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Il governo Meloni vuole mandare gli statali in pensione a 70 anni, ma la commissione boccia la proposta

Con alcuni emendamenti al decreto Milleproroghe, la maggioranza valuta di intervenire sulle pensioni per limitare le carenze del personale pubblico. Al momento ci sono due possibilità: prevedere la possibilità per i dipendenti statali di andare in pensione a 70 anni, e per i medici a 72 anni.
A cura di Luca Pons
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Il decreto Milleproroghe, approvato dal governo Meloni a fine anno, è in discussione al Senato, dove le commissioni competenti si stanno occupando di scrivere le modifiche e fare le aggiunte. Tra gli emendamenti presentati dalla maggioranza ce ne sono anche alcuni che riguardano le pensioni. In particolare, si ipotizzava la possibilità di mandare in pensione i dipendenti pubblici a 70 anni e i medici a 72 anni, per tappare i buchi di personale della macchina pubblica. La prima proposta, però, è stata dichiarata "improponibile" dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio.

Dipendenti pubblici in pensione a 70 anni su base volontaria

Il primo emendamento, a firma di Domenico Matera di Fratelli d'Italia, prevedeva di slittare a 70 anni la pensione dei dipendenti statali, su base volontaria e per chi ha certi requisiti. Avrebbe potuto accedere a questa opzione chi ha 67 anni – l'età in cui potrebbe prendere la pensione di vecchiaia – e non ha ancora raggiunto i 36 anni di contributi. La scelta sarebbe stata di restare in servizio ancora fino ai 70 anni, e assicurarsi così una pensione più alta.

La pensione posticipata sarebbe stata opzionale per il dipendente, ma anche per l'amministrazione, che dovrebbe accogliere la richiesta fatta dall'impiegato. Al momento, questa possibilità è prevista solo per alcune categorie di dipendenti pubblici, come i dirigenti sanitari.

Se l'emendamento fosse stato approvato, secondo chi lo ha presentato, non ci sarebbero state maggiori spese per lo Stato, dato che la pensione sarebbe sì aumentata, ma anche ritardata di qualche anno. Non è bastato, però, perché le commissioni Affari costituzionali e Bilancio l'hanno dichiarata "improponobile", cioè estranea all'argomento del decreto.

L'ipotesi era stata fatta soprattutto per coprire gli eventuali pre-pensionamenti che il governo ha reso possibile con quota 103. La stima è che potrebbero approfittare della pensione anticipata fino a 10mila dipendenti pubblici.

L'ipotesi per i medici: pensione a 72 anni fino al 2026

Per quanto riguarda i medici, invece, la maggioranza ha presentato alti due emendamenti, firmati da Antonio De Poli, dell'Udc, e Massimiliano Romeo, della Lega. Per compensare le mancanze del personale medico, che in Italia è decisamente scarso in termini di numeri, la proposta è di alzare l'età pensionabile a 72 anni.

Gli emendamenti prevedono che, anche in questo caso, il pensionamento ritardato sia su base volontaria. Non solo, ma questa possibilità dovrebbe restare in vigore fino al 2026. La stessa proposta era stata fatta quando era in discussione la legge i bilancio, a dicembre 2022. L'idea è che, aumentando la disponibilità di personale per alcuni anni, si abbia il tempo di sfruttare il maggior numero di borse di studio per le specializzazioni. A quel punto, i nuovi ‘specializzati' dovrebbero essere in numero sufficiente, si ritiene, per sostituire i colleghi più anziani.

Secondo i deputati del Movimento 5 stelle della commissione Affari sociali, la soluzione "si limita a rimandare la questione e intanto chiude le porte ai giovani che sono pronti ad accedere alla professione". La carenza di medici "è un problema annoso frutto soprattutto della mancata programmazione degli anni passati e dei ripetuti tagli alla sanità. Già adesso la maggior parte dei medici va in pensione a 70 anni, ma il tema non può essere affrontato in questo modo".

Secondo i deputati, "puntare sul ricambio generazionale resta l’unica soluzione possibile". I sindacati medici hanno protestato che, con questa modifica, si farebbe "un regalo ai baroni delle Università, gli unici interessati a restare fino a un’età del genere per ragioni che nulla hanno a che vedere con l’assistenza".

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