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Fondazione Open, Renzi attacca: “Nessuno può più finanziare Italia Viva, è ferita a democrazia”

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, passa al contrattacco dopo l’inchiesta sulla Fondazione Open. E, provocatoriamente, invita tutte le aziende a non finanziare più il suo partito, perché rischierebbero perquisizioni e indagini: “Non date un soldo a Italia Viva. Siamo in presenza di una ferita al gioco democratico”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, passa al contrattacco sull’inchiesta della procura di Firenze sulla Fondazione Open che ha sostenuto e organizzato alcune edizioni della Leopolda. Renzi convoca una conferenza stampa per ribadire un messaggio in parte già spiegato attraverso la sua e-news, sostenendo che questo caso non permetterà più alle aziende di finanziare Italia Viva, perché altrimenti rischierebbe perquisizioni e indagini. “Siamo in presenza di una ferita al gioco democratico”, esordisce Renzi. Che continua: “C’è una ferita per tre ordini di motivi, che non riguardano l’indagine, ma che sono figlie dell’indagine: se qualcuno ha commesso dei reati è sacrosanto che sia perseguito. Il punto è che in nome di un principio discutibile e per noi clamorosamente sbagliato, ovvero la trasformazione della Fondazione Open in un partito politico, operata da un magistrato, siamo in presenza del fatto che chi finanzia Italia Viva ha la certezza di essere perquisito”.

Renzi parla di Italia Viva: “Quindi non date soldi a Italia Viva, non le aziende. Non ci date neanche un centesimo se no rischiate di essere perquisiti. Se una fondazione viene trasformata dall’interpretazione di un magistrato, chi dà un contributo viene perquisito. Ho fondato un partito a mia insaputa, diciamo così”. Poi parla della Fondazione: “I finanzieri sono andati a cercare documenti che erano pubblici, trasparenti. Il primo messaggio è: c’è un vulnus perché un partito se viene finanziato costringe alla perquisizione chi l’ha finanziato. Se volete dare soldi dateli anche alla Casaleggio, non a Italia Viva. Io dico ai cittadini di dare cinque, dieci euro”. E, ancora, ironizza sui costituzionalisti, che non si sono espressi sul caso forse "perché troppo stanchi" dopo la campagna per il ‘no' al referendum costituzionale.

L'attacco ai magistrati: Chi decide cosa è un partito?

L’ex presidente del Consiglio parla anche della definizione di partito: “Chi è che decide cosa è partito e cosa no? Tutti i versamenti della fondazione sono regolari. Questa fondazione per due magistrati di Firenze, Creazzo e Turco, è un partito politico. Fare un partito politico è una scelta che fa un leader politico o un magistrato? Se la bocciofila sostiene un candidato sindaco, diventa un partito politico? Chi decide chi è un partito politico? Io sto difendendo l’autonomia della politica, non attaccando la magistratura. Il fatto che Open sia stata trasformata in un partito politico è una cosa enorme. Ma se accettiamo il principio che un magistrato decide cosa è un partito e cosa no, è una cosa enorme per la democrazia”.

Renzi continua ancora:

Il terzo punto è che siamo in presenza dell’ennesima indagine di due magistrati che hanno deciso che ho fatto un partito politico senza saperlo, che nel 2019 hanno deciso per l’arresto dei miei genitori, decisione annullata da altri genitori. E il giudice Turco è lo stesso che nel 2016 ha aperto un’indagine su un mio congiunto che ancora non è arrivata all’udienza preliminare. Mi sembra di essere divenuto oggetto di attenzioni speciali da parte di qualche magistrato. Oggi mi sembra che l’attenzione sia sul senatore di Scandicci. Quello che dico qui è che stimo e rispetto i magistrati. Ma chiedo lo stesso rispetto per chi fa politica. Se ci sono delle regole date per la fondazione, io quelle regole le ho rispettate. Credo che oggi discutere di questi temi sia discutere delle regole democratiche.

Italia Viva ha chiesto, attraverso il capogruppo al Senato Davide Faraone, un dibattito parlamentare su questi temi, come annuncia Renzi. Che parla anche del Movimento 5 Stelle: “Ho visto che Di Maio ha richiesto una commissione d’inchiesta su questi temi: io sono favorevole. Si indaghi sui partiti, sulle fondazioni e anche sulle srl”, dice riferendosi presumibilmente alla Casaleggio.

Il caso del prestito per l’acquisto dell’abitazione

Renzi commenta anche l’inchiesta dell’Espresso, secondo cui avrebbe ricevuto un prestito da 700mila euro dalla madre di un imprenditore che ha finanziato la fondazione Open. Un caso che, secondo Renzi, “non ha niente a che vedere con la fondazione. Denuncerò per divulgazione di segreto bancario. Sì, è vero, ma non ha alcuna attinenza con la Fondazione, c’è una scrittura privata perché nel 2018 ho ricevuto un’importante ritorno economico dalle mie attività, con una dichiarazione di 830mila euro e nel 2019 sarà di più di un milione di euro. Dovendo effettuare un anticipo bancario ho fatto una scrittura privata con una persona di mia conoscenza, con un prestito concesso e restituito nel giro di pochi mesi. Da quando non sono più presidente del Consiglio, guadagno molto meglio: ho pagato poco meno di 500mila euro di tasse quest’anno”.

Subito dopo la conferenza stampa Renzi torna a parlare attraverso un post su Facebook: “Ho parlato in conferenza stampa non per attaccare la magistratura ma per difendere la politica. La risposta è stata la casuale diffusione di una velina su una mia vicenda privata. Coincidenze, si capisce. Se ci pensate bene, scorre un brivido lungo la schiena”. Renzi, quindi, annuncia “denuncia penale per sapere chi ha diffuso questa notizia: sono certo che la procura di Firenze sarà tempestiva nell’indagare sui colpevoli”. Poi spiega nuovamente, nel dettaglio, la vicenda dell’acquisto della casa e conclude: “Mi stupisce che davanti a una mia legittima domanda politica la reazione sia far trapelare una notizia che non avrebbe dovuto essere pubblica. Ma io non ho niente da nascondere. E soprattutto non ho paura di niente e di nessuno”.

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