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Election day e referendum, no all’accorpamento per un voto. Determinante il radicale Beltrandi

Le elezioni amministrative 2011 e i referendum su legittimo impedimento, acqua pubblica e nucleare non saranno accorpati in un solo giorno. L’Italia perderà qualche milione di euro perché la mozione Pd sull’election day è stata bocciata alla Camera per un solo voto.
A cura di Alessio Viscardi
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Per un solo voto, l'Italia dovrà pagare qualche milione di euro in più per organizzare in due giornate diverse le elezioni amministrative 2011 e i referendum su legittimo impedimento, acqua pubblica e nucleare. Il Governo poteva essere battuto, ma per il voto del radicale Marco Beltrandi la mozione del Pd sull'election day è stata respinta dalla Camera. Altre due mozioni, quella di Idv e Udc, che erano state presentate con lo stesso fine sono state bocciate con un margine più ampio, mentre quella del Pd poteva passare grazie alla forte assenza di deputati della maggioranza dall'aula al momento del voto. Il risultato finale per la mozione Pd è stato si 276 no contro i 275 sì, mancavano all'appello 10 deputati del Pd, 8 di Fli, 2 dell'Idv e 4 dell'Udc.

Rosy Bindi è durissima contro Beltrandi: “La sua scelta è gravissima: ci sono dei momenti nei quali la disciplina di un gruppo è fondamentale”, è ora all'esame del Partito Democratico l'ipotesi di espellere il deputato dal partito o dal gruppo della Camera. Dario Franceschini, furioso, ha letteralmente urlato: “Per un voto, solo per un voto! Potevamo vincere… Noi eravamo tutti in Aula, con il 95 per cento delle presenze, purtroppo il voto di un deputato radicale, Beltrandi, per di più in dissenso dagli altri radicali e, per quel che mi risulta, anche senza dare motivazione, con il suo voto negativo è stato determinante”. Secondo Franceschini, trattandosi di una mozione non avrebbe avuto un effetto giuridico, ma il Governo difficilmente avrebbe potuto decidere in modo contrario al parere espresso dal Parlamento: “Siccome di mezzo ci sono legittimo impedimento, il nucleare e l’acqua, il voto di Beltrandi è veramente irresponsabile”.

Stupito delle dure reazioni dai vertici del Pd, Marco Beltrandi ha dichiarato che il suo dissenso è “politico” e che non intende passare alla maggioranza:

“Il dissenso dal gruppo ci può essere ed invece il Pd, in una riunione lunedì sera, ha avuto una reazione verso di me che mi ha colpito negativamente. Ritengo che finché c’è il quorum l’abbinamento delle due date è un escamotage per raggiungere il quorum ma se si crea questo precedente, vuol dire che ogni governo potrebbe abbinare le date per pilotare l’esito del referendum. Il pd non mi ha convinto ma io penso che debba essere consentito votare in dissenso ed invece il Pd si è indignato con me anche se in questa legislatura 22 parlamentari hanno lasciato il gruppo, alcuni si sono portati via pure le poltrone ma non ho visto la stessa reazione “.

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