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Intervista a Gianfranco Rotondi: “Governo cadrà, Salvini spaccherà M5S. Ma l’Italia è democristiana”

Intervista a Gianfranco Rotondi che ha lanciato un nuovo progetto: “Non possiamo parlare di un vero e proprio ritorno della Democrazia Cristiana. Perché c’è una grande continuità tra la stagione democristiana, 1943-1994, e la politica successiva. E la continuità si vede sia alla base sia al vertice, perché l’Italia è rimasta sostanzialmente democristiana. È questo il ‘sentiment’ degli italiani”
A cura di Annalisa Cangemi
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Gianfranco Rotondi ha lanciato il suo nuovo progetto: lo scorso 19 dicembre alla Camera è stato presentato il patto federativo programmatico tra i partiti di ispirazione democristiana. È il "primo passo verso la ricostruzione dell'unità della Dc", hanno scritto in una nota lo stesso Rotondi, presidente della federazione Dc, Mario Tassone segretario del Cdu, Giorgio Merlo di Rete Bianca e Renato Grassi, segretario della Dc storica. Con una lista unitaria, la neonata Dc e l’Udc di Cesa si presenteranno insieme per le elezioni in Abruzzo, il prossimo 10 febbraio.

Perché proprio ora si sentiva il bisogno di un ritorno della Democrazia Cristiana?

Non possiamo parlare di un vero e proprio ritorno della Democrazia Cristiana. Perché c'è una grande continuità tra la stagione democristiana, 1943-1994, e la politica successiva. E la continuità si vede sia alla base sia al vertice, perché l'Italia è rimasta sostanzialmente democristiana. È questo il ‘sentiment' degli italiani.

Cosa glielo fa pensare?

C'è una ricerca continua di figure che ricalchino quella che Forlani chiamava la ‘forza tranquilla' della Democrazia cristiana. Il sentiment del ceto medio è proprio la ricerca di quella ‘forza tranquilla'. E per certi aspetti questo spiegherebbe anche il successo di immagine del presidente Conte.

Perché il presidente Conte rappresenterebbe quella ‘forza tranquilla'?

Vede, gli strali contro il governo sono rivolti per esempio verso Matteo Salvini, verso Di Maio, mentre Conte ha una sorta di immunità. Io osservo con attenzione questo fenomeno in rete. Questo Paese è rimasto cattolico, moderato, prudente, amante della conciliazione degli opposti. E se dovessi indicare un politico che più di tutti incarna questi elementi non avrei dubbi a fare il nome del premier Conte. Quello che è mancato dal 1994 a oggi è stato un coro democristiano: la classe dirigente democristiana in questi anni è stata in grado di produrre essenzialmente dei solisti. Ognuno ha cantato la sua canzone, in solitaria. Anch'io posso essere annoverato tra questi, non mi nascondo. Ho guidato, con successo, un mio partito, lealmente sempre federato a Forza Italia, sono stato al governo, ho fatto il possibile. Guardando a diverse biografie, a sinistra e destra, si capisce come tutti siano stati impegnati a completare le proprie carriere piuttosto che a ricostruire la Democrazia cristiana. Ma questo è l'unico merito che ora mi riconosco: senza avere trascurato la mia carriera, perché non sono un ipocrita, non ho mai perso la bussola dei valori e non ho mai abbandonato l'idea di far rinascere il partito.

E Luigi Di Maio è un prodotto di quella stagione politica, come spesso si sente dire?

Di Maio viene da Pomigliano D'Arco, che è forse la migliore palestra di sinistra napoletana. Io credo che le capacità del vicepremier siano più radicate in quell'humus della sinistra pomiglianese, che non nella Democrazia cristiana. Ci tengo a dire però, come ho anche scritto in un libro, io non appartengo ai detrattori di Di Maio, ho grossa stima di lui. È stato un vicepresidente della Camera secondo solo a Pier Ferdinando Casini, che dirigeva l'aula come un maestro dirige la sua classe preferita. Certo, come vicepremier è meno bravo, ma quello è un mestiere più difficile.

Dove ha sbagliato secondo lei?

Il nostro Paese è come un condominio in cui le uscite, i costi fissi, sono già scritti e le entrate non bastano mai. Per questo è difficile governare. Quando c'è un partito che chiede lacrime sudore e sangue allora l'elettorato sa già cosa lo aspetta. Ma questi partiti in Italia non vanno molto di moda. Quando vai al governo e prometti il reddito a chi non ha il reddito, meno lavoro per chi deve andare in pensione, è ovvio che sei destinato a fare una figuraccia.

E secondo lei gli italiani questo l'hanno capito, dato che lei segue i social network? 

