video suggerito
video suggerito

Fine vita, cosa c’è nella proposta di legge del centrodestra e quali sono i nodi principali

Il testo a cui sta lavorando la maggioranza per disciplinare una volta per tutte il tema del fine vita arriverà in Aula il 17 luglio, ma sarà difficile trovare un’intesa con le opposizioni che hanno criticato i paletti fissati dal centrodestra, a partire dall’esclusione del Ssn e dalla creazione di un Comitato etico nominato dal governo responsabile di approvare le richieste dei pazienti.
A cura di Giulia Casula
13 CONDIVISIONI
Immagine

Il testo a cui sta lavorando la maggioranza per disciplinare a livello nazionale il tema del fine vita ancora non c'è, ma "stiamo chiudendo", ha assicurato la presidente della Commissione Giustizia al Senato, Giulia Bongiorno. Resta confermata la data del 17 luglio, quando la proposta di legge approderà in Aula per la discussione. Ieri si è riunito il comitato ristretto delle commissioni Giustizia e Affari sociali, ma sul testo sembra difficile trovare un'intesa con le opposizioni che hanno evidenziato i punti critici della norma.

A che punto è la legge sul fine vita

"Abbiamo fatto molti passi avanti, soprattutto in quest'ultimo periodo", e "ora ci sono i contenuti che faranno parte di questo testo", ha spiegato la senatrice della Lega. La legge dovrà tenere conto dei quattro principi fissati dalla sentenza della Corte Costituzionale, che ha riconosciuto la possibilità di ricorrere la fine vita a condizione che siano presenti: una patologia irreversibile, che provoca sofferenze fisiche e psicologiche insopportabili, trattamenti di sostegno vitale e la capacità del paziente di autodeterminarsi, assieme all'esplicita volontà di ricorrere al suicidio assistito.

Come abbiamo raccontato più volte, la sentenza della Consulta risale ormai a sei anni fa e da allora, nonostante i successivi richiami dei giudici affinché il Parlamento mettesse ordine alla questione, disciplinandola, una legge non è mai arrivata. Un'inerzia che ha spinto le Regioni a muoversi autonomamente. Tra queste la Toscana, la prima ad approvare una normativa per definire tempi e modalità di accesso al suicidio assistito, successivamente impugnata dal governo, che ha denunciato il conflitto di competenze tra Stato e Regioni.

Quali sono i paletti fissati dal centrodestra e perché le opposizioni sono contrarie

Da quel momento il governo sembra aver accelerato sul ddl, che è stato appunto calendarizzato in Aula per il prossimo mese. Tuttavia, oltre ai requisiti fissati dalla Consulta per regolare il fine vita, la maggioranza ne ha previsto altri, che stanno già facendo discutere. Il primo è il Comitato etico, nominato con decreto del presidente del Consiglio, a cui dovrebbe spettare l'approvazione delle singole richieste. "Deve essere un po' il punto iniziale. Non partiamo dal diritto a morire, ma dal fatto che ci debba essere un comitato che aiuta a capire quando si possono fare queste cose, come si possono fare", ha spiegato Bongiorno. Ma secondo Ilaria Cucchi (Avs) l'istituzione di "un comitato di nomina governativa e non di esperti o medici" è sbagliata perché delega "la possibilità di decidere come vivere con dignità" a "un organismo burocratico e di nomina governativa".

Un altro nodo che ha scatenato le opposizioni è quello dell'esclusione delle prestazioni legate al fine vita dal Servizio sanitario nazionale. Un aspetto su cui la maggioranza non sembra intenzionata a cedere, come spiegato dal presidente della Commissione Affari Sociali Francesco Zaffini (FdI). "Il denaro pubblico non paga una prestazione" che si materializza "in un diritto a morire, perché la Consulta non stabilisce il diritto di morire. Stabilisce il diritto a non essere punito" per "colui che aiuta e che assiste il suicidio", ha dichiarato. Altro tema è se il paziente dovesse già trovarsi in ospedale: "Abbiamo chiarito ai relatori che il soggetto può stare anche in un ospedale, in una rsa pubblica, in una rsa privata, può stare anche a casa. L'importante è che non ci sia il coinvolgimento del Ssn", ha proseguito.

