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E’ tutto vero: i soldi dei rimborsi elettorali andranno ai terremotati

Con 187 voti favorevoli, 17 contrari e 22 astenuti l’assemblea del Senato ha approvato in via definitiva il ddl sulla riduzione del 50% dei finanziamenti ai partiti. Complessivamente ai terremotati saranno destinati 165 milioni di euro (91 milioni nel 2012 e 74 nel 2013).
A cura di Biagio Chiariello
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E' tutto vero: i soldi dei rimborsi elettorali andranno ai terremotati

E dunque è deciso. I soldi dei rimborsi elettorali destinati ai partiti andranno ai terremotati. 165 milioni di euro (91 milioni nel 2012 e 74 nel 2013), per la precisione, di cui beneficeranno le sfortunate popolazioni dell'Emilia, ma in generale tutti quelli «colpiti da calamità naturali a partire dal 1° gennaio 2009», cioè anche i terremotati de L'Aquila. Dopo le polemiche e lungaggini dei giorni scorsi che rischiavano di far saltare il provvedimento, oggi in Senato è arrivata la svolta. Il Ddl sulla riduzione del 50% dei finanziamenti ai partiti è stato approvato in via definitiva con 187 voti favorevoli, 17 contrari e 22 astenuti. Hanno votato a favore Pdl, Pd, Terzo polo, Coesione nazionale. Contrario l'Idv e il senatore dei Repubblicani, Antonio Del Pennino, astenuta la Lega Nord. I senatori avrebbero dovuto discuterne ieri, ma il confronto sulla Spending Review è durato fino a tardi facendo slittare la votazione a oggi. Ma è stato l'ultimo dei ritardi.

IL PERCORSO DEL DDL SUI RIMBORSI ELETTORALI – L’articolo 16 del disegno di legge n. 3321 approvato dalla Camera dei Deputati il 24 maggio scorso, era stato votato in modo unanime da tutte le forze politiche, dal Pd al Pdl passando per la Lega, sull’onda dell’emozione per il terremoto dello scorso maggio. La legge prevedeva che «i risparmi derivati dall’attuazione dell’articolo 1 negli anni 2012 e 2013» (e cioè il dimezzamento dei contributi elettorali pari a 91 milioni nel 2012 e a 69 nel 2013 per un totale di 160 milioni) venissero destinati ai terremotati (come detto, non solo quelli dell’Emilia ma anche dell’Aquila). Questo sulla carta, però. In oltre due mesi nulla è stato fatto in merito alle modifiche da apportare alla apposita legge. Tanto da costringere l'intervento dei due senatori radicali, Poretti e Perduca, che sul sito Avaaz, specializzato in mobilitazioni online, hanno accusato i partiti di aver «deliberatamente perso tempo in Parlamento così da affossare la legge e intascarsi i milioni di euro». Il 31 luglio era infatti il termine ultimo per approvare la norma ad hoc, senza la quale i rimborsi elettorali sarebbero finiti nella piena disponibilità dei partiti. Ma alla fine il peggio è stato scongiurato. I terremotati possono tirare un sospiro di sollievo.

ALTRI PROVVEDIMENTI – Tra le altre misure del provvedimento che dimezza i rimborsi ai partiti (da 182 a 91 milioni di euro), si segnala il tetto massimo di spesa per le campagne elettorali europee, politiche, regionali e comunali; i bilanci dei partiti saranno controllati da una apposita commissione, con sede presso la Camera, composta da tre magistrati della Corte dei Conti, uno del Consiglio di Stato e uno della Corte di Cassazione; occhi puntati sui tesorieri dei partiti, che avranno l'obbligo di pubblicare redditi e patrimonio anche di moglie (se c'è comunione dei beni) e figli a carico. In caso di errore i tesorieri perderanno la legittimazione a sottoscrivere i rendiconti relativi agli esercizi dei cinque anni successivi; previsto un aumento dall'attuale 19% al 24% nel 2013 e al 26% nel 2016 della detrazione fiscale per i privati che finanziano un partito.

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