuati dalla giurisprudenza rispetto alla legislazione vigente, è ragionevole che il Parlamento si interroghi se sussistano le condizioni per l'intervento della Corte costituzionale, anche eventualmente attraverso un conflitto di attribuzioni". La stepchild adoption è "stata stralciata perché la maggioranza aveva deciso di non ammetterla. C'era stata una precisa volontà politica di non intraprendere quel percorso. Era un tema divisivo e si è deciso di eliminarla. Se qualcuno pensa che è stata introdotta dalla legge sulle unioni civili si sbaglia. Tant'è che la giurisprudenza ha usato forzature interpretative per farla rientrare valutando solo i casi particolari", ha aggiunto.

Ma se il ministro Costa pensa all'intervento della Consulta, il sostituto procuratore generale di Trento Giuseppe Maria Fontana ha fatto sapere di essere al lavoro su un ricorso alla Corte di Cassazione: "In sostanza in aula mi ero opposto perché il provvedimento giuridico preso dalle autorità canadesi che riconosce la doppia genitorialità, in Italia non può essere riconosciuto per la contrarietà dell'ordine pubblico. Cioé per quel complesso di principi che regolano la normativa del nostro codice". Secondo il pg l'interesse superiore dei minori "era già tutelato anche senza l'intervento prima della Corte d'Appello. E questo per almeno due considerazioni. Uno di loro era riconosciuto papà anche dall'ufficiale di stato civile di Trento che aveva registrato il certificato di nascita emesso in Canada. L'altro era comunque garantito nel suo ruolo dalla nuova legislazione sulle unioni civili".

Dopo lo stralcio della stepchild adoption sul tema si sono pronuniciati praticamente solo i giudici ed è mancato un vero dibattito su come regoalare la posizione di padri, madri e figli senza riconoscimento giudirdico – come se queste nuove famiglie non esistessero. E invece ci sono eccome: basti pensare che dopo la decisione di Trento ci sono altre coppie pronte a fare ricorso. Come spiegato da Andrea Patroni Griffi, docente di diritto costituzionale, al Corriere della Sera, il tribunale si sostituisce al legislatore perché "non può farne a meno. Non può non decidere. Ecco perché il legislatore dovrebbe dare almeno degli indirizzi. È sempre preferibile una regola che poi può essere corretta dalla Corte Costituzionale che questo stato di incertezza. Come diciamo noi: meglio una cattiva legge che nessuna legge".

Il punto vero è che la decisione della Corte d'Appello ha avuto come unico vero effetto quello di dare forma e riconoscimento giuridico all'esistente: due bambini cresciuti da due uomini che adesso possono anche davanti alla legge chiamare "papà".

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