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Il governo Meloni spiega cosa sarà il piano Mattei, l’Unione africana: “Potevate consultarci”

Gli interventi dei ministri italiani hanno dato un’idea dei contenuti del piano Mattei per l’Africa, ma si tratta ancora di indicazioni generali. Il presidente della Commissione dell’Unione africana Moussa Faki ha fatto notare che questi temi non sono stati discussi con i Paesi interessati: “Avremmo auspicato di essere consultati”.
A cura di Luca Pons
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Si tratta di indicazioni di massima, che nelle prossime ore dovrebbero essere dettagliate con informazioni più precise, cifre da investire, Paesi da coinvolgere. Ma i ministri del governo Meloni, parlando al Senato per il vertice Italia-Africa, hanno iniziato almeno a dare un'idea dei contenuti del piano Mattei. Un piano che, come ha spiegato Giorgia Meloni, dovrebbe contare su "5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie", di cui tre miliardi dal fondo italiano per il clima e due miliardi e mezzo dal fondo per la cooperazione allo sviluppo.

L'idea, poi, è che siano anche fondi europei a integrare questa somma e ad allargare il progetto in un "Piano Marshall europeo per l'Africa", come ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Per quanto riguarda l'aspetto diplomatico, l'Italia quest'anno potrà contare sulla presidenza del G7 per provare a insistere sul tema. La risposta dei Paesi africani, però, per il momento è stata tiepida: "Avremmo auspicato di essere consultati", ha commentato nel suo intervento il presidente della Commissione dell'Unione africana, Moussa Faki.

Fermare le migrazioni "creando più lavoro in Africa"

Il ministro Tajani ha definito il vertice di oggi come l'apertura di "una nuova fase nella politica estera italiana, ‘con' e ‘per' l'Africa". Uno dei primi punti che ha toccato sono state le migrazioni: "Occorre rafforzare il dialogo tra Paesi di origine, transito e destinazione dei flussi migratori. Sapendo che si tratta di un tema che nessuno può affrontare da solo. Per questo l'Italia da tempo chiede e opera per un impegno forte dell'Unione europea".

Per rallentare i flussi migratori, Tajani ha parlato di "creare più lavoro in Africa", anche tramite "collaborazioni reciprocamente vantaggiose tra imprese italiane e quelle africane". Ma c'è anche il settore dell'istruzione: "Penso alle scuole italiane in Africa. Penso alle borse di studio, strumento per me chiave, che ho voluto potenziare, con l'Africa come principale destinazione. Le stiamo aumentando per favorire la mobilità di studenti e ricercatori".

Si passerà anche dal finanziamento alle aziende private. Di recente sono stati stanziati 200 milioni di euro tramite il Simest per le "aziende italiane che decidono di investire in Africa". L'Italia intende "fare di più in ambito di salute, istruzione, rafforzamento istituzionale e sicurezza alimentare, facendo anche sistema con le nostre imprese. L'Italia c'è, con 4 milioni di piccole e medie imprese che guardano con amicizia all'Africa: nella filiera agroindustriale, dell'energia (anche da fonti rinnovabili) nelle infrastrutture fisiche e digitali, nello sviluppo in campo tecnologico e spaziale".

La collaborazione con i Paesi africani su energia e materie prime

Sulle infrastrutture si è concentrato il ministro Salvini, che ha sottolineato: "Le imprese italiane nel settore costruzioni e infrastrutture sono presenti in Africa da anni, e oggi sono impegnate con cantieri attivi per oltre 12 miliardi di euro". Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha chiarito il ragionamento di base: da una parte, "l'Africa è sempre stata un continente ricco di risorse naturali che ne ha condizionato e spesso pregiudicato la storia, ma oggi è sempre più ricco anche di risorse umane"; dall'altra, "l'Italia è un leader di tecnologia e know-how", un "grande Paese trasformatore". Perciò, "ciascuno ha qualcosa che all'altro manca".

La collaborazione industriale dovrebbe applicarsi soprattutto in "tre ambiti: le interconnessioni, lo spazio e le materie prime critiche". Nel primo caso si parla di "gasdotti, ma anche progetti di interconnessione elettrica con Tunisia e in prospettiva con Libia e Egitto". Nel secondo, "vogliamo promuovere corsi avanzati di formazione su temi spaziali, trasferire l’analisi dei dati satellitari, sviluppare la telemedicina anche con progetti di scambio dati satellitari tra ospedali africani e alcuni hub di eccellenza in Italia". Per il terzo, infine, si parla di collaborare su "estrazione e la lavorazione delle materie prime, dal litio al cobalto alle terre rare".

Il presidente dell'Unione africana: "Avremmo voluto essere consultati"

Nella lunga giornata dedicata alla discussione sul piano Mattei, non sono mancati anche gli interventi critici o scettici da parte dei leader africani. Il presidente della Commissione dell'Unione africana, Moussa Faki, nel suo intervento ha espresso "apprezzamento" per il "cambio di paradigma" che l'Unione europea sta promouvendo. Tuttavia, ha anche sottolineato che il governo italiano ha portato avanti l'iniziativa del piano Mattei senza coinvolgere i Paesi direttamente interessati, cioè quelli del continente africano: "Avremmo auspicato di essere consultati", ha detto, prima di aggiungere: "Adesso siamo pronti a discutere le modalità".

Faki ha anche avvertito che gli Stati africani non hanno intenzione di perdere tempo: "Desidero insistere qui sulla necessità di passare dalle parole ai fatti. Capirete bene che non ci possiamo più accontentare di semplici promesse che spesso non sono mantenute".

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