Jobs Act, il Governo chiede la fiducia. Tensione nel Pd

Il Consiglio dei ministri ha autorizzato il ministro Maria Elena Boschi a porre la questione di fiducia sul Jobs Act, nonostante la minoranza del Pd avesse chiesto di non farlo. Inoltre il governo sta mettendo a punto il maxi-emendamento sul quale, eventualmente, sarà posta la fiducia direttamente nell'aula di Palazzo Madama. Per la minoranza Pd la decisione di porre la fiducia sul Jobs Act avrà “conseguenze politiche”: a dirlo, questa mattina, era stato Stefano Fassina su Twitter. La fiducia sul Jobs Act è “una scelta sbagliata, un segnale di insicurezza del governo”, così anche Alfredo D’Attorre. Secondo il deputato della minoranza Pd “sarebbe giusto consentire un confronto di merito al Senato ma è chiaro che prevarrà la responsabilità di non far cadere il governo”. Anche Civati aveva avvertito Renzi mentre in serata è arrivato il commento di Gianni Cuperlo sulla decisione del governo di autorizzare la fiducia. Ai microfoni di Sky Tg24, Cuperlo ha detto: “Il Cdm ha autorizzato la fiducia? Dipende su quale testo viene posta, se su quello attuale o, se il testo torna in commissione, su un emendamento che il governo presenta con correzioni su aspetti non marginali”.
Domani Renzi incontra i sindacati
C’è attesa, intanto, per il confronto tra il premier Matteo Renzi e i sindacati previsto per domattina alle 8. Il faccia a faccia sarà sulla riforma del lavoro, sul nodo dell’articolo 18 e sull'ultima questione lanciata da Renzi, quella del Tfr subito in busta paga. La leader della Cgil Susanna Camusso in mattinata ha continuato ad attaccare Renzi paragonandolo alla Thatcher “che non dialoga” e dicendo di essere pronti “al confronto ma anche al conflitto”. Inoltre, a proposito dell’incontro di domani, Camusso ha scherzato: “Mi viene in mente il titolo di una canzone, un'ora sola ti vorrei”. La leader della Cgil ha risposto così ai cronisti che le chiedevano, appunto, un commento sul fatto che l’incontro di domani con Renzi potrà durare al massimo un’ora dato che alle 9 l’appuntamento è con le imprese.
Renzi: “Chiedo ai sindacati di dare una mano”
“Io voglio chiedere ai sindacati se son davvero convinti che il problema è di un altro o se sono d'accordo che anche loro devono dare una mano. Vorrei che i sindacati dessero una mano”, è quanto ha detto Matteo Renzi a “Quinta colonna” su Rete 4. “Se siamo arrivati a questo punto in Italia, la colpa è dei politici, ma c'è una responsabilità diffusa di tanta gente, anche dei sindacati”, così il premier che ha sottolineato che “se c'è un ragazzo della mia età che non si iscrive ai sindacati, è perché hanno perso un po’ di rapporto con il territorio”. Renzi ha parlato anche dell’articolo 18 come di un “totem ideologico che riguarda solo 2500 persone”, ma “rischia anche di esser fonte di incertezza” perché il reintegro dipende dalla decisione del giudice “e le aziende non sanno dove battere la testa, anche le aziende straniere”.