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I quattro scenari dell’Iss per l’autunno: nel peggiore “diffusione fuori controllo dell’epidemia”

Un report dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute ha evidenziato quattro diversi scenari epidemiologici che tengono conto di alcune variabili, in primis il calcolo dell’indice Rt, che potrebbero realizzarsi nella stagione autunnale e invernale. Da uno con bassa incidenza a quello in cui l’emergenza coronavirus risulta fuori controllo e con elevati rischi per il sistema sanitario.
A cura di Annalisa Girardi
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Sono quattro gli scenari possibili, rispetto all'evoluzione dell'epidemia di coronavirus, che potrebbero delinearsi nella stagione autunnale e invernale, quando all'emergenza si sovrapporrà anche l'influenza stagionale. Un report dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute ha evidenziato quattro diverse ipotesi che tengono conto di alcune variabili, in primis il calcolo dell'indice Rt. Lo studio, intitolato "Prevenzione e risposta al Covid-19, evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-inverno", descrive quattro diversi scenari, da uno con bassa incidenza a quello in cui la situazione epidemiologica risulta fuori controllo e con elevati rischi per il sistema sanitario. Ma analizziamo una dopo l'altra le ipotesi avanzate dagli esperti dell'Iss e dal ministero.

Primo scenario, situazione invariata rispetto all'estate. Il primo scenario descritto prende in considerazione una "situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020 con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza, nel caso in cui la trasmissibilità non aumenti sistematicamente all'inizio dell'autunno, le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici". Il report tiene conto di una serie di variabili, come la trasmissibilità del virus nelle scuole o nei luoghi di lavoro, l'impatto della mobilità, il rispetto delle misure da parte della popolazione e la capacità di risposta del sistema sanitario. Questo primo caso descrive una situazione meno allarmante in cui l'impatto della riapertura della scuole sulla diffusione dei contagi non è così elevato e i sistemi sanitari regionali riescono a mantenere sotto controllo i nuovi focolai.

Secondo scenario, situazione gestibile da parte del sistema sanitario. Uno scenario più complesso, dove la trasmissibilità dell'infezione è più sostenuta, ma gestibile dal sistema sanitario "nel breve e medio periodo, con valori Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25 (ovvero con stime dell'Intervallo di Confidenza al 95% – IC95% – di Rt comprese tra 1 e 1,25)". Si tratta di una situazione in cui la traccia dei nuovi focolai (inclusi quelle nelle scuole) non sono completamente sotto controllo, ma si riesce comunque a " limitare di molto il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinari". Uno scenario di questo tipo è caratterizzato anche da una costante crescita nell'incidenza dei casi sintomatici e di conseguenza anche da una crescita dei pazienti ricoverati. Questo aumento, tuttavia, potrebbe "essere relativamente lento, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi".

Terzo scenario, primi rischi per il sistema sanitario. Si arriva così al terzo scenario, che rappresenta una situazione di "trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo,  con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt comprese tra 1,25 e 1,5)". La diffusione del virus si riesce solo in parte a limitare grazie alle misure straordinarie. L'aumento dei nuovi casi è più rapido rispetto allo scenario precedente, con una mancata "capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all'aumento di casi ad elevata gravità clinica (con aumento dei tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri – area critica e non critica) riconducibile ad un livello di rischio elevato o molto elevato in base al sistema di monitoraggio settimanale". In una situazione di questo tipo, entro 2 o 3 mesi comporterebbe un sovraccarico dei servizi assistenziali. "Qualora l'epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani), il margine di tempo entro cui intervenire potrebbe essere maggiore", aggiunge il report.

Quarto scenario, situazione di trasmissibilità non controllata. In questo quadro, il peggiore, la situazione epidemiologica risulta sotto controllo, con delle criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodi "con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5)". Una situazione di questo tipo, più grave, farebbe scattare "misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati", ma comunque "potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l'origine dei nuovi casi". In altre parole, una situazione fuori controllo. Inoltre, la "crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l'epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani)". A questo proposito, "si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un'epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità".

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