FdI vuole una legge contro chi “esalta” la mafia per punire anche serie tv come Gomorra e Mare Fuori

Negli ultimi anni ci sono stati "episodi di vera e propria apologia della criminalità organizzata, in particolare di stampo mafioso": dagli "inchini dinanzi alle residenze di personaggi legati alla malavita nel corso di processioni religiose", fino a "altarini e monumenti in memoria" di mafiosi, e anche a "serie televisive che mitizzano personaggi reali o immaginari delle varie associazioni criminali di stampo mafioso". È per sanzionare questi comportamenti che la deputata di Fratelli d'Italia Maria Carolina Varchi ha depositato una proposta di legge che prevede fino a tre anni di carcere e 10mila euro di multa.
Il ddl è alla Camera da ottobre, e nei giorni scorsi è stato assegnato alla commissione Giustizia, cioè proprio quella dove Varchi è capogruppo di FdI. Il testo punisce "chiunque pubblicamente esalta fatti, metodi, princìpi o comportamenti propri delle associazioni criminali di tipo mafioso", o anche di "componenti" di quelle stesse associazioni. Soprattutto, nel reato viene compreso anche chi "ne ripropone atti o comportamenti con inequivocabile intento apologetico", oppure "istiga taluno a commettere i medesimi delitti".
È la definizione di "riproporre i comportamenti" con "intento apologetico" che ha fatto sollevare più di un dubbio. Per come è formulata la legge, è possibile che verrebbero portate in tribunale anche serie tv, che peraltro la stessa Varchi ha citato nella relazione introduttiva del ddl. Non è nuova la polemica del centrodestra, e in particolare del partito di Giorgia Meloni, nei confronti di prodotti televisivi e narrativi che riguardano la mafia. Solo a maggio di quest'anno, nell'anniversario della strage di Capaci, FdI ha attaccato sui social "chi ha migliorato la propria vita speculando sulla criminalità", facendo riferimento esplicito a Gomorra.
La sanzione per chi compie questo nuovo reato sarebbe "la reclusione da sei mesi a tre anni" e una multa da mille a 10mila euro. Pena che poi sarebbe aumentata della metà (quindi fino a quattro anni e mezzo di carcere) se questa "apologia" o "esaltazione" della mafia avviene tramite stampa, tv, Internet o altri mezzi multimediali.
Nell'introduzione al ddl Varchi ha citato le serie televisive senza fare nomi, e ha parlato anche di "testi delle canzoni, che contengono messaggi espliciti di esaltazione della malavita e della criminalità organizzata, attraverso la glorificazione di figure o di episodi ad esse collegate". Come di "messaggi di esaltazione e di apologia dell'atteggiamento mafioso" diffusi "soprattutto tramite piattaforme sociali di comunicazione". E ha insistito che oggi questi comportamenti "non configurano nel nostro ordinamento alcun fatto penalmente rilevante e l'indignazione, la condanna mediatica, la stigmatizzazione e l'allarme sociale rimangono le uniche concrete risposte che si registrano".
Insomma, sembra che – anche se con tutta probabilità sarebbe difficile ottenere una condanna in tribunale per gli autori di una serie televisiva – l'intenzione sia anche di punire fiction e altre opere che rappresentano la criminalità organizzata. Non a caso a sollevare i possibili rischi legati alla proposta di legge è stato Roberto Saviano, autore di Gomorra, che sul Corriere ha parlato di "legge Omertà". Una "forma di gravissima censura mascherata da tutela morale" che, secondo lo scrittore, mirerebbe a "impedire di parlare del male se non nei linguaggi autorizzati dal potere".