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Intesa Sanpaolo potrebbe sperimentare la settimana lavorativa corta: 4 giorni in ufficio per 9 ore

La proposta è emersa durante le contrattazioni sindacali sullo smart working. Sarebbe il primo caso in Italia, mentre all’estero la misura è stata applicata in diversi Paesi. L’approvazione definitiva dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
A cura di Luca Pons
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Intesa Sanpaolo ha proposto ai suoi impiegati di lavorare un'ora e mezza in più al giorno, per 4 giorni a settimana, a parità di stipendio. Il carico di ore settimanale, così, passerebbe da 37 e mezzo a 36, con un giorno libero in più. La proposta, non ancora formalizzata ma emersa con i sindacati durante la contrattazione dei nuovi accordi di smart working, sarebbe estesa solo ai dipendenti degli uffici. Impiegati e impiegate potranno poi concordare con l'azienda la propria terza giornata libera, che quindi non sarebbe per forza il lunedì o il venerdì.

Già oggi il contratto collettivo dei bancari (all'articolo 104, comma 4) prevede questa possibilità: 9 ore al giorno, 4 giorni a settimana. Per attivarla, però, serve una contrattazione di secondo livello, cioè tra la specifica azienda e i sindacati di categoria. Le organizzazioni sindacali coinvolte nella negoziazione (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin) hanno chiesto che la settimana corta sia estesa a tutti i dipendenti, anche quelli delle filiali. L'accordo definitivo tra sindacati e Intesa Sanpaolo potrebbe arrivare già domani, mercoledì 12 ottobre.

Esperimenti simili si trovano, per ora, solo all'estero: in Spagna, in Islanda (dove il test è stato condotto su 2500 impiegati), ma anche in Belgio e nel Regno Unito, dove sono state coinvolte 70 aziende di diversi per un periodo limitato e più dell'80% di loro ha detto di voler rendere la modifica permanente. In Portogallo, il Parlamento ha approvato un emendamento per incentivare la settimana corta.

Dove è stata sperimentata, questa misura ha dato solitamente risultati di successo sia per quanto riguarda la qualità della vita dei dipendenti, sia dal lato della produttività. Il modello preso come riferimento da Intesa sarebbe quello del think tank britannico "4 day week global", fondata da Andrew Barnes e Charlotte Lockhart.

"Il personale (con esclusione di quello operante in turni o assegnato a filiali) può richiedere di adottare un’articolazione oraria giornaliera di 9 ore su 4 giorni, con possibilità di variare le giornate lavorate dal lunedì al venerdì, d’intesa con il proprio Responsabile", scrive Intesa nei documenti inviati ai sindacati. L'autorizzazione alla settimana breve "potrà essere concessa solo compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive aziendali". Per approvare (o negare) le richieste, spiega il documento, serviranno fino a tre mesi dal momento in cui si fa domanda.

Una volta concordata dai sindacati, quindi, la misura potrebbe non essere attivata in tutti gli uffici: serviranno alcuni mesi per attivarla, e in ogni caso i responsabili aziendali potrebbero decidere di negarla ai propri dipendenti in base alle "esigenze tecniche, organizzative e produttive".

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