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Il governo Meloni blocca gli aumenti di stipendio per i dipendenti pubblici nel Def

Nel triennio dal 2022 al 2024, non ci saranno soldi per rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici, e quindi per adattare gli stipendi al costo della vita. Lo prevede il Documento di economia e finanza che il governo Meloni ha approvato. All’attacco Pd e Cgil: “Inaccettabile, si mortificano i lavoratori”
A cura di Luca Pons
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Gli stipendi dei dipendenti statali resteranno fermi, senza aumenti, neanche per rientrare dell'aumento dei prezzi causato dall'inflazione. Almeno, questo è quanto ha previsto il governo Meloni, che nel suo primo Documento di economia e finanza non ha inserito risorse per il rinnovo dei contratti pubblici nel triennio dal 2022 al 2024. "Non ci sono risorse e secondo il ministro (della Pubblica amministrazione, ndr) Zangrillo al momento ‘non è possibile dare una indicazione precisa’", ha lamentato Stefania Bonaldi, responsabile della Pa nella nuova segreteria del Pd.

"Al contempo non vi è traccia di alcun ‘piano straordinario di assunzioni’ nella funzione pubblica". Un intervento che invece sarebbe necessario perché il settore pubblico "già sconta gli effetti di oltre 10 anni di blocco del turn over, con 200mila dipendenti in meno fra il 2000 e il 2020 e pensionamenti per 300mila addetti entro il 2026", ha sottolineato Bonaldi in una nota.

Bonaldi ha sottolineato che questo momento storico è "cruciale per la Pa", anche perché l'assunzione di personale pubblico è una delle chiavi per la realizzazione del Pnrr in Italia. "Il ministro Zangrillo spiega come le risorse andranno recuperate a colpi di spending review, ma occorrerebbe dire dove si vuole tagliare, come e perché".

Il ministro Zangrillo prima ha risposto a un'interrogazione parlamentare della deputata del Simona Bonafè, chiarendo che non sono previste risorse aggiuntive per rinnovare i contratti e aumentare gli stipendi. Poi, in un'intervista a SkyTg24, ha affermato: "Spero che nel corso dei prossimi mesi ci siano le condizioni perché si possa avere una situazione migliore del Def, che è prudente. Abbiamo l'impegno a trovare queste risorse, se vogliamo una pubblica amministrazione attrattiva è chiaro che non possiamo dimenticarci di una voce importante". Secondo una stima del Sole 24 ore, servirebbero 32 miliardi di euro per rinnovare i contratti pubblici. "Non possiamo pensare di scassare i conti dello Stato", ha concluso il ministro.

In pratica, "il ministero della Funzione pubblica ha ammesso che mancano le risorse per adeguare i salari all'inflazione e di non poter addirittura indicare quando tali aumenti potranno essere erogati", come ha sintetizzato la stessa Simona Bonafè. "Il governo", in questo modo, "mortifica migliaia di lavoratori in prima linea per l'erogazione dei servizi ai cittadini, già penalizzati da carenze di organico e che hanno anche un ruolo strategico per la corretta attuazione del Pnrr".

L'attacco della Cgil: "Manifesto del governo Meloni, contro il lavoro e i cittadini"

"Il ministro della Funzione pubblica Zangrillo conferma che non ci sono ulteriori risorse nel Def. Ciò è inaccettabile", ha scritto Fp Cgil, che rappresenta i dipendenti pubblici. "Andremo avanti nella mobilitazione, non ci rassegniamo ad un nuovo blocco della contrattazione".

La segretaria generale di Fp Cgil, Serena Sorrentino, ha ricordato che i dipendenti pubblici servono per "garantire i livelli di assistenza fondamentali ai cittadini: salute, infanzia, sociale, sicurezza urbana e del territorio. Per ora nel Def le risorse necessarie a innovare e far sopravvivere il Sistema dei servizi pubblici non ci sono, ci sono invece tagli alla spesa, sempre nei ministeri". Perciò, "il manifesto del governo Meloni è chiaro: contro il lavoro, in particolare quello pubblico, e contro i cittadini che vedranno tagliati i servizi, a partire dalla sanità e dal sociale".

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