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Il Senato pronto a ripristinare i vitalizi: addio al taglio degli assegni per gli ex senatori

Tornano i vitalizi per gli ex senatori: Palazzo Madama sarebbe infatti intenzionato a ripristinare gli assegni vitalizi per chi se li era visti tagliati dopo la delibera entrata in vigore il primo gennaio 2019. Se la decisione dovesse essere confermata, sarebbero più di 700 gli ex senatori a ricevere nuovamente l’assegno pieno.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il taglio dei vitalizi per gli ex senatori presto finirà nel dimenticatoio. Gli ex inquilini di Palazzo Madama dovrebbero tornare a percepire i vitalizi dopo una decisione attesa per febbraio, secondo quanto anticipa il Fatto Quotidiano. Il Senato, infatti, sembra intenzionato a ripristinare il trattamento che era stato tagliato a partire dal primo gennaio 2019 su spinta del Movimento 5 Stelle, che aveva condotto la stessa operazione già alla Camera dei deputati. In sostanza non ci sarà più il taglio con il ricalcolo su base contributiva del vitalizi. La Camera di Consiglio del Senato è convocata per il 20 febbraio, ma la decisione sembra ormai presa.

Chi decide sui vitalizi al Senato

L’organo di giustizia interna del Senato è presieduto da Giacomo Caliendo, ex sottosegretario alla Giustizia con Berlusconi. E, secondo quanto riporta il Fatto, avrebbe già deciso il da farsi. Sono più di 700 gli ex senatori che avevano subito il ricalcolo del vitalizio, presentando poi ricorso. Se il passo indietro del Senato dovesse essere confermato verrebbero a mancare 22 milioni di risparmi, che non ci saranno più perché si tornerà all’erogazione dei vitalizi.

Perché potrebbero essere ripristinati i vitalizi

La commissione avrebbe quindi già deciso di cancellare la delibera del 2018 – approvata dall'ufficio di presidenza guidato da Elisabetta Casellati – perché “si sostanzia in una totale rimozione di provvedimenti di liquidazione a suo tempo legittimamente adottati in riconoscimento e attuazione del diritto assicurato dalle norme allora vigenti e impone, anche dopo più decenni, una nuova liquidazione sulla base di una diversa disciplina che introduce criteri totalmente diversi, con assoluta negazione del legittimo affidamento”. Quell’intervento, inoltre, viene ritenuto “non in linea con gli insegnamenti della Corte costituzionale”. Motivi per cui il Senato potrebbe al massimo pretendere il pagamento da parte dei senatori di un contributo considerato più “ragionevole” rispetto al taglio dei vitalizi e che sarebbe, inoltre, limitato nel tempo.

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