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Dossieraggi, procuratore Antimafia Melillo: “Gravità dei fatti estrema, Striano non può aver agito da solo”

Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, è stato ascoltato a Palazzo San Macuto in Commissione Antimafia in relazione all’inchiesta della procura di Perugia sui presunti dossieraggi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Si è tenuta oggi pomeriggio a Palazzo San Macuto l'audizione in Commissione Antimafia del Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, in relazione all'inchiesta della procura di Perugia sui presunti dossieraggi. Melillo, a bordo di un'auto, è entrato direttamente nel palazzo senza rilasciare dichiarazioni. "Ho chiesto di essere ascoltato affinché vengano colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di disinformazione, di speculazione e di letture strumentali di vicende che riguardano delicate funzioni statuali. Per tacere delle punte di scomposta polemica che sembrano mirare non ad analizzare la realtà e a contribuire alla sua comprensione e all'avanzamento degli equilibri del sistema ma ad incrinare l'immagine dell'ufficio e a delegittimare l'idea di istituzioni neutrali come la Procura nazionale antimafia e magari anche la Banca d'Italia".

L'inchiesta perugina ruota attorno alla ricerca e divulgazione di informazioni sensibili di decine di politici e vip, osservati indebitamente dal tenente della guardia di finanza Pasquale Striano, mentre quest'ultimo era in servizio alla procura nazionale antimafia. Si parla di centinaia gli accessi abusivi alle banche dati con informazioni sensibili che non avrebbero dovuto essere diffuse.

"L'ufficio che dirigo può dire di avere le carte pienamente in regola, avendo sviluppato azioni di profonda trasformazione del suo operato in piena trasparenza delle scelte, una condizione di credibilità e autorevolezza che governo e parlamento hanno apertamente riconosciuto solo poche settimane fa, con la conversione in legge del decreto sull'impulso investigativo a questo ufficio anche ai crimini cibernetici, di cui la questione di cui stiamo parlando fa parte".

"La gravità delle cose in corso di individuazione nell'inchiesta del collega Cantone" è "estrema. Bisogna sottolineare la complessità estrema della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre non meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati".

"Nella nostra banca dati, lungi dall'essere un mostro onnivoro, si ritrova solo una ridotta percentuale delle segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema finanziario: dal 2018 al 2024 tra l'8 e il 16% di tutte le sos (Segnalazioni di operazioni sospette ndr) generate dal sistema finanziario tramite Uif e Dia" sono entrate nel sistema, ha spiegato il Procuratore nazionale antimafia.

"Il nostro sistema antiriciclaggio è visto con ammirazione da tutto il mondo", ha aggiunto Melillo. "E a questo sistema il mio ufficio partecipa fornendo un contributo importante".

"Le Sos sono strumenti essenziali contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Ed inoltre sono uno strumento fondamentale anche per l'esercizio delle funzioni di impulso e coordinamento investigativo del mio ufficio. Le Sos sono strumenti delicatissimi, contengono dati, notizie e informazioni in grado di profilare chiunque e di rivelare la natura delle nostre relazioni personali e sociali: da questo deriva che l'uso delle Sos deve essere circondato dal massimo rigore delle procedure di accesso e di controllo successivo e deve avvenire nei limiti e all'esclusivo fine dell'attribuzione di ciascuna istituzione coinvolta". 

"Senza tema di smentita, la consapevolezza della delicatezza di uno strumento come quello delle Sos e il rispetto delle regole sin dal primo giorno del mio incarico hanno guidato l'esercizio delle mie responsabilità. Ma non basta enunciare le regole, bisogna monitorarne la quotidiana e concreta attuazione", ha detto ancora Melillo. In ogni caso "la consapevolezza della serietà estrema dei rischi che gravano sull'immagine di trasparenza, correttezza e affidabilità di tutte le istituzioni che gestiscono informazioni riservate – ha sottolineato – credo potrà utilmente contribuire a valutare l'adeguatezza degli attuali strumenti legislativi tecnologici e gli assetti della pubblica amministrazione necessari per assicurare la tutela del segreto d'ufficio e investigativo ma anche la protezione di persone coinvolte dall'eventuale uso abusivo di quelle informazioni e di ogni altro patrimonio informativo, ma anche a tutelare la sicurezza della Repubblica".

"Striano non può aver fatto tutto da solo"

Nel corso dell’audizione Melillo ha affermato che "le condotte attribuite al sottotenente Striano, al di là degli eventuali accertamenti investigativi, mi paiono difficilmente compatibili con logiche di deviazione individuale: è una valutazione mia, ma in passato ho avuto esperienza diretta di dossieraggi abusivi. Non mi pare insomma l'iniziativa di un singolo ufficiale, ipoteticamente infedele: in ogni caso, elemento centrale dell'inchiesta del collega Cantone sarà proprio la definizione della figura e del sistema di relazioni di Striano". 

"Il pm di Roma, dopo aver individuato le impronte digitali di Striano, ha chiesto informazioni al mio ufficio rivolgendosi non direttamente a me, ma a Laudati: da lui ho ricevuto una nota in cui veniva spiegata la condotta del sottotenente, in seguito alla quale non mancai di fare presente che si trattasse di un comportamento incauto", ha raccontato Melillo, riferendo di avere avuto con Striano "un solo colloquio ad agosto 2023, fu lui a chiedermelo. Il nostro incontro durò pochi minuti e si risolse nella mia richiesta di ricevere immediate proposte scritte: queste arrivarono pochi giorni dopo e riguardavano la richiesta di rafforzare la posizione dello stesso Striano all'interno dell'ufficio e l'affidamento del coordinamento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette a un unico magistrato". 

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