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Gimbe: “Priorità ora è proteggere le categorie fragili, solo così possiamo pensare alle riaperture”

La priorità del Paese adesso deve essere quella di “proteggere in maniera prioritaria le persone fragili, più a rischio di sviluppare forme severe di Covid-19 che richiedono assistenza ospedaliera” in quanto “non possiamo più permetterci un nuovo rialzo di ricoveri e terapie intensive”, altrimenti “continueremo a rimanere ostaggio delle misure restrittive”: lo ha detto il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, commentando i dati dell’ultimo monitoraggio.
A cura di Annalisa Girardi
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I nuovi casi di coronavirus nel nostro Paese sono in diminuzione, ma questo non significa che l'emergenza sia finita. Anche perché nell'ultima settimana sono aumentati i decessi e sono peggiorati tutti gli indicatori ospedalieri: in metà del Paese i pazienti Covid ricoverati sono oltre la soglia critica di saturazione sia in area medica che nelle terapie intensive. E nel frattempo la campagna vaccinale procede a rilento con percentuali ancora basse di popolazione tra gli over 80 che ha completato il ciclo, mentre mancano completamente i dati rispetto all'immunizzazione dei soggetti più fragili. Questo è il quadro evidenziato dall'ultimo monitoraggio della fondazione Gimbe, che sottolinea come solo rafforzando la campagna vaccinale e proteggendo rapidamente le persone più vulnerabili potremo pensare a una riapertura del Paese.

I dati dell'ultima settimana

Gli ultimi dati raccolti dalla fondazione Gimbe riguardano il periodo tra il 24 e il 30 marzo: rispetto alla settimana precedente si evidenzia una lieve riduzione dei nuovi casi a fronte di un incremento dei decessi. Il numero di casi attualmente positivi rimane pressoché stabile, così come quello delle persone in isolamento domiciliare. Crescono invece i ricoveri in area medica dei pazienti con sintomi e quelli nelle terapie intensive. Ecco i dati dell'ultima settimana:

  • Decessi: 3.000 (+4,2%)
  • Terapia intensiva: +170 (+4,8%)
  • Ricoverati con sintomi: +803 (+2,8%)
  • Isolamento domiciliare: +1.205 (+0,2%)
  • Nuovi casi: 141.396 (-5,9%)
  • Casi attualmente positivi: +2.178 (+0,4%)
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"Per la seconda settimana consecutiva a livello nazionale si rileva una lenta discesa del numero di nuovi casi e del loro incremento percentuale, anche se il dato risente di notevoli differenze regionali correlate al livello di restrizioni di 3 settimane fa", ha commentato il presidente della fondazione, il dottor Nino Cartabellotta. Infatti sono ben nove le Regioni che registrano un incremento percentuale dei nuovi casi ancora in crescita: questo riguarda specialmente quattro Regioni che fino a poche settimane fa si trovavano in zona bianca o gialla, come la Sardegna, la Calabria, la Liguria e la Valle d'Aosta. Invece, i contagi stanno diminuendo in modo rilevante nelle Regioni che già tre settimane fa erano in zona arancione o rossa. Infine in dieci Regioni si rileva un aumento dei casi attualmente positivi.

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La situazione negli ospedali e nelle terapie intensive

"Sul versante ospedaliero entrambe le soglie di allerta di occupazione dei posti letto da parte di pazienti Covid in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) sono superate a livello nazionale, attestandosi rispettivamente al 44% e al 41%: 10 le Regioni sopra soglia per l’area medica e 13 quelle per le terapie intensive", ha aggiunto Renata Gili, la responsabile ricerca sui servizi sanitari della fondazione. In particolare, le Regioni dove l'occupazione dei pazienti Covid supera il 40% nelle terapie intensive sono Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Toscana, Molise e Lazio, mentre in Piemonte, Provincia Autonoma di Trento ed Emilia-Romagna è oltre il 50%. In Lombardia e nelle Marche è addirittura oltre il 60%. "Sul fronte dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva dopo la frenata registrata la scorsa settimana, il dato si è stabilizzato", ha precisato Marco Mosti, direttore operativo a Gimbe.

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L'andamento della campagna vaccinale

Al 31 marzo 2021 sono state consegnate alle Regioni 11.247.180 dosi, cioè il 71,7% delle dosi previste per il primo trimestre 2021. Sono 3.143.159 le persone che hanno completato il ciclo vaccinale: anche in questo caso ci sono però marcate differenze regionali. Si va dal 6,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al 3,9% della Sardegna.

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Queste differenze, ha spiegato Gili, riflettono in parte differenti capacità organizzative delle Regioni, ma anche un eccesso di autonomia nella scelta delle categorie prioritarie da vaccinare.

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In generale, per quanto riguarda gli over 80, degli oltre 4,4 milioni sono 1.274.567 (28,8%) coloro che hanno completato il ciclo vaccinale e 1.212.019 (27,4%) che hanno ricevuto solo la prima dose.

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Per la fascia tra i 70 e i 79 anni, degli oltre 5,9 milioni solo 106.506 (1,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 481.418 (8,1%) hanno ricevuto solo la prima dose. In entrambi questi casi, come abbiamo detto, si riscontrano però notevoli difformità regionali.

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Infine, in merito ai soggetti estremamente vulnerabili e portatori di disabilità gravi, nonostante questi siano stati individuati dal piano vaccinale come categoria prioritaria seconda solo agli over 80, al momento nei database ufficiali non risulta alcuna specifica categoria.

I ritardi nella somministrazione dei vaccini alle categoria fragili

"Non si può escludere che nella categoria denominata “altro”, con oltre 1,4 milioni di dosi (14,4% del totale delle somministrazioni), rientri un certo numero di soggetti fragili", ha aggiunto Cartabellotta. E ancora: "Per ragioni di trasparenza e monitoraggio da un lato è indispensabile inserire nel report ufficiale la categoria dei soggetti ad elevata fragilità al fine di garantire una precisa rendicontazione, dall’altro bisogna fare chiarezza sulla categoria “altro”, che ancora una volta permette di rilevare enormi differenze regionali".

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I ritardi nella protezione delle classi d'età più fragili emergono anche dal monitoraggio dell'European Centre for Disease Control and Prevention (ECDC), in cui si sottolinea come l'Italia sia in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, specialmente per quanto riguarda la fascia 70-79, dove si colloca in fondo alla classifica. "Se i vaccini rappresentano la via maestra per uscire gradualmente dalla pandemia è bene ribadire l’inderogabile necessità di proteggere in maniera prioritaria le persone fragili, più a rischio di sviluppare forme severe di Covid-19 che richiedono assistenza ospedaliera", ha ribadito il dottor Cartabellotta. Per poi concludere: "Con l’attuale livello di sovraccarico degli ospedali, che non si ridurrà in tempi brevi, non possiamo più permetterci un nuovo rialzo di ricoveri e terapie intensive una volta avviate le graduali riaperture del Paese. Altrimenti continueremo a rimanere ostaggio delle misure restrittive, il cui obiettivo primario è proprio quello di limitare il sovraccarico ospedaliero".

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