I laureati italiani sono tra i meno pagati d’Europa e per questo lasciano il Paese

Il fenomeno dei cervelli in fuga non è una novità, anzi. Molti laureati lasciano l'Italia per raggiungere altri Paesi, mentre allo stesso tempo non riusciamo ad attirare talenti da fuori. Il problema, ormai, sta diventando storico. I numeri che si nascondono dietro l'addio dei cervelli italiani spiegano chiaramente uno dei motivi del fenomeno: la retribuzione. Secondo quanto riporta il Corriere, i dati analizzati dalla società di consulenza Mercer evidenziano l'amara verità: i laureati italiani sono tra quelli meno pagati in Europa insieme a polacchi e spagnoli. La retribuzione media è di 28mila euro lordi all'anno, contro i 32mila di un laureato inglese o i 35mila di un francese. Ancora più distanti Germania, con una media di 50mila l'anno, e la Svizzera con 79mila.
Il primo problema è il distacco nella retribuzione con chi ha un diploma di scuola superiore: in Italia i laureati guadagnano il 37% in più, nei Paesi Ocse mediamente il 54% in più. Nonostante in Italia i laureati siano meno che nel resto dell'Unione: si passa dal 27% al 40% della fascia tra i 30 e i 34 anni. Nel frattempo il fenomeno dei cervelli in fuga continua a crescere, anno dopo anno, mentre chi va via non viene rimpiazzato da talenti in ingresso.
La Corte dei conti segnala la mancanza di laureati nelle discipline Stem, ovvero le discipline scientifiche, e che questo "incide negativamente sul tasso di occupazione". Il tutto va a impattare su percentuali già bassissime: il 68% dei laureati italiani ha un posto di lavoro, contro la media Ocse che è dell'85%. Da tempo ci si chiede cosa si può fare per invertire la tendenza dei cervelli in fuga, ma nessuna soluzione finora è stata all'altezza, compresa quella di aumentare i corsi di laurea in lingua inglese, in modo da attrarre risorse dall'estero. L'Italia è poco attrattiva per i talenti, che preferiscono altri Paesi, mentre quelli italiani scappano all'estero per cercare migliori condizioni di lavoro.