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Pnrr, negoziato per la quarta rata da 16 mld, a rischio gli asili nido. Fdi: “Troppa carne al fuoco”

Mentre sta per arrivare l’ok dell’Ue per la terza tranche di aiuti da 19 miliardi, il governo pensa già alla prossima rata, che vale 16 miliardi. Entro giugno andrebbero raggiunti 27 obiettivi, ma per l’esecutivo sono troppi. Fdi: “Mancano almeno 20mila tecnici”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo lo stralcio dei progetti del Bosco dello Sport di Venezia e dello stadio Franchi di Firenze la trattativa con Bruxelles per lo sblocco della terza tranche del Pnrr da 19 miliardi di aiuti va avanti, anche se ormai è agli sgoccioli. Ieri un portavoce della Commissione europea ha fatto sapere che "I lavori sulla valutazione della terza richiesta di pagamento dell'Italia sono in corso e i nostri servizi sono in stretto contatto con le autorità italiane".

Sabato l'ultima doccia fredda, con i due progetti saltati dal piano: "I servizi della Commissione, infatti, a seguito di un ulteriore approfondimento istruttorio, hanno confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi nell'ambito dei Piani Urbani integrati (PUI) delle rispettive città metropolitane", ha fatto sapere in una nota il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto.

Ora il governo guarda già al negoziato per la prossima rata, la quarta, da 16 miliardi: non è un mistero che l'esecutivo voglia ridiscutere il piano e spendere meno fondi. Prima del prossimo 30 giugno l'Italia dovrebbe raggiungere 27 obiettivi, ma secondo i dati al 31 marzo, ne risultavano raggiunti solo 11 su 12. Senza il raggiungimento dei 27 obiettivi non sarà possibile sbloccare la quarta tranche di aiuti. Secondo La Repubblica ora rischiano di slittare, o essere ridimensionati, due target: gli asili nido e le stazioni di rifornimento a idrogeno. Il quadro comunque potrebbe essere più chiaro mercoledì, durante l'informativa del ministro Fitto in Parlamento.

Per il ministro degli Esteri Tajani nella maggioranza sul Pnrr e la gestione dei soldi c'è una linea unica, non ci sono divisioni: "Seguo la linea di Forza Italia: i fondi del Pnrr vanno spesi tutti. Ma l'Europa deve essere flessibile, visto che la guerra e la pandemia hanno stravolto lo scenario. La linea del governo è chiarissima: i fondi vanno spesi. Non c'è nessun dibattito. Poi è ovvio che ognuno può avere la sua opinione individuale", dice a La Stampa.

Fratelli d'Italia però sembra pensarla diversamente, perché ci sarebbero problemi strutturali che impedirebbero di spendere bene tutte le risorse: "Non dobbiamo sprecare un euro. Il Piano non è un problema, ma una grande opportunità che l'Italia non deve lasciarsi sfuggire. Ma è evidente che è stata messa troppa carne al fuoco senza che fosse chiaro come sarebbero stati spesi tutti questi soldi", sottolinea a ‘La Stampa', il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti.

Per Foti, "non si è tenuto conto di un limite strutturale del Paese", ovvero che "le politiche restrittive europee hanno imposto tagli alla spesa corrente e le assunzioni nella Pa sono state le prime a farne le spese". Le imprese dell'Ance, sottolinea Foti, "dovrebbero gestire circa un centinaio di miliardi di euro, ma già un anno fa dicevano che avrebbero avuto bisogno di almeno 20mila tecnici. Che non ci sono". In ogni caso, aggiunge Foti, "si rinuncia a qualcosa solo quando non ce la si può fare. Partire da un'idea rinunciataria è come sottrarsi a un esame e la politica non può avere paura. Se poi davvero si dovesse verificare una situazione per la quale non riusciamo a utilizzare tutti i fondi, vedremo cosa fare".

Il ministro della Pubblica amministrazione, Palo Zangrillo, in una intervista a "Libero" spiega che "il Pnrr che abbiamo ereditato era stato concepito in un contesto molto diverso: non c'erano la guerra, l'inflazione a due cifre, la crisi delle banche. Abbiamo ripensato la governance del Piano per renderla più efficace. Con la Commissione europea stiamo dialogando per condividere una rimodulazione dei progetti che tenga conto del mutato contesto. Penso che entro l'estate arriveremo ad una sintesi condivisa con l'Ue".

Ma alcuni nella maggioranza pensano sia meglio spendere soltanto i soldi che si possono spendere, gli altri meglio restituirli: "È ovvio che l'obiettivo è che siano utilizzate tutte le risorse del Piano. Per alcuni progetti che richiedono tempi più lunghi rispetto alla scadenza del 2026 stiamo valutando, in accordo con l'Unione europea, l'opportunità di spostarli verso i fondi di coesione, che hanno tempi più dilatati". Quanto ai ritardi, "ci sono state alcune difficoltà per gli enti attuatori del Pnrr per le modalità di assunzione previste dallo stesso Piano, a tempo determinato. A questo problema stiamo dando una tempestiva risposta: nel decreto Pa pubblicato da poco in Gazzetta Ufficiale è prevista la possibilità per gli enti territoriali di stabilizzare i contratti a tempo determinato. I requisiti devono essere l'entrata per concorso, almeno trentasei mesi passati nella Pa fino al 2026, e ovviamente il valore dimostrato sul campo".

Il M5s, tramite Giuseppe Conte, aveva proposto al governo di aprire un tavolo, per dialogare anche con le opposizioni, ma l'esecutivo ha alzato un muro: "Noi del M5s abbiamo proposto al governo un tavolo condiviso per il Pnrr al fine di dare il nostro contributo per spendere tutti i fondi del Pnrr e in modo giusto per il nostro Paese. Il governo ha rifiutato questa nostra proposta di collaborazione. A questo punto è chiaro che la responsabilità ricade totalmente su di loro, così come il rischio di perdere 209 miliardi che erano stati ottenuti da noi", ha dichiarato in una nota la vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone (M5s).

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