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Crisi di governo 2019

La crisi di governo mette a rischio 380mila posti di lavoro

Con la crisi di governo rischiano di saltare i tavoli sulle crisi aziendali aperti al ministero dello Sviluppo economico: sono 158 e riguardano 220mila lavoratori italiani. A questi ci sono da aggiungere i decreti approvati salvo intese (riguardanti sia i sostegni alle aziende in crisi che i precari della scuola) che potrebbero non vedere mai la luce.
A cura di Stefano Rizzuti
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La crisi di governo comporta incertezza non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello degli effetti concreti sui lavoratori italiani. Tra crisi aziendali e decreti in sospeso, il Sole 24 Ore calcola che i posti di lavoro a rischio siano circa 380mila. A partire dai 220mila lavoratori occupati attualmente nelle aziende in crisi: i tavoli aperti al ministero dello Sviluppo economico sono 158. Poi ci sono da aggiungere i 55mila precari del mondo della scuola; per questi lavoratori, con almeno tre anni di anzianità alle spalle, il decreto approvato salvo intese in Consiglio dei ministri a inizio agosto prevedeva la stabilizzazione. Ma a questo punto il decreto potrebbe saltare, senza un governo che lo approvi in via definitiva. C’è poi il mondo della sanità: metà dei 105mila specialisti del Servizio sanitario nazionale andranno in pensione e a settembre le Regioni dovranno fare il punto con i ministri per un piano straordinario di assunzioni. Ma con la crisi di governo, senza esecutivo e interlocutori per le Regioni l’accordo è a rischio.

Le crisi aziendali

A preoccupare sono innanzitutto le crisi di alcune grosse aziende come Alitalia, Alcoa, Almaviva, Acciai speciali Terni, Blutec, Ilva e Whirlpool. A cui di recente si è aggiunta anche Mercatone Uno. E tra le partite più delicate e che riguardano più da vicino il governo c’è quella di Alitalia: il 15 settembre è prevista la scadenza per presentare il piano industriale con Delta e Atlantia. Il 15%, però, rimane al ministero dell’Economia, motivo per cui sarà fondamentale il ruolo del ministro: è quindi importante sapere se rimarrà lo stesso o cambierà.

In sospeso ci sono anche altre questioni, come quella di Pernigotti: la crisi non è del tutto chiusa, avevano fatto sapere le sigle sindacali. E poi, ancora, c’è l’acquisizione di Auchan e Sma da parte di Conad. Tutte partite che passeranno per il Mise. Altro tema è quello riguardante i sostegni alle aziende in crisi: la bozza di un decreto approvato salvo intese il 6 agosto aveva dato le coperture. E riguardava, per esempio, anche l’ex Ilva, oltre che Whirlpool, Blutec e persino la stabilizzazione dei precari di Anpal servizi (sono quasi 700). Ma non si sa se quel decreto vedrà mai la luce.

I precari della scuola

Un altro decreto approvato salvo intese rischia di saltare. Questa volta riguarda il mondo della scuola e, in particolare, i 55mila precari che hanno alle spalle almeno tre anni di servizio. Questo decreto prevedeva, per loro, la possibilità di ottenere l’abilitazione e partecipare poi a un concorso con 48mila posti disponibili, di cui la metà riservati per questi precari. Infine, sempre nel mondo della scuola, resta in sospeso anche la questione del concorso per 24mila laureati tanto atteso e annunciato da mesi. Le procedure amministrative sono state completate, ma manca ancora proprio il bando che deve essere formalizzato dal ministero dell’Istruzione. E quindi dal ministro.

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