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I migranti della Geo Barents sbarcano, Msf: “Chi li avrebbe salvati, se non fossimo stati in mare?”

Prima donne, bambini e fragili. Poi gli uomini. Dopo giorni di navigazione, gli oltre 200 migranti a bordo della Geo Barents sbarcano a La Spezia. Ma cosa succederà ora alla nave, che ha deviato la sua rotta per salvare altre persone, non sottostando alle regole del governo Meloni?
A cura di Annalisa Girardi
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Immagine di repertorio
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La nave umanitaria Geo Barents, di Medici Senza Frontiere, è arrivata ieri a La Spezia dopo aver salvato oltre duecento migranti nel Mediterraneo centrale. Per raggiungere il porto ligure ci sono voluti diversi giorni di navigazione. Ieri sono stati fatti scendere i minori, le donne e le persone più fragili, mentre oggi sono riprese le operazioni di sbarco dei 99 uomini adulti rimasti a bordo. Quello che succederà dopo, quando tutti saranno a terra, ancora non è chiaro.

Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, dopo aver firmato un decreto in cui si vieta alle Ong di effettuare soccorsi multipli e di dirigersi immediatamente al porto assegnato senza deviare la rotta, aveva detto che ogni valutazione sul caso Geo Barents sarebbe stato fatto una volta concluse le operazioni. "Quando la Geo Barents sarà arrivata al porto assegnato, quello di La Spezia, si valuterà se  ha rispettato o meno le prescrizioni del decreto legge che impongono di raggiungere senza ritardo il porto indicato", avevano fatto sapere dal Viminale.

Per l'equipaggio della Geo Barents, però, c'è una legge superiore al codice di condotta del ministro Piantedosi. È la normativa internazionale sul diritto del mare, che impone di salvare chiunque sia in pericolo. Per questo dopo il primo salvataggio il comandante ha invertito la rotta (erano già diretti a Nord, verso La Spezia) per rispondere a una prima richiesta di soccorso. E poi a una seconda.

In quest'ultimo salvataggio è stata soccorsa anche una bambina di appena 11 mesi. La domanda che pone la Ong è semplice: chi avrebbe salvato quella bambina se la Geo Barents non avesse invertito la rotta, ritardando quindi l'arrivo al porto di La Spezia?

"Mentre proseguono le operazioni di sbarco ci chiediamo: cosa sarebbe successo se non fossimo stati in mare? Ricordiamo di aver sentito un neonato piangere: è un suono incredibile da sentire, perché voleva dire che eravamo lì al momento giusto, altrimenti quel neonato non ce l'avrebbe fatta", scrive Msf sui suoi profili social, pubblicando la testimonianza di un'operatrice a bordo.

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