Non l'hanno ancora capito, perché quando uno è disperato ti attacchi a qualsiasi cosa. L'Italia non è ancora un malato terminale, ma ha sicuramente una diagnosi molto grave, dal punto di vista finanziario. I cittadini lo sanno che il Paese versa in queste condizioni, ma tendono a farsi illudere. La stagione degli abbagli non è ancora finita.

Salvini prende sempre più spazio a destra, mentre Berlusconi ha detto che il governo durerà fino al 15 gennaio, e intanto ha lanciato l"operazione scoiattolo'…

Io ho molto rispetto verso i parlamentari grillini, sono mediamente persone perbene. Se qualcuno si sposta penso sia per dinamiche interne al Movimento, come avviene in tutti i partiti. Le legislature sono così, si parte con entusiasmo, e poi si conosce la cocente delusione del cinismo della politica. E' possibile quindi che alcuni grillini lungo il percorso cambino collocazione. Ma reputo difficile che riesca la formazione di un nuovo governo. Perché sarà Salvini a sottrarsi.

Che intende?

Non sono un fan di Matteo Salvini. Ma credo abbia un merito: dice in pubblico ciò che dice in privato. Rispetto molto la linearità del suo percorso. Se ci informa pubblicamente che dopo questo governo non formerà maggioranze parlamentari raccogliticce io lo prendo in parola, non mi pare sia una frase tattica. Berlusconi legge però una crisi che è nei fatti. Ha ragione, il governo cadrà, ma a quel punto si va al voto, non vedo un altro governo alternativo all'esecutivo giallo-verde. Non ci sarà un rimpasto, io vedo un'elezione con Salvini che si ritaglierà un ruolo nuovo, facendo un'Opa su M5S e su Forza Italia. Significa che non farà una coalizione, non apparenterà nessuna lista: ci sarà solo la lista Lega per Salvini, lascerà dei posti a Forza Italia e dei posti ai grillini. Immagino un Salvini senza felpa e con il doppiopetto presidenziale che si rivolge ai ministri e sottosegretari pentastellati, proponendogli di spostarsi nelle sue liste, così da aggirare anche la regola del limite dei due mandati prevista dal Movimento. E secondo me a quel punto saliranno tutti a bordo. Da Capitano Matteo Salvini si autopromuoverà generale. Lancerà un'Opa che servirà anche a spaccare il M5S, lasciando la pancia bollente al giovane Di Battista che tornerà a fare gli spettacolini con Grillo, e richiamerà nella sua lista l'ala governista del Movimento.

E voi democristiani?

Mentre Fratelli d'Italia e Forza Italia gli chiederanno, senza successo, di riformare il centrodestra, noi dal canto nostro, siamo culturalmente fuori da uno schema del genere. Ma siamo umili: se cade il governo a gennaio e si vota a maggio, onestamente non possiamo vincere queste politiche. Però possiamo comunque esserci. La Democrazia cristiana cercherà di produrre dalla sua scuola quadri un candidato premier che possa contrastare l'operazione populista di Salvini. Tutti gli indicatori mi dicono che avverrà quanto ho descritto. E in quel caso saremo all'opposizione, sarà forse la volta buona che torna la Dc. Il nostro rilancio è una ‘razionalizzazione' della Dc, ma in funzione di una battaglia politica più ampia. Non pensiamo certo che riunendo tre o quattro sigle possiamo vincere subito. Magari a maggio alle prossime elezioni sarà un bagno di sangue, però almeno abbiamo piantato qualcosa per il futuro.

E se va male alle prossime elezioni in Abruzzo?

Sarà quello il banco di prova, che stabilirà se questo progetto è velleitario oppure no. In una Regione come l'Abruzzo, in cui la Dc ha riscosso sempre successo, più che altrove, bisogna vedere cosa riesce a ottenere un partito che ancora non esiste a livello nazionale, ma che si presenta con il suo simbolo. Lasciamo scegliere agli elettori. Se va male vuol dire che i cittadini non ci considerano un'opzione. Non bisogna mai essere autoreferenziali, la politica deve mantenere un approccio realistico, l'elettorato è sempre sovrano.

Non è una frase che va molto di moda ultimamente. 

Sarei uno sciocco a non riconoscere che i cittadini hanno premiato Matteo Salvini, evidentemente fin ora è riuscito a farsi capire meglio di noi. E lo stesso vale per Di Maio. I suoi avversari lo hanno massacrato perché vendeva bibite allo stadio. Ma queste cose attirano sempre la simpatia della gente. Anch'io da giovane, mentre studiavo, ho fatto il pony express.

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