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I vertici Rai difendono il canone in bolletta: “Modello giusto, se si cambia c’è rischio evasione”

I vertici Rai in audizione davanti alla commissione di Vigilanza hanno affrontato lo spinoso tema del canone in bolletta. E, più in generale, hanno parlato delle risorse di cui avrebbe bisogno il servizio pubblico.
A cura di Annalisa Girardi
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I vertici della Rai si sono presentati in audizione in commissione di Vigilanza, a qualche settimana dalla chiusura del capitolo nomine. E, tra le altre cose, hanno affrontato la spinosa questione del canone, che si è già prestato a essere terreno di scontro con la maggioranza. In particolare con la Lega di Matteo Salvini, che ha più volte insistito per abolirlo. "A nome della commissione di Vigilanza ricordo che per noi il nodo delle risorse e dunque del canone resta un tema centrale. Abbiamo già chiesto l'audizione del ministro Giorgetti per avere una risposta univoca del governo di questo punto, ma siamo ancora in attesa di ricevere una risposta sulla sua disponibilità a venire in Vigilanza", ha premesso la presidente della commissione, la Cinque Stelle Barbara Floridia.

Per il servizio pubblico, però, si tratta di una questione che non può più essere rimandata, vista la complicata situazione economica in cui versa la società: "Vorrei trasferirvi un senso di urgenza. L'azienda, pur avendo chiuso l'ultimo bilancio in pareggio, affronta una situazione di indebitamento pari a 580 milioni di euro nel 2022. Per un rinnovo necessario delle forme di finanziamento, serve un piano industriale credibile e realistico da approvare a stretto giro e tassativamente non oltre il 2023", ha precisato Marinella Soldi, presidente Rai. Per poi sottolineare che la "radicale trasformazione in media company digitale" di cui c'è bisogno, è altrettanto necessario "avere cognizione e piena certezza delle risorse a disposizione, comprese risorse aggiuntive per un Piano industriale di trasformazione digitale". Soldi ha poi ribadito: "Nessun Paese europeo oggi fa a meno di una media company finanziata pubblicamente. I servizi pubblici di alcuni paesi, in assenza di risorse aggiuntive, per finanziare un'inevitabile trasformazione digitale hanno dovuto fare scelte lucide ma amare. Confidiamo nell'azionista e nel lavoro di questa consiliatura perché questo non sia necessario per la Rai".

Anche l'amministratore delegato Rai, Roberto Sergio, è intervenuto sulla questione, sottolineando come l'attuale sistema del canone in bolletta sia "assolutamente da preferire". Se si dovesse comunque decidere per un nuovo modello, ha aggiunto, le decisioni non dovrebbero tardare: "La tempestività riduce i rischi di incertezza sia nei confronti dei cittadini sia nei confronti degli stakeholder a vario titolo coinvolti, a partire – tenendo conto della posizione finanziaria negativa netta di gruppo con le correlate scadenze nonché degli investimenti attesi – dai nostri finanziatori, per i quali le entrate da canone rappresentano un punto fermo in termini di garanzia". Il canone, ha proseguito Sergio, rimane "la fonte primaria e caratteristica del servizio pubblico, che procura quasi il 70% delle risorse complessive di gruppo" e quello italiano è comunque "è il più basso tra i principali Paesi europei". I servizi pubblici degli altri Paesi, infatti, possono contare su risorse di gran lunga più elevate di quelle che canone e pubblicità garantiscono alla Rai.

In caso si decidesse di optare per una soluzione alternativa di quella della riscossione del canone in bolletta, ha detto ancora Sergio, si dovrebbe "valutare l'efficacia della soluzione alternativa e i correlati rischi, individuando le misure di mitigazione" perché "il Paese non può "rischiare di regredire ricorrendo a modalità che possano caratterizzarsi, come la precedente, per un'evasione del tributo del 30%, con tutte le conseguenze sulla continuità aziendale".

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