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Guerra in Ucraina

Generale Tricarico: “Putin è pazzo ma esercito è provato, sanzioni possono costringerlo a fermarsi”

In un’intervista a Fanpage.it il generale Leonardo Tricarico spiega quanto potrà andare avanti la guerra in Ucraina e quale potrebbe essere l’arma per fermare Putin.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il generale Leonardo Tricarico, già capo di stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della Fondazione Icsa, in un'intervista a Fanpage.it indica quale potrebbe essere la via per una risoluzione del conflitto, per costringere Putin a interrompere l'invasione in Ucraina: per il generale bisogna mobilitare gli esperti informatici in tutti i Paesi del mondo, in grado di danneggiare la Russia con cyber attacchi. Servirebbe una sorta di "diplomazia parallela", che potrebbe andare di pari passo con l'apertura di seri negoziati tra Mosca e Kiev, che necessitano di un garante (ruolo che potrebbe essere ricoperto solo dall'Onu).

Oggi il segretario generale Stoltenberg, ha detto che i ministri degli Esteri della Nato hanno discusso di una "no-fly zone" sull'Ucraina, ma hanno ribadito che gli aerei della Nato non dovrebbero operare nello spazio aereo ucraino. "Continueremo a dare supporto militare all'Ucraina, imporre sanzioni e chiedere alla Russia uno scambio diplomatico, ma non condurremo l'Europa in questa guerra causando più disastri e sofferenza", ha precisato il segretario generale. Secondo la Nato l'istituzione di una no-fly zone sull'Ucraina vorrebbe dire "coinvolgere milioni di europei nel conflitto, e questo non è quello che vogliamo". 

Generale, è corretta secondo lei la posizione della Nato sulla no-fly zone?

Quello che ha detto Stoltenberg è una sciocchezza. La Nato non può dire che non vuole una no-fly zone per non allargare il conflitto ad altri Paesi europei. La Nato non può farla perché è un atto di guerra, e la Nato non può far la guerra a nessuno. È un'alleanza di pace che può fare la guerra solo in determinate condizioni, non certo in quella che stiamo vivendo.

La Nato, in base al Trattato del Nord Atlantico, potrebbe intervenire solo se Putin invadesse un Paese dell'Alleanza. 

Ai sensi del Trattato la Nato non può mandare soldati a combattere in Ucraina. Come il blocco navale che Meloni chiede nel Mediterraneo, la no-fly zone è un atto di guerra. Si tratta di un dispositivo con cui tutto il territorio ucraino verrebbe messo sotto stretto controllo, come se ci fosse un enorme riflettore su tutto il Paese, e qualunque velivolo verrebbe abbattuto. Sono molto strane le dichiarazioni di Stoltenberg, dai responsabili al vertice si pretenderebbe un'ortodossia, un'educazione istituzionale che sta saltando.

Se Putin invadesse per esempio uno dei Paesi baltici cosa accadrebbe?

In quel caso scatterebbe la solidarietà secondo il Trattato del Nord Atlantico, perché in base all'articolo 5 l'attacco sarebbe considerato come un attacco a tutta l'Alleanza.

Cosa significa il fatto che sia stata attaccata la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa? Putin ha alzato ancora una volta il tiro?

Non lo so, si tratta di interpretazioni. Non è chiaro se i russi abbiano attaccato l'impianto o se l'attacco sia avvenuto nelle immediate vicinanze. Secondo me se ne sta parlando troppo, perché un'offensiva di quel tipo non può fare alcunché. O si fa un sabotaggio dall'interno e si arriva al reattore, e allora si può fare un danno. Ma con un armamento convenzionale non si riesce a fare niente. Non sappiamo insomma se l'episodio possa essere letto come una pistola in più al tavolo delle trattative, non mi sentirei di sbilanciarmi in tal senso.

Putin ha detto che non ha intenzione di tornare indietro, e che ucraini e russi sono un unico popolo. Cosa potrebbe fermarlo a questo punto, nell'ambito di un negoziato?

