Caso Paragon, la Commissione Ue denuncia lo spionaggio contro giornalisti: “Fatto senza precedenti”

Il caso Paragon finisce nella nuova relazione della Commissione europea sullo Stato di diritto nell'Ue. La Commissione nel suo rapporto ha inserito un passaggio sullo spyware utilizzato per spiare dei giornalisti in Italia, tra cui il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato e il caporedattore Ciro Pellegrino. E ha sottolineato che gli "stakeholder", cioè le associazioni e i soggetti che si occupano di giornalismo in Italia e in Europa (come la Federazione internazionale dei giornalisti, o Ifj) hanno espresso "inquietudine" per la vicenda. Peraltro, il rapporto non tiene conto degli ultimi sviluppi del caso, che hanno chiarito ancora di più quanto sia stato esteso lo spionaggio ai danni di giornalisti.
Cosa dice il rapporto Ue sullo Stato di diritto sul caso Paragon
La Commissione Ue ha analizzato meglio la questione Paragon nel capitolo dedicato all'Italia. Nelle circa venticinque pagine, infatti, si legge che "nel 2025 in diversi Paesi europei, tra cui l'Italia, sarebbe stato utilizzato lo spyware prodotto dall'azienda Paragon", chiamato Graphite. Gli stakeholder avrebbero "sottolineato come l'uso di spyware contro un giornalista fosse un fatto senza precedenti in Italia e costituisse una violazione del segreto professionale e della pertinente legislazione nazionale".
La decisione della Commissione europea è un segnale importante. Il fatto che nel rapporto annuale sullo Stato di diritto venga citato anche il caso Paragon è la conferma che si tratta di uno scandalo di livello europeo. Cosa che le opposizioni e non solo hanno denunciato più volte, ma di cui il centrodestra e il governo italiani non hanno preso atto.
Il caso Paragon finora
Un breve ripasso: dall'inizio di quest'anno è emerso che più di un giornalista in Italia è stato spiato con l'utilizzo di Graphite, un software prodotto dall'azienda Paragon Solutions. Tra di loro, come detto, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino di Fanpage.it. Paragon, però, ha affermato più volte che vende il proprio programma solamente ai governi di alcuni Paesi, alleati degli Stati Uniti e di Israele. Cosa che ha fatto immaginare che l'attività di spionaggio non sia stata svolta da privati, ma da entità governative.
Nel tempo è emerso che i servizi segreti italiani hanno avuto in dotazione Graphite, anche se oggi non è più così perché il contratto è stato rescisso. L'analisi della Commissione Ue, peraltro, si ferma al rapporto del Copasir, la commissione parlamentare che si occupa di tenere i rapporti con l'intelligence.
"Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), incaricato della vigilanza sulle attività dei servizi segreti italiani ha svolto un'indagine in merito e a giugno 2025 ha pubblicato una relazione, approvata all'unanimità, in cui dichiara di non aver individuato alcun uso dello spyware da parte dei servizi segreti ai danni dei giornalisti italiani. Si è comunque riservato il diritto di svolgere ulteriori indagini se opportuno", si legge nel testo.
Quello che la Commissione Ue non ha scritto
In realtà, questa versione dei fatti è già superata. Il Copasir ha, sì, affermato che non c'erano prove di un'indagine dei servizi italiani sul cellulare di Francesco Cancellato (mentre invece gli attivisti dell'Ong Mediterranea Saving Humans, tra cui Luca Casarini, erano effettivamente stati spiati con Paragon dagli 007). Ma poco dopo la pubblicazione della relazione è arrivata la conferma che anche Ciro Pellegrino è stato colpito con Paragon. Altri giornalisti tenuti sotto osservazione con degli spyware, tra cui il fondatore di Dagospia Roberto D'Agostino, hanno fatto denuncia e ora è in corso il lavoro delle Procure di Roma e di Napoli.
Insomma, la Commissione europea ha inserito lo scandalo Paragon all'interno della relazione sullo Stato di diritto ancora prima che gli ultimi sviluppi dimostrassero quanto è stato esteso. Per ora, il governo Meloni non ha fatto altro che ribadire la stessa risposta: non c'è stato nessuno spionaggio, da parte di autorità italiane, nei confronti di giornalisti. Ma non c'è stato alcun serio tentativo, a quanto risulta, di capire chi sia stato a intercettare Fanpage.it e altri giornalisti. Ora il rapporto Ue torna a ribadire l'importanza del caso dal punto di vista politico, in attesa che gli inquirenti procedano sul piano penale.
Alessandro Zan, eurodeputato del Pd e vicepresidente della commissione Libe al Parlamento Ue, ha commentato: “Quella della Commissione è un'analisi formale e dettagliata, con raccomandazioni puntuali all'Italia che smascherano una deriva autoritaria ormai sotto gli occhi di tutti". Il report in particolare "punta l'attenzione sulla libertà di stampa: giornalisti aggrediti, minacciati e spiati con spyware, intimiditi con cause civili e penali mentre la riforma per tutelare le fonti giornalistiche è ferma". Il quadro è "allarmante: noi continueremo a denunciare, anche in Europa", ha concluso Zan.