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Dovevo raccontare le molestie degli alpini: ecco perché i giudici hanno archiviato le querele

Ogni procedimento giudiziario nei miei confronti è stato archiviato: avevo il dovere di portare a conoscenza della collettività le molestie degli alpini a Rimini.
A cura di Saverio Tommasi
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Saverio Tommasi al raduno degli Alpini a Rimini, 2022
Saverio Tommasi al raduno degli Alpini a Rimini, 2022

Ogni procedimento penale che il presidente dell'Associazione Nazionale Alpini aveva intentato contro di me, è stato archiviato.

Oggi, per chi crede nella giustizia, nel giornalismo d'inchiesta e nelle denunce delle ragazze molestate durante i raduni nazionali degli Alpini, è un buon giorno.

E' stato stabilito – cito direttamente le motivazioni scritte dal Giudice – "Il diritto di cronaca di Saverio Tommasi, inteso come il potere/dovere del giornalista di portare a conoscenza della collettività fatti di interesse pubblico".

Dopo un anno e tre mesi di sopportazione giudiziaria, le bordate mediatiche alle caviglie e allo stomaco, qualche notte insonne, i pensieri e il timore di non poter più lavorare con la stessa serenità, oggi tiro un sospiro di sollievo lungo appunto un anno e tre mesi.
Dopo la richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero – cui si era opposto il presidente dell'Associazione Nazionale Alpini – oggi è arrivata anche da parte del Giudice la definitiva archiviazione: nessun fatto, nessuna condotta sbagliata da parte mia. Non solo: il Giudice ha deciso di scrivere, nelle motivazioni espresse, anche i punti su cui ritiene si sia basato il mio lavoro giornalistico (cito espressamente):
a) la verità dei fatti narrati
b) l'interesse pubblico alla notizia
c) la continenza verbale, ossia la corretta e civile esposizione dei fatti.

E così quella specie di "ovo sodo dentro, che non va né in su né in giù", oggi mi è andato giù.

Rimane il dolore per il tempo perso da parte dell’Associazione Nazionale Alpini, soprattutto quello utile a prevenire fatti violenti e a condannarli senza incertezza.
Non è il tempo della mia vita, in discussione. Sono valori più alti quelli che hanno traballato, sono le cicatrici non rimarginate di chi ha subito violenze e non ha avuto la possibilità di vedere gli autori condannati, o individuati, ma neanche cercati. Anzi ha dovuto assistere con dolore alla banalizzazione degli atti e alla presa in giro delle vittime. Ad esempio mai risulta che l'Associazione Nazionale Alpini in questo anno e tre mesi dai fatti abbia diramato un comunicato, o anche soltanto una riga, o pronunciato almeno una parola chiara, per chiedere ai propri circoli territoriali di contribuire all'individuazione dei responsabili delle molestie e delle violenze denunciate.

Lo dico chiaramente: non lo hanno fatto perché evidentemente non volevano farlo. Il presidente dell'Associazione Nazionale Alpini in questo tempo ha scelto drammaticamente un'altra strada: provare a perseguire chi quei fatti li aveva raccontati, e come oggi è stato certificato, aveva invece il diritto/dovere di raccontarli.

Mi riferisco anche a questo quando parlo di un personale dolore civico rispetto all'Associazione Nazionale Alpini, che invece di scusarsi di fronte a fatti conclamati e così tanto gravi accaduti durante i propri ritrovi nazionali – fatti che in molti casi sono stati anche rivendicati pubblicamente da parte dei loro simpatizzanti – aveva preferito optare per una surreale campagna mediatica "contro le violenze", una specie di "operazione recupero simpatia", come se il racconto delle violenze subite da parte delle donne e delle ragazze fossero un attacco al Corpo e non racconti penalmente rilevanti, a cui sarebbe stato invece necessario dare voce e risposta. Come se le mani sotto le gonne di ragazzine minorenni non fossero un fatto gravissimo, ma un'azione da cui tutelarsi per non perdere fans e iscritti nei territori. Come se le molestie e le violenze sessuali non trovassero terreno fertile proprio nelle loro adunate, come se le adunate non fossero il terreno in cui le violenze si sentivano protette e trovavano la forza per moltiplicarsi.

E perciò, mentre da febbraio 2023 l'Associazione Nazionale Alpini optava per una campagna generale (rivelatasi debolissima) "contro le violenze", dall'altra con il suo presidente Sebastiano Favero denunciava me per il mio lavoro di aver portato alla luce del racconto pubblico proprio quelle molestie e quelle violenze.

Oggi l'archiviazione di ogni fatto a mio carico, e la sottolineatura del lavoro giornalistico svolto, mi permette di respirare aria fresca, ma non è sufficiente; non di sola aria fresca personale si vive. O l'aria pulita è per tutti, o non lo è per nessuno. Per questo credo sia importante sottolineare le parole delle motivazioni del Giudice anche quando parlano della "verità dei fatti narrati", riferendosi a una denuncia per molestie poi archiviata, a cui si era aggrappato invece il presidente dell’Associazione Nazionale Alpini per confutare proprio la “verità dei fatti narrati” da me. Il Giudice così scrive:
"A niente rileva che il procedimento si sia concluso con una richiesta di archiviazione (…) considerata la motivazione di tale richiesta, ossia l'impossibilità di identificare gli autori dei reati e non l'insussistenza dei reati contestati".
In pratica nella motivazione si sottolinea, ancora una volta, che non ci fosse da esultare se una denuncia per molestie era stata archiviata, perché l'archiviazione non aveva messo in dubbio che fosse avvenuta, ma anzi aveva certificato l'omertà intorno agli autori. In pratica l’omertà e la copertura degli alpini nei confronti di altri alpini.

Per un ripasso della storia degli alpini dall'inizio, riporto qui il primo video che realizzai a maggio 2022, durante l’adunata di Rimini: Sono stato alla festa degli Alpini a Rimini, tra palpeggiamenti, strattoni e insulti a minorenni.
Nel maggio 2023 – tre mesi fa – sono tornato all'annuale adunata, questa volta organizzata a Udine, e il risultato (terribile) è stato questo: "Le molestie? Colpa di come si vestono, chi denuncia va multata": l'aberrante difesa degli Alpini a Udine 2023

Ringrazio alla fine, ma avrei potuto farlo all'inizio del pezzo o al centro, l'intero corpo giornalistico e lavorativo a Fanpage.it, che in ogni momento mi ha fatto sentire il sostegno intorno alla necessità di raccontare i fatti, e l'affetto verso la mia persona. In particolare ringrazio per il sostegno al lavoro che ho svolto il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, il condirettore Adriano Biondi e naturalmente (ma non scontato) l’editore del giornale.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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