D’Anna e l’offesa a Pitzalis: raccolta firme e interrogazione in Parlamento per far dimettere l’ex senatore

Le polemiche attorno a Vincenzo D'Anna, biologo, ex senatore e presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Biologi (Fnob), non accennano a fermarsi. Tutto nasce da un commento pubblicato sotto un post del Corriere della Sera, in cui D'Anna ha scritto: "C'è a chi piace cruda e a chi cotta, la moglie", riferendosi alla testimonianza pubblica di Valentina Pitzalis, sopravvissuta a un tentativo di femminicidio che l'ha lasciata gravemente ustionata e sfigurata. Una frase considerata da tutti brutale, gravemente offensiva e incompatibile con il ruolo pubblico ricoperto. Nonostante le critiche unanimi, D'Anna ha definito il commento "una battuta sarcastica", sostenendo di essere vittima di una "campagna denigratoria".
La solidarietà della Federazione dei biologi
Proprio nelle ore successive, il Comitato centrale della Fnob, insieme ad alcuni Ordini territoriali, ha diffuso una nota ufficiale prendendo le difese del presidente. Nel comunicato si definisce la vicenda "un fraintendimento" e si parla di "campagna di delegittimazione e denigrazione" ai danni di D'Anna. Secondo i firmatari, le parole del presidente – già noto in passato per frasi sessiste, per posizioni no vax e per comportamenti offensivi in Senato – non avrebbero ripercussioni sul ruolo istituzionale e sulle attività della categoria. Una linea che ha aperto ulteriori tensioni interne: la solidarietà non è infatti condivisa da tutti gli iscritti, molti dei quali chiedono che la Fnob si dissoci dalle dichiarazioni e dal metodo difensivo adottato.
Lo scontro con ENPAB: "Polemica fuori competenza"
Lo scontro si è poi allargato all'ENPAB, l'ente previdenziale dei biologi, che ha espresso per primo indignazione e distanza dalle parole di D'Anna. La risposta del presidente è stata durissima: ha accusato ENPAB di "interferenze indebite" e ha invitato la dirigenza, definita "in gran parte femminile", a "focalizzarsi sui problemi reali della categoria", invece che su una vicenda che, a suo dire, rientrerebbe nella "sfera privata". Un'affermazione che ha ulteriormente acceso il dibattito interno e alimentato le richieste di un cambio di vertice.
La raccolta firme: oltre 21.400 richieste di dimissioni
La mobilitazione pubblica è stata immediata: una petizione online per chiedere le dimissioni di D'Anna dalla presidenza dell'Ordine dei biologi ha superato le 21.400 firme, denunciando parole "inaccettabili", "lesive delle donne vittime di violenza" e "incompatibili con l'etica professionale". Nella petizione si ricorda che un presidente d'Ordine ha una responsabilità pubblica e simbolica, e che dichiarazioni simili minano la fiducia nell'istituzione che rappresenta.
L'interrogazione parlamentare: la richiesta di verificare il profilo deontologico
La senatrice del Movimento 5 Stelle Elisa Pirro ha poi presentato un'interrogazione al ministro della Salute, Orazio Schillaci, chiedendo:
- se le frasi di D'Anna costituiscano violazione del codice deontologico,
- quali iniziative intenda assumere il ministero,
- e se ritenga opportuno sollecitare le dimissioni del presidente.
Pirro ha parlato di caso "vergognoso" e ha sottolineato come la difesa di D'Anna, diffusa tramite i canali ufficiali della Fnob, abbia creato un "danno d'immagine" all'intera categoria.
Il nodo normativo: gli articoli 1 e 8 della legge istitutiva dei biologi
La vicenda riapre così un tema centrale: la compatibilità di tali comportamenti con la legge istitutiva della professione. L'articolo 1 e l'articolo 8 della legge 396/1967 stabilisce che l'attività del biologo deve essere svolta "secondo scienza, coscienza e perizia qualificata", mantenendo comportamenti coerenti con il decoro e l'etica della professione.
Diversi iscritti e commentatori ricordano che un presidente d'Ordine non è soltanto un tecnico, ma un rappresentante istituzionale chiamato a dare esempio di serietà, rispetto e affidabilità. Soprattutto quando si parla di violenza contro le donne.