La Bce fa abbassare le rate dei mutui, ma con i dazi Usa rischiano di risalire: l’economista spiega perché

La Banca centrale europea ha deciso di tagliare ancora una volta i tassi d'interesse di 25 punti base: l'ottava riduzione consecutiva, nel giro di un anno. Oggi il tasso sui depositi – quello che influenza di più le rate dei mutui a tasso variabile – è al 2%, la metà rispetto a giugno 2024. È una buona notizia per chi ha un mutuo a tasso variabile, così come per quelle famiglie e aziende che cercano un nuovo prestito.
E non solo: grazie anche al precedente aumento dei tassi, i prezzi sono tornati a rallentare e oggi l'inflazione è vicina al 2%. "Abbiamo vinto la battaglia contro l'inflazione", ha detto oggi il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy. La presidente della Bce Lagarde ha detto che è arrivata la "fine di un ciclo".
Proprio per questo, secondo alcuni esperti di ieri potrebbe essere stato l'ultimo taglio effettuato dalla Bce per un po' di tempo. Il problema è che ora l'incertezza sul futuro è più alta che mai, almeno dal punto di vista economico, con i dazi di Trump che incombono. Fanpage.it ha intervistato Giorgio Bellettini, professore ordinario di Finanza internazionale all'Università di Bologna, per capire qual è la situazione e cosa succederà.
Chi ci guadagna con il taglio dei tassi e quanto scendono le rate
Partiamo però dal taglio di ieri. Come detto, la Banca centrale europea ha ridotto i suoi tassi d'interesse di 25 punti base per l'ottava volta di fila. "Il beneficio per o consumatori è che ci si aspetta, a seguito di questa riduzione, che anche le singole banche riducano poi il costo dei prestiti fatti a famiglie e o imprese", spiega Bellettini.
In particolare, si parla del "costo degli interessi sul mutui delle case per le case", che "dovrebbe scendere". Di quanto? "È difficile stimarlo con precisione, si può dire che una forbice è tra i 10 e i 27 euro al mese. Quindi a grandi linee in un anno dovrebbero essere tra i 150 e i 320 euro risparmiati, circa. Come dicevo si tratta di una stima indicativa, le somme precise possono cambiare in base alle condizioni delle singole famiglie e delle singole banche".
Per le imprese ci si aspetta un miglioramento, ma fare previsioni è anche più complicato: "Dipende anche dal potere negoziale di ciascuna impresa nel no nel contrattare prestiti con le banche. Gli ordini di grandezza, comunque, rimangono gli stessi".
La situazione, rispetto all'estate scorsa, è cambiata. A giugno 2024, prima che la Banca centrale europea iniziasse i suoi tagli, il tasso sui depositi era al 4%: il doppio di oggi. "Questo non significa che oggi si sono dimezzati i tassi sui mutui, ma il calo c'è stato in modo evidente. Senza dubbio chi contrae un mutuo oggi ha un risparmio non indifferente rispetto a chi ha dovuto contrarlo un anno o un anno e mezzo fa. Allora, con inflazione molto più alta, i tassi erano ben più elevati".
Come siamo arrivati a ‘sconfiggere' l'inflazione
L'inflazione, che misura quanto aumentano i prezzi, a fine 2022 superava il 10% nell'area Euro e il 12% in Italia. Erano livelli che non si vedevano da decenni. Anche grazie all'intervento della Banca centrale europea, che ha alzato i tassi d'interesse, questa percentuale ha iniziato ad abbassarsi. È scesa gradualmente nel corso del 2023, e a fine anno era attorno 3% in media nei Paesi che usano l'euro. Arrivati a metà 2024, quindi, la Bce aveva deciso che era il momento di fare un passo indietro.
Sono seguiti otto tagli dei tassi d'interesse, e oggi l'inflazione è attorno al 2%, il livello a cui la Banca centrale punta. Non a caso, ieri la presidente Lagarde ha detto che "ci stiamo avvicinando alla fine di un ciclo di politica monetaria", quella che rispondeva "a degli shock che si sono sommati l'un l'altro, incluso il Covid, la guerra in Ucraina e la crisi energetica".
Bellettini sottolinea: "Ora l'inflazione è ridiscesa vicino al livello target del 2%. Se dovessimo guardare semplicemente a questo si potrebbe dire, come ha fatto Lagarde, ‘siamo arrivati dove dovevamo arrivare, potremmo fermarci qui'. Ma c'è un problema che mi fa dire che capire cosa succederà non è banale, e un altro passaggio del discorso di Lagarde lo ha sottolineato".
Perché i dazi di Trump complicano le cose
Il problema è l'incertezza sul futuro. In particolare, in ambito economico, nulla è più imprevedibile delle decisioni che arriveranno da Donald Trump sui dazi. "L'amministrazione americana ha introdotto tensioni che stanno creando molta incertezza. Anche perché un giorno sono al 50%, poi calano, poi risalgono. È una questione di difficile previsione".
Per questo, spiega Bellettini, "il messaggio anche più importante che Lagarde ha lanciato è che ha detto esplicitamente: ‘Navigheremo a vista‘. Ovvero, valuteranno volta per volta, quando si incontrano, la situazione i suoi effetti anche sulle prospettive di inflazione".
Il prossimo appuntamento per il Consiglio direttivo della Banca centrale europea è fissato al 24 luglio. A quella data, da poche settimane saranno tornati in vigore i dazi imposti da Donald Trump all'Europa: la data è il 9 luglio. A meno che qualcosa cambi nel frattempo, ad esempio che si raggiunga un accordo tra Usa e Ue. Il fatto è che nessuno sa dire se questo accadrà o meno.
Che conseguenze avranno i dazi e come risponderà la Bce
La crisi dei dazi, dal punto di vista economico, è quasi più imprevedibile delle precedenti anche perché "è estremamente politica". L'analisi dei dati macroeconomici non basta per provare a indovinare gli sviluppi, se Donald Trump si muove sulla base di scelte individuali e non di calcoli economici. Peraltro i dazi "sono già stati aumentati, e anche se non arriveranno a quei valori che sono stati minacciati, comunque avranno una ricaduta negativa sull'economia mondiale ed europea".
In termini di inflazione, l'effetto che i dazi avranno o potrebbero avere "non è affatto chiaro. Potrebbero far calare ulteriormente l'inflazione, o comunque non aumentarla, se l'euro continua a rafforzarsi. Perché a quel punto le importazioni ci costano meno, anche di energia. Oppure potrebbero farla crescere. Ad esempio perché noi europei abbiamo comunque bisogno di importare dei beni dall'estero che, per effetto dei dazi, diventano più costosi".
Senza contare i controdazi che l'Ue potrebbe decidere di imporre: "A quel punto a maggior ragione le importazioni tornerebbero a costare di più". In una situazione simile, "la Bce potrebbe anche decidere di di invertire la rotta e tornare ad aumentare i tassi di interesse". E le conseguenze colpirebbero anche chi ha un mutuo. Se le cose andassero per il peggio, nei prossimi mesi e anni le rate potrebbero tornare a crescere.