Quindi il paziente potrà dunque ottenere il trattamento anche in un ospedale pubblico, purché non sia a carico del Ssn. A ribadirlo è anche il capogruppo degli azzurri al Senato, Maurizio Gasparri, che ha chiarito: "Non prevediamo che ci debba essere nei Lea un diritto al suicidio", ma ci potrebbe essere un protocollo che definisca le procedure a prescindere dal luogo, "fosse anche un ospedale pubblico". Per le opposizioni il paletto che esclude il Ssn non è accettabile perché discriminerebbe molti pazienti, che sarebbero economicamente impossibilitati ad accedere ai privati e lascerebbe in mano a questi ultimi il compito di garantire le procedure, con il rischio – più alto che nel settore pubblico – di intromissioni da parte di organizzazioni Pro vita. "No alla privatizzazione. Ci vuole un ruolo di supervisione, di controllo da parte del Servizio sanitario nazionale. Lo dice anche la Corte costituzionale. Se non c'è inevitabilmente ci sarà un mercato", ha affermato, all'esito della riunione, il senatore del Pd Alfredo Bazoli.

L'intesa sulle cure palliative

Una maggiore convergenza ci sarebbe invece sul tema delle cure palliative, cioè la previsione che i pazienti possano ricorrere al suicidio assistito solo dopo essersi sottoposti per un certo periodo a questa tipologia di trattamenti. Per Gelmini, di Noi Moderati, il requisito delle cure palliative rappresenterebbero "un elemento che scoraggia dal ricorso al fine vita" e per Zaffini un modo per evitare al paziente di scegliere "sotto ricatto del dolore". L'accordo però, si sarebbe trovato attorno all'intenzione di renderle non obbligatorie ma disponibili.

A bocciare in toto la proposta del centrodestra è stato il senatore di +Europa, Riccardo Magi, che lo ha definito "un'umiliazione per le persone che soffrono, le loro famiglie e tutti coloro i quali chiedono una legge chiara" e "un testo che fa felici i pro-vita e i bigotti di ogni ordine e grado". Il provvedimento "mette in luce tutta l'ipocrisia di questa destra: da un lato viene escluso il Servizio Sanitario nazionale, dall'altra viene richiesta l'approvazione di un comitato etico nazionale di nomina governativa" che "decide sul corpo delle persone malate, che poi però, per mettere fine alle proprie sofferenze, devono arrangiarsi e rivolgersi a una struttura privata. In pratica, chi ha i soldi può accedere al fine vita, chi non li ha deve continuare a soffrire. Siamo al classismo della morte".

Il caso della paziente paralizzata con diritto al suicidio arriva davanti alla Consulta

Nel frattempo c'è un nuovo caso che scuote la politica e che potrebbe aggiungere nuovi elementi alla discussione, perché su di esso sarà chiamata a pronunciarsi la Corte Costituzionale. La protagonista è ‘Libera', nome di fantasia scelto dalla donna 55enne toscana, affetta da sclerosi multipla dal 2007 e che oggi è paralizzata. Alla paziente è stato riconosciuto l'accesso al suicidio assistito, che prevede l'autosomministrazione del farmaco letale. Tuttavia la donna non può farlo perché paralizzata e dunque ha richiesto l'aiuto del uso medico, che potrebbe rispondere di omicidio .

Per questo Libera è ricorsa al tribunale di Firenze che ha poi sollevato una questione di costituzionalità in relazione al reato di omicidio del consenziente, ovvero l'eutanasia, previsto dall'articolo 579 del codice penale. L'udienza è fissata per il prossimo 8 luglio, quando la Corte deciderà se autorizzare il medico a iniettare il farmaco alla donna "Libera sta soffrendo a livelli insopportabili a causa della malattia e di ulteriori complicazioni, attende con urgenza l'intervento della Corte costituzionale per poter porre fine alle proprie sofferenze", è l'appello lanciato dall'associazione Luca Coscioni. Sul caso è intervenuto anche il il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin: "Sulla regolamentazione del fine vita ci sono tante proposte, noi speriamo veramente che qualunque soluzione, qualunque decisione venga presa sia a salvaguardia della dignità umana".

13 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views