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Jobs Act alla prova del Senato: opposizioni sul piede di guerra, Renzi pronto a forzare

La (contestatissima) seconda gamba del Jobs Act del Governo Renzi approda al Senato. Su contratti, ammortizzatori e articolo 18 si annuncia battaglia.
A cura di Redazione
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Dopo le polemiche e i botta e risposta, approda finalmente nell'Aula del Senato la seconda gamba del Jobs Act, il disegno di legge "deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino dei rapporti di lavoro e di sostegno alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro". Come vi abbiamo raccontato, al testo originario va aggiunto il centrale emendamento sulla nuova disciplina dei contratti (e non solo), che modifica l'articolo 4 (Delega al Governo in materia di riordino delle forme contrattuali) introducendo il contratto a tutele crescenti. Sempre all'interno del disegno di legge delega troverà posto la proposta di "revisione / abolizione" dell'articolo 18, nella versione "anticipata" da Matteo Renzi durante la Direzione Nazionale del Partito Democratico: conferma della piena tutela solo per licenziamenti discriminatori e disciplinari, no al reintegro per i licenziamenti "economici".

Ricordiamo che il disegno di legge delega prevede anche alcuni cambiamenti di grande rilevanza per quel che concerne gli ammortizzatori sociali, con la rimodulazione ed universalizzazione dell'ASpI (l'assicurazione sociale per l'impiego) in modo da tutelare anche i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Un risultato da raggiungere, si legge nel dossier del centro studi del Senato, tramite "l’abrogazione degli attuali strumenti di sostegno del reddito, l’eventuale modifica delle modalità di accreditamento dei contributi ed il principio di automaticità delle prestazioni – principio in base al quale si prescinde dall'effettivo versamento della contribuzione da parte del committente -, e prevedendo, prima dell’entrata a regime, un periodo almeno biennale di sperimentazione a risorse definite".

Resta ovviamente da capire quale sarà lo sviluppo della discussione parlamentare, soprattutto considerando che le risorse che il Governo intende mettere a disposizione per il nuovo sistema di ammortizzatori sociali ammontano a 1,5 miliardi di euro: una cifra giudicata gravemente insufficiente, proprio considerando i tanti segnali negativi che arrivano sul versante occupazionale. Ma soprattutto va seguita con grande attenzione la mobilitazione sindacale sulla questione articolo 18: insomma, la speranza di Renzi di "chiudere in pochi giorni" sembra destinata a restare delusa, a meno che non provi a forzare la mano con lo strumento della fiducia.

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