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Il Parlamento elegge 9 membri del Csm, caos sul decimo: è indagato per ‘Ndrangheta

Nella tarda serata di ieri il Parlamento in seduta comune ha eletto nove membri laici del Csm. Sul decimo, Giuseppe Valentino proposto da Fratelli d’Italia, è scoppiato il caos: è indagato in un processo per ‘Ndrangheta.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il Parlamento torna a riunirsi in seduta comune. È tempo di catafalchi e di voto scritto a mano. Nove candidati su dieci vengono eletti, ma sull'ultimo scoppia il caos nella maggioranza e tra maggioranza e opposizione. Il sottile equilibrio trovato per l'elezione di dieci membri laici del Consiglio superiore di magistratura sembra prossimo alla rottura, e un cambio in corsa all'ultimo minuto non basta. È stata una lunga serata a Montecitorio, soprattutto per il centrodestra e per Fratelli d'Italia. Alla fine si è conclusa con una fumata bianca per nove candidati su dieci, mentre per eleggere l'ultimo il Parlamento dovrà riunirsi di nuovo in seduta comune. Non la prossima settimana – come comunicato in un primo momento – ma domani, su indicazione del Quirinale.

Gli eletti sono: in quota Fratelli d'Italia Isabella Bertolini (521 voti), Daniela Bianchini e Rosanna Natoli (519 voti); in quota Partito Democratico Roberto Romboli (531 voti); in quota Lega Claudia Eccher (519 voti) e Fabio Pinelli (516 voti); Enrico Aimi per Forza Italia (517 voti); su indicazione del Movimento 5 Stelle Michele Papa (506 voti); in quota Azione-Italia Viva Ernesto Carbone (399 voti). Non ce l'hanno fatta, invece, Felice Giuffré con 295 voti e Giuseppe Valentino con 194 voti. Ma cos'è successo nella notte di Montecitorio?

Il quarto candidato in quota Fratelli d'Italia era proprio Giuseppe Valentino, penalista calabrese già sottosegretario alla Giustizia nel terzo governo Berlusconi e presidente della Fondazione Alleanza Nazionale. Nel bel mezzo della votazione, però, i parlamentari si sono ricordati che Valentino è indagato in un processo di ‘Ndrangheta dal 2021, tirato in ballo da un collaboratore di giustizia.

Per buona parte dei parlamentari il suo nome è diventato rapidamente inaccettabile, mentre la votazione – di fatto – è proseguita con buona parte del centrodestra che aveva già votato per lui. Così è scoppiato il caos dentro la maggioranza e nell'accordo con l'opposizione. Dopo un'oretta di stop si è deciso di virare su Giuffré, che però a quel punto non aveva più i voti a disposizione per farcela. Poco cambia, Giuffré sarà il candidato su cui il Parlamento in seduta comune si pronuncerà domani, per eleggere l'unico membro laico del Csm mancante.

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