Putin aveva fatto delle richieste, adesso alza polveroni. Però quando aveva ancora un minimo di senno aveva elencato i suoi obiettivi. E dovremmo ripartire da quelli. È chiaro che entrambe le parti devono fare un passo indietro per un equilibrio nuovo, anche se ho i miei dubbi su questo. Bisogna trovare una posizione intermedia che consenta a Putin di avere quello che ha chiesto, cioè un cuscinetto per non avere il fiato della Nato sul collo. Poi bisogna ragionare sul tipo di status da dare alle due repubbliche di Donetsk e Lugansk, che ha riconosciuto: negli accordi di Minsk c'era scritto ‘autonomia', ripartiamo da lì. Ho paura però che ora Putin non si accontenti più, perché l'appetito vien mangiando. Ha conquistato tutta la fascia che si apre sul mare, temo che lui voglia una continuità territoriale nuova.

I primi due round di negoziati non hanno portato a grossi risultati. Cosa deve cambiare?

Ci vuole una trattativa seria, perché anche lì è saltato il galateo istituzionale. Ogni negoziato deve avvenire in un luogo accettato dalle due parti in causa, e mi pare che fino ad ora non sia stato così. Si scelga un Paese che non sia coinvolto in alcun modo nel conflitto. Poi ci vuole un garante, che per definizione è l'Onu. L'Organizzazione delle Nazioni Unite dovrebbe nominare un alto rappresentante, che dia garanzia di imparzialità, e solo a quel punto si potrebbe cominciare a negoziare. Ma c'è qualcosa che non torna.

A cosa si riferisce?

Lei ha mai sentito parlare di negoziato di "pace" dall'amministrazione americana, da Biden o da Blinken? Come diceva Andreotti, a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina…Non mi sembra siano interessati a questo obiettivo. Manca uno stimolo serio che vada in questa direzione. Questo è inspiegabile.

Cosa possiamo fare quindi, oltre ad armare il popolo ucraino?

Fino ad ora il mezzo cibernetico è stato poco usato, e quello avrebbe un ruolo significativo nel depotenziare le capacità dell'azione militare russa. Bisogna che ogni Paese, chiunque abbia le competenze in questo settore, si attivi. L'Italia ha moltissime risorse, che potrebbero dare una mano a fare un cyber attacco. Chi lo subisce non sa da dove arriva, perché non è tracciabile, non costa nulla e non espone ad alcun rischio. Questo tipo di intervento andrebbe organizzato, come ha fatto Anonymous, magari con una diplomazia parallela. L'Ucraina si è già organizzata, con un'IT Army', che ha già un numero rilevante di soldati cibernetici. Questa deve essere una mobilitazione mondiale, Italia compresa.

Macron ha detto che il peggio deve ancora arrivare, e Stoltenberg ha detto che "i giorni a venire saranno ancora più devastanti con più morti, più sofferenza e distruzione". Cosa dobbiamo aspettarci?

Andrà avanti un muro contro muro, in cui tutti continueranno questa guerra barbara con i mezzi che hanno, fino a quando uno non prevarrà sull'altro, o fino allo sfinimento. Sappiamo però che conflitti di questo tipo possono andare avanti per 20 anni e ci può essere una balcanizzazione, una somalizzazione.

Ma Putin ha le risorse per andare avanti? L'economista Mirov, collaboratore di Navalny, ha detto che potrebbe andare avanti massimo per 2-3 settimane.

Magari avesse ragione Mirov. È vero che l'esercito di Putin è abbastanza provato, viene fuori da un impegno in Siria non da poco. Anche come armamenti non è che stessero messi bene, per cui dovrebbero di nuovi riempire gli arsenali. Hanno sbagliato i conti, quindi tutta la componente operativa credo sia un po' limitata dall'insufficienza della componente logistica: i carri armati vanno avanti, ma dietro ci vogliono vettovagliamenti, carburante, munizioni, parti di ricambio, manutenzione, ospedali. Se loro avevano pensato di finire in pochi giorni, e invece l'operazione si protrae, devono ricreare e alimentare tutte le catene logistiche. Allora quello che dice Mirov può avere un senso, ma non so se la Russia potrà resistere 2 o 3 settimane. Però se abbiniamo le sanzioni che pungono, e che gettano il Paese in una condizione di sofferenza finanziaria, a un esercito che va irrobustito perché il conflitto sta durando più tempo del previsto, credo che Putin, pur nella sua pazzia, a un certo punto sarà costretto a fermarsi.

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