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Il ministro Fitto sul Pnrr: “Ritardi per la terza rata, arriverà una soluzione nelle prossime ore”

Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, è intervenuto al Senato con un’informativa urgente sullo stato di attuazione del Pnrr.
A cura di Luca Pons
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Dopo settimane di esitazioni e polemiche, oggi il ministro per gli Affari europei e incaricato per il Pnrr, Raffaele Fitto, è intervenuto in Senato con un'informativa urgente sul Pnrr. Allo stato attuale, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che permetterebbe all'Italia di ricevere più di 191 miliardi di euro di fondi europei è in ritardo, sia su scadenze passate sia su quelle che si presenteranno a breve. Alcuni progetti inseriti nel Pnrr sono semplicemente irrealizzabili, come il governo ripete da circa un mese.

Terza rata in ritardo, "la soluzione arriverà nelle prossime ore"

"La prima grande questione è stata il raggiungimento dei 55 obiettivi per la terza rata del Pnrr", ha iniziato Fitto. "Il governo Meloni ha trovato 25 obiettivi raggiunti al suo insediamento, nei mesi successivi c'è stato un lavoro intenso sugli altri 30. Dopodiché è iniziata una fase di confronto con la Commissione".

Meloni e Fitto stanno parlando con la Commissione europea per sistemare i problemi riguardanti proprio questi obiettivi, che l'Italia avrebbe dovuto raggiungere entro dicembre 2022. In gioco c'è la terza rata del Piano, da 19 miliardi di euro. La Commissione si è presa due mesi di tempo in più del normale per valutare il lavoro svolto dall'Italia, e questi scadono a fine aprile.

La scorsa settimana il ministro Fitto ha annunciato che due progetti, lo stadio di Firenze e il ‘Bosco dello sport' di Venezia, sono stati esclusi dai finanziamenti europei: "Ho incontrato i sindaci di Firenze e di Venezia, anche perché dal precedente governo i due interventi erano stati considerati un obiettivo raggiunto", ha rivendicato Fitto. "Resterà il problema di questi due interventi, che riguarderà trovare soluzioni condivise" senza fondi europei.

Gli altri due punti problematici riguardano le concessioni portuali e il teleriscaldamento (anche questi gestiti dal governo Draghi, ha sottolineato il ministro). Per entrambe, dovrebbero essere stati raggiunti gli accordi necessari per superare le criticità superate dalla Commissione. Perciò, ha detto Fitto, "si proseguirà nelle prossime ore con l'invio di ulteriore documentazione, e arriverà una soluzione, anche perché sta scadendo" il tempo in più che la Commissione si è presa.

I ritardi sulle scadenze di giugno 2023: "Non è il caso di fare allarmismo"

Intanto, per la prossima scadenza di giugno 2023 ci sono altri obiettivi da rispettare – 27 in tutto – e sul piatto ci sono altri 16 miliardi di euro. Anche in questo caso, ci sono già dei ritardi quasi incolmabili, ad esempio sul piano per l'ampliamento degli asili nido. La soluzione del governo è ritrattare con l'Europa: cambiare alcuni obiettivi, rinunciare ad altri e ridirigere i fondi su interventi più fattibili.

"Non è il caso di fare allarmismo, stiamo lavorando al raggiungimento di questi 27 obiettivi", ha detto Fitto. Il ministro ha fatto un esempio delle modifiche al Pnrr che saranno necessarie: "Il primo è il piano per gli asili nido, che aiuta a spiegare l'importante differenza tra i progetti in essere (quelli che esistevano già prima del Pnrr) e i nuovi progetti. Con i ritardi accumulati finora, sugli asili nido è messo in discussione l'affidamento di tutti i lavori entro il giugno 2023. Eppure, ci sono dei Comuni che hanno la capacità di effettuare gli interventi in tempo, e altri che non lo sono".

Per questo, sarebbe necessario "modificare la scadenza intermedia di affidamento dei lavori (il 30 giugno), per permettere il raggiungimento dell'obiettivo finale", cioè l'utilizzo dei nuovi asili nido "entro la scadenza complessiva del dicembre 2025". L'obiettivo generale deve essere "non è perdere gli interventi, ma capire quanti interventi non riescono a rispettare il target per ragioni oggettive, e quali possono essere oggetto di confronto con la Commissione".

Come vuole modificare il Pnrr il governo Meloni

Il punto è che finora non si sa che cosa il governo voglia cancellare, cosa modificare e cosa aggiungere. Il piano con le modifiche arriverà solo nell'estate: l'esecutivo ha fatto una giravolta dopo aver detto per settimane che la proposta sarebbe stata pronta entro il 30 aprile come richiesto dalla Commissione Ue.

"L'intero programma deve essere oggetto di una revisione costante, per modificare gli obiettivi in corsa in modo da raggiungere l'obiettivo finale", ha ribadito Fitto, anche perché ci sono dati oggettivi come l'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime. "Questo lavoro sugli obiettivi di giugno deve essere un lavoro complessivo per l'intero programma. Il nostro governo deve porsi come scadenza quella del giugno 2026. Per avere adesso il quadro di riferimento e immaginare ora le modifiche necessarie".

Il ministro ha detto che è "indispensabile parlare ora" degli "obiettivi che entro giugno del 2026 non saranno realizzati", ma non ne ha citati direttamente. Per affrontare la revisione del Pnrr, il governo intende usare anche altri fondi europei, come quelli del Fondo di Coesione e del RePowerEu, dato che "l'Unione europea ha immaginato una gestione integrata tra i diversi fondi per i Paesi membri".

La richiesta agli enti locali: "Prendetevi la responsabilità degli interventi da completare"

"Il governo, con tutti i ministeri e le parti coinvolte, sta verificando il livello di avanzamento. Siamo a tre anni e due mesi dalla data in cui il programma deve essere finalizzato. Oggi possiamo comprendere quali interventi non possono essere realizzati e rimodularli, mentre in futuro questo lavoro non potrà essere fatto", ha detto Fitto. Le proposte di modifica del Pnrr saranno fatte "sulla base delle valutazioni fatte con i ministeri e gli altri enti coinvolti nell'attuazione".

"Ci sono enti attuatori che dovranno garantire, assumendosi la responsabilità, la realizzazione degli interventi entro il giugno 2026. A fronte di questa garanzia, dichiarata pubblicamente e ufficialmente, il governo si sentirà molto più tranquillo ed eviterà di trovarsi con il rischio di vedere scaricato su di sé questo eventuale rischio di non realizzazione degli interventi", ha affermato il ministro. Sembra quindi che il governo chiederà agli enti locali – come Regioni e Comuni, ad esempio – di prenderai l'impegno di realizzare alcuni interventi nei tempi previsti, dando a loro la responsabilità in caso di ritardi.

Si tratta comunque di un intervento che, come altri, "il governo non metterà in campo senza aprire al confronto con il Parlamento". Anche perché "nel mese di maggio arriverà la prima relazione semestrale del governo sul Pnrr, che sarà molto specifica e documentata".

La risposta alle critiche al decreto Pnrr: "L'attuazione è iniziata oggi con il Dpcm"

Fitto ha risposto anche alle critiche rivolte al decreto Pnrr, con cui il governo Meloni ha modificato la governance del Piano, cioè la struttura che lo gestisce. C'è stato uno spostamento delle responsabilità dal ministero dell'Economia alla presidenza del Consiglio, e si è data la possibilità a ciascun ministero di rivedere le unità di missione, cioè le strutture interne che si occupano del Pnrr. I ministri potranno nominare nuovo personale nelle unità, un cambio di gestione che richiederà diverso tempo per essere messo in atto.

"Questa mattina è stato firmato il Dpcm che dà attuazione al decreto", ha annunciato Fitto. "Non ci può essere quello che da più parti è stato sollevato come criticità, cioè i ritardi causati dall'attuazione della nuova governance", ha spiegato, "perché questa attuazione non c'è ancora stata, parte oggi". Resta comunque il fatto che i cambiamenti previsti dal decreto richiederanno del tempo per gli adattamenti e, almeno in una prima fase, rallenteranno ancora i lavori